angelo bottiroli - giornalista
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martedì 19 marzo 2013
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un buon thriller con due bravi attori
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Francamente non sappiamo spiegarci il motivo per cui questo “Dead Man Down - Il sapore della vendetta” del regista danese Niels Arden Oplev (Unforgettable e Uomini che odiano le donne del 2009) sia stato stroncato da numerosi critici cinematografici. Abbiamo visto il film e, a parte alcune scene un po’ macabre, non ci è apparso così scadente, anzi.
La trama è sicuramente interessante originale e il titolo “il sapore della vendetta” ha una duplice, se non triplice valenza con molti riferimenti.
Molto bravi i due protagonisti, Colin Farrell e Noomi Rapace, soprattutto lei alle prese con un personaggio di non facile interpretazione: una donna sfigurata in volto da un incidente stradale.
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Francamente non sappiamo spiegarci il motivo per cui questo “Dead Man Down - Il sapore della vendetta” del regista danese Niels Arden Oplev (Unforgettable e Uomini che odiano le donne del 2009) sia stato stroncato da numerosi critici cinematografici. Abbiamo visto il film e, a parte alcune scene un po’ macabre, non ci è apparso così scadente, anzi.
La trama è sicuramente interessante originale e il titolo “il sapore della vendetta” ha una duplice, se non triplice valenza con molti riferimenti.
Molto bravi i due protagonisti, Colin Farrell e Noomi Rapace, soprattutto lei alle prese con un personaggio di non facile interpretazione: una donna sfigurata in volto da un incidente stradale.
La trama è sottile e si snoda praticamente in un quartiere della città con poche digressioni.
Il regista lavora su diversi piani, ma soprattutto a livello interiore e come tutti i thriller che si rispettano, assume grande importanza la personalità molto introversa dei due protagonisti. Da non perdere la scena del primo incontro tra Colin Farrell e Noomi Rapace che da appuntamento pseudo galante si trasforma in…….. non ve lo diciamo per non togliervi il gusto di vederlo.
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renato volpone
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venerdì 15 marzo 2013
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il sapore della vendetta
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Il sapore della vendetta, prima dolce e poi amaro. La speranza di dimenticare, di perdonare, di venirne fuori. Ognuno con il suo torto più o meno grande ma doloroso, dentro. Victor ha visto uccidere prima la figlia e poi la moglie. Lui, vivo per miracolo, si trasforma e si intrufola nella banda degli assassini cominciando ad ucciderli uno ad uno. Béatrice, sfigurata da un incidente stradale, non può perdonare chi le ha causato il danno e ricatta Victor per farlo uccidere. Loro non lo sanno, ma lentamente nascerà e crescerà l'amore tra di loro, lento come le scene dei loro incontri pseudo-romantici. Meno male che c'è l'azione che scatena l'adrenalina e non lascia respiro.
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Il sapore della vendetta, prima dolce e poi amaro. La speranza di dimenticare, di perdonare, di venirne fuori. Ognuno con il suo torto più o meno grande ma doloroso, dentro. Victor ha visto uccidere prima la figlia e poi la moglie. Lui, vivo per miracolo, si trasforma e si intrufola nella banda degli assassini cominciando ad ucciderli uno ad uno. Béatrice, sfigurata da un incidente stradale, non può perdonare chi le ha causato il danno e ricatta Victor per farlo uccidere. Loro non lo sanno, ma lentamente nascerà e crescerà l'amore tra di loro, lento come le scene dei loro incontri pseudo-romantici. Meno male che c'è l'azione che scatena l'adrenalina e non lascia respiro. Omicidi, assalti e torture il tutto con una certa originalità pur essendo un classico action-movie. Il regista ci pone il dilemma se sia giusta la vendetta o meno e ci consente di avere dei momenti in cui lo è meno, anche se spietatamente raggiunge il suo culmine. È anche una storia di amicizia, il tutto ben congegnato in un racconto che ci offre numerosi colpi di scena. Una fotografia nitida e musiche incalzanti fanno, infine, una bella confezione di questo film.
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donni romani
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giovedì 28 marzo 2013
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originale l'idea, didascalica l'esecuzione
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Thriller originale nell'impostazione di fondo ma piuttosto didascalico nell'esecuzione, specie nelle scene d'azione e nella resa dei conti finale, fardello inutile in un contesto che, forte di una sotto trama psicologica, avrebbe potuto fare a meno di spargimenti di sangue e torture. Victor, nome di copertura dell'ingegnere ungherese Laszlo, si è infiltrato nella banda di malviventi che gestisce gli affitti in una zona popolare di New York per vendicare la morte della moglie e della figlia uccise dai sicari del capo Alphonse e sta lentamente eliminando uno ad uno i membri della gang.
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Thriller originale nell'impostazione di fondo ma piuttosto didascalico nell'esecuzione, specie nelle scene d'azione e nella resa dei conti finale, fardello inutile in un contesto che, forte di una sotto trama psicologica, avrebbe potuto fare a meno di spargimenti di sangue e torture. Victor, nome di copertura dell'ingegnere ungherese Laszlo, si è infiltrato nella banda di malviventi che gestisce gli affitti in una zona popolare di New York per vendicare la morte della moglie e della figlia uccise dai sicari del capo Alphonse e sta lentamente eliminando uno ad uno i membri della gang. La sua vicina di casa Béatrice è stata investita, ha delle brutte cicatrici sul viso e porta un sordo rancore per il suo investitore che ha subito al processo una lievissima condanna. Dopo aver assistito per caso ad uno degli omicidi di Victor, Béatrice si mette in contatto con lui proponendogli un patto, o forse un ricatto: rinuncerà a denunciare ciò che ha visto se Victor ucciderà per lei l'uomo che l'ha deturpata. L'approccio fra due è inevitabilmente brusco, guardingo, senza orpelli dialettici o sociali, due anime dolenti, solitarie, affamate di vendetta e di giustizia. Ma col passare dei giorni i rapporti inevitabilmente cambiano, cambiando anche i desideri e le aspettative di Béatrice e di Victor che iniziano a vedere altro oltre il proprio passato, primo inevitabile passo per ritrovare se stessi e la pietas persa dentro le lacrime di un passato impossibile da dimenticare. E' sicuramente la parte migliore del film , quella lenta presa di coscienza che la vendetta potrebbe non essere la strada per uscire dal tunnel della disperazione, anche se poi si compirà ugualmente, perchè la componente d'azione del film deve essere appagata e così l'ultimo quarto d'ora si trasforma in un Ok Corrall metropolitano decisamente ridondante. Peccato, perchè certi passaggi più intimistici potevano essere sfruttati per far sterzare il film in qualcosa di più maturo e corposo, e per scivolare lentamente fuori dal pantano del giustiziere armato fino ai denti. Colin Farrell e Naomi Rapace sono perfettamente credibili e tutto sommato contenuti nella recitazione quanto basta a far intuire il vero profondo dolore che non è mai esibito o plateale, decisamente sprecata Isabelle Huppert nel ruolo della madre quasi sorda di Béatrice, ruolo sacrificato e che avrebbe potuto essere motore di dinamiche familiari più complesse e intriganti. Ma sarebbe stato un altro film, questo è un ibrido incerto se compiacere la platea che segue volentieri i film d'azione o se soddisfare i palati più sofisticati alla ricerca di motivazioni psicologiche, rapporti interpersonali complessi e trame raffinate, finendo forse per accontentare un po' tutti, e allo stesso tempo scontentare un po' tutti.
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onufrio
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mercoledì 31 agosto 2016
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il sapore (americano) della vendetta
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Dopo il successo del film europeo "Uomini che odiano le donne", il regista Oplev sbarca ad Hollywood nel cinema che conta, o almeno così dicono, fatto sta che il regista europeo mette in atto ancora una volta il tema della vendetta affindandosi come personaggio femminile alla fidata Noomi Rapace e come attore protagonista a Colin Farrell, adeguandosi ai classici cliché dei thriller americani perdendo quella freddezza scandinava. Il risultato è un prodotto cinematografico che si allinea agli standard di oggi, senza alti nè bassi e con qualche pecca sulla sceneggiatura a tratti approssimativa e poco addentrata.
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andrej
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giovedì 13 aprile 2017
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improbabile ma intenso e coinvolgente
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Complessivamente un buon thriller: emozionante, intenso, coinvolgente, ben diretto, ben girato e ben recitato. Buono anche l'approfondimento psicologico dei personaggi. E' un vero peccato che la vicenda, almeno cosi' come ci viene presentata, non sia per nulla credibile, avendo per protagonista un ex ingegnere con capacita' da fare invidia a un istruttore della Delta Force (sarebbe bastato dare al protagonista un diverso tipo di esperienza professionale, per esempio facendo di lui un ex veterano o un sicario di professione, per cambiare nettamente in meglio le cose). Tuttavia la bravura e il carisma dei due attori protagonisti (Farrell e la Rapace), la loro recitazione misurata e intensa e la loro capacita' di trarci dalla propria parte e farci appassionare alla loro storia riesce quasi a farcelo dimenticare per tutta la durata del film.
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Complessivamente un buon thriller: emozionante, intenso, coinvolgente, ben diretto, ben girato e ben recitato. Buono anche l'approfondimento psicologico dei personaggi. E' un vero peccato che la vicenda, almeno cosi' come ci viene presentata, non sia per nulla credibile, avendo per protagonista un ex ingegnere con capacita' da fare invidia a un istruttore della Delta Force (sarebbe bastato dare al protagonista un diverso tipo di esperienza professionale, per esempio facendo di lui un ex veterano o un sicario di professione, per cambiare nettamente in meglio le cose). Tuttavia la bravura e il carisma dei due attori protagonisti (Farrell e la Rapace), la loro recitazione misurata e intensa e la loro capacita' di trarci dalla propria parte e farci appassionare alla loro storia riesce quasi a farcelo dimenticare per tutta la durata del film. Considerata la scarsa verosimiglianza della trama, piu’ che un thriller lo definirei una moderna favola noir, ad argomento drammatico-romantico e a lieto fine.
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sev7en
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mercoledì 9 aprile 2014
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una vendetta che dovrebbe partire dal pubblico...
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Il braccio destro di Alphonse, capomafia statunitense, cerca vendetta per la sua famiglia, trucidata dal suo boss ma durante la sua mission incontra Beatrice, femme fatale, che dapprima lo seduce per poi ricattarlo in cerca della sua liberazione.
Il regista svedese Niels Arden Oplev, dopo aver conquistato critica e pubblico mondiale con Uomini che odiano le donne, stacca il biglietto per il Paese dell’”Yes, we can”, proponendo un thriller a metà strada tra Revenge e Drive con l’obiettivo di ammiccare tanto ai cavalieri solitari in cerca di vendetta quanto alle anime smarrite in cerca di pace.
Il tentativo, nonostante, o forse, un cast tutto sommato di spessore, con Colin Farrell nella parte di Victor, soldato d’elité ungherese novello Punisher di turno, e di una irriconoscibile Naomi Rapace, nelle peccaminose vesta di Beatrice (accento alla francese…), seduttrice e tentatrice, in quella dell’Eva del giardino dell’Eden, non porta a nulla di buono, confezionando un prodotto che si lascia guardare da inizio a fine ma che al pari di una scia di fumo, si dissolve rapidamente.
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Il braccio destro di Alphonse, capomafia statunitense, cerca vendetta per la sua famiglia, trucidata dal suo boss ma durante la sua mission incontra Beatrice, femme fatale, che dapprima lo seduce per poi ricattarlo in cerca della sua liberazione.
Il regista svedese Niels Arden Oplev, dopo aver conquistato critica e pubblico mondiale con Uomini che odiano le donne, stacca il biglietto per il Paese dell’”Yes, we can”, proponendo un thriller a metà strada tra Revenge e Drive con l’obiettivo di ammiccare tanto ai cavalieri solitari in cerca di vendetta quanto alle anime smarrite in cerca di pace.
Il tentativo, nonostante, o forse, un cast tutto sommato di spessore, con Colin Farrell nella parte di Victor, soldato d’elité ungherese novello Punisher di turno, e di una irriconoscibile Naomi Rapace, nelle peccaminose vesta di Beatrice (accento alla francese…), seduttrice e tentatrice, in quella dell’Eva del giardino dell’Eden, non porta a nulla di buono, confezionando un prodotto che si lascia guardare da inizio a fine ma che al pari di una scia di fumo, si dissolve rapidamente.
I punti deboli della pellicola sono molteplici e investono ogni aspetto della produzione poiché regista e sceneggiatore cercando di introdurre, forzatamente, spiragli di luce laddove invece vendetta ed odio dovrebbero farla da patrona, hanno minato tanto la credibilità di un uomo e di una donna, tenuti in vita solo dalla loro missione, quanto la possibilità che al di là della morte vi possa effettivamente essere una giustificazione, semplicemente, andando a “farla patta”: occhio per occhio, dente per dente.
Un mosaico, la foto che, puzzle su puzzle, il killer fa comporre ad Alphonse mentre uno ad uno i suoi uomini cadono come foglie d’autunno, è l’emblema di quella messa in scena che la vita ogni giorno ci propone, con quegli alti e bassi che aggiungono e tolgono nel microcosmo e finiscono, in una visione macroscopica, nell’essere, “irrilevant”. Qui la regia avrebbe dovuto infilzare la lama, sciogliere quel burro così friabile e pur consistente tra la narrazione e la semplice riproposizione, andando a sondare lo stato d’animo e la psicologia di chi, lacerato interiormente, è tenuto in vita da una macchina alimentata da solo odio, e si arroga il diritto di un Dio sulla terra, in grado di definire data e ora per il passaggio a, si spera, peggior vita. Ciò che invece traspare è semplicemente un piano da mettere in pratica tra una sparatoria e l’altra, con una Naomi che di “rapace” conserva giusto il cognome e che anziché proporsi come complementare alla visione di Victor, va ad aggiungersi in una somma distruttiva, una voce sopra l’altra, determinando una babele indecifrabile.
Il vero cattivo di turno, il boss mafioso, appare, paradossalmente, come la vittima sacrificale di questo macabro banchetto, suscitando tanto simpatia per l’imbarazzo con cui, inerme, si trova dinanzi all’uomo senza nome, quanto per l’inettitudine di una gang che, neanche ci fossero berretti verdi in campo, qualche colpo a segno almeno avrebbe dovuto assestarlo…
Il risultato è quindi un film che ripropone ricette già viste, con ingredienti da banco frigo che pur riscaldati a temperature da altoforno non toccano né cuore né ragione, portando invece a rispolverare vecchi titoli come il già citato Revenge.
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felicity
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martedì 22 gennaio 2019
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interpreti sprecati, sceneggiatura zoppicante
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Film dallo svolgimento molto canonico e molto prevedibile che non riesce mai a risultare interessante.
Poca suspense per lasciarci sulla corda, poco sangue per un film action-fracassone-testosteronico e davvero troppa poca introspezione per un melodramma dal lieto fine.
I presupposti interessanti c'erano, ma non sono supportati da uno script sufficientemente intrigante, la storia perde progressivamente colpi e originalità.
Ogni tanto il film prova a riprendersi con dei momenti più riusciti, ma presto torna a inciampare in snodi narrativi piuttosto banali.
Una occasione persa.
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filippo catani
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sabato 15 marzo 2014
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un film che cala alla distanza
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Le strade di un malavitoso e della dirimpettaia si incrociano pericolosamente quando lei chiede a lui di uccidere colui che l'ha sfigurata in un incidente stradale. L'uomo però contemporaneamente è impegnato in una sua personalissima missione.
Dunque partiamo già con il dire che il film si inserisce all'interno di un filone che pare ormai essere stato spremuto a dovere e cioè la classica vendetta familiare. Il fatto è che almeno inizialmente la trama si dipana in maniera interessante e coinvolge lo spettatore in un intrico niente male. Il tutto è impreziosito dalla storia parallela della vicina di casa anch'essa assetata di vendetta.
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Le strade di un malavitoso e della dirimpettaia si incrociano pericolosamente quando lei chiede a lui di uccidere colui che l'ha sfigurata in un incidente stradale. L'uomo però contemporaneamente è impegnato in una sua personalissima missione.
Dunque partiamo già con il dire che il film si inserisce all'interno di un filone che pare ormai essere stato spremuto a dovere e cioè la classica vendetta familiare. Il fatto è che almeno inizialmente la trama si dipana in maniera interessante e coinvolge lo spettatore in un intrico niente male. Il tutto è impreziosito dalla storia parallela della vicina di casa anch'essa assetata di vendetta. Il problema è che alla lunga il film si sgonfia e la trama diventa abbastanza prevedibile per chiunque abbia visto anche solo un paio di film del genere. Il finale poi degenera decisamente in una sequenza senza arte nè parte giusto per usare un eufemismo. Peccato perchè a rimetterci sono poi i due protagonisti principali; e se Farrell potrebbe ancora salvarsi così non è per la Rapace decisamente fuori ruolo e con una prestazione al di sotto della media. A onor del vero va detto che prendere due attrici come Rapace e Huppert per farle fare i due ruoli che interpretano è decisamente uno spreco di talento.
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vzx83
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sabato 3 agosto 2013
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poteva fare di più, ma non si impegnò....
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Possiamo scegliere, qui nei commenti, se dare 1,2,3,4,5 stelle. Avrei dato 2,5 stelle potendo. è un film a metà questo, un film a metà da poter diventare un classico dove l'altra metà è l'ennesima dimostrazione che il pubblico medio americano non sa che farsene di un prodotto europeo, con le sue pause, i suoi momenti lunghi e silenzioni, altrimenti per lui, diventa un film d'essay; e si sa' un film d'essay non vende biglietti, Il film aveva i requisiti giusti, la storia di una vendetta, due storie di vendetta. Una storia di un disadattato, due storie di disadattati. I due protagonisti Farrell/Victor, e Rapace/Beatrice sono in cerca di una vendetta, personalissima, dolorosissima.
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Possiamo scegliere, qui nei commenti, se dare 1,2,3,4,5 stelle. Avrei dato 2,5 stelle potendo. è un film a metà questo, un film a metà da poter diventare un classico dove l'altra metà è l'ennesima dimostrazione che il pubblico medio americano non sa che farsene di un prodotto europeo, con le sue pause, i suoi momenti lunghi e silenzioni, altrimenti per lui, diventa un film d'essay; e si sa' un film d'essay non vende biglietti, Il film aveva i requisiti giusti, la storia di una vendetta, due storie di vendetta. Una storia di un disadattato, due storie di disadattati. I due protagonisti Farrell/Victor, e Rapace/Beatrice sono in cerca di una vendetta, personalissima, dolorosissima. Il primo ha perso la sua famiglia e vuole la morte di tutti i responsabili, la seconda ha perso la sua anima, insieme con il suo volto, a causa di un ubriaco al volante. La storia di vendetta e di solitudine in cui sono aviluppati i due personaggi si colora con un sentimento che sembra sbocciare tra i due. Ma non è un film di emozioni di recupero dell'indentità dei due protagonisti, è un film di vendetta e i due personaggi non sembrano lasciarsi andare. I colori di una grigia Philadelphia sono il perfetto sfondo per il dramma di Victor e Beatrice. Il film ha due caratteri di peso e le interpretazioni di Noomi Rapace e Colin Farrell sono ottime, il regista riesce a dare un taglio personale ad una città americana. Quello che crea disappunto nel film e che lo rende al finale scontato è la scelta (forse imposta?) di far diventare il tormentatato e calcolatore Victor un novello Bruce Willis da Die Hard. E le sparatoie, e il fuoco e le auto volanti e l'eroe solitario deturpano il risultato finale.
FILM: 6/10
ATTORI: 7,5/10
REGIA: 6.5/10
Perchè VEDERE QUESTO FILM: Noomi Rapace.
Perche NON VEDERE QUESTO FILM: sparatoie inutile e novelli Bruce Willis.
QUANDO VEDERE QUESTO FILM: Serata fiacca non troppo impegnata.
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mickey97
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giovedì 21 marzo 2013
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una vendetta insapore che lascia l'amaro in bocca
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Quanto è dolce il sapore della vendetta. Questa rappresenta per chi affllitto dal dolore, dalla rabbia e da tutti gli altri sentimenti negativi che ne derivano, l'unica soluzione per nuocere le persone che hanno fatto a loro del male. La vendetta a volte si esprime con l'omicidio, oppure con la rovina di un singolo individuo o di un'intera società come ce lo rende esplicito il film Giustizia privata, in cui un singolo uomo è stato capace di mettere in ginocchio l'intera America, che ha subito appunto questa umiliazione per via di una giustizia ingiusta, capace di patteggiare con gli assasini. La storia di quest'uomo è identica a quella di Victor, entrambi hanno sofferto per la perdita della propria famiglia, ma mentre il primo accecato dalla rabbia, elimina le persone legate al sistema giudiziario, il secondo invece diviene parte della banda criminale del boss Alphonse Hoyt per uccidere a uno a uno i membri che la compongono, pochè responsabili della morte della sua unica ragione di vita, ossia la famiglia.
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Quanto è dolce il sapore della vendetta. Questa rappresenta per chi affllitto dal dolore, dalla rabbia e da tutti gli altri sentimenti negativi che ne derivano, l'unica soluzione per nuocere le persone che hanno fatto a loro del male. La vendetta a volte si esprime con l'omicidio, oppure con la rovina di un singolo individuo o di un'intera società come ce lo rende esplicito il film Giustizia privata, in cui un singolo uomo è stato capace di mettere in ginocchio l'intera America, che ha subito appunto questa umiliazione per via di una giustizia ingiusta, capace di patteggiare con gli assasini. La storia di quest'uomo è identica a quella di Victor, entrambi hanno sofferto per la perdita della propria famiglia, ma mentre il primo accecato dalla rabbia, elimina le persone legate al sistema giudiziario, il secondo invece diviene parte della banda criminale del boss Alphonse Hoyt per uccidere a uno a uno i membri che la compongono, pochè responsabili della morte della sua unica ragione di vita, ossia la famiglia.
Personalmente ho trovato questa vendetta insapore, che lascia l'amaro in bocca, un amaro che impregna un film, per giunta tradito da una pessima esecuzione dovuta a una trama che senza lineamenti ben precisi si articola improduttivamente e con molta grossolanità in un contesto importante, peccando così gravemente a livello comunicativo, una pecca dovuta anche ad un monoespressivo e statico Colin Farrell che con la sua scadente interpretazione accresce l'indifferenza dello spettatore, invece a Noomi Rapace, le si deve attribuire una nota di merito perchè è riuscita a intercalarsi in una parte difficile,ma, purtroppo, la coppia stona, risultando inadeguata e poco credibile.
Il finale, invece di risollevare il film, peggiora le cose, facendo definitivamente cadere in un vortice oblìoso questa pellicola, che perisce, secondo un repentino consumo, sino alla scena conclusiva che appunto ti lascia una sensaione fortemente amara e affatto dolce. In questo film, si perde totalmente il concetto di vendetta, un concetto calpestato da una banalità disarmante e da una superficialità insopportabile da vedere, questo concetto diciamo che per gran parte del film è pressochè assente, senza approfondimenti e viene liberato in un finale molto presuntuoso che delude amaramente. Mi spiace, ma questa non è vendetta.
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[+] bella recensione (mickey97)
(di jg127)
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