American Hustle - L'apparenza inganna |
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Un film di David O. Russell.
Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence.
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Titolo originale American Hustle.
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2013.
- Eagle Pictures
uscita mercoledì 1 gennaio 2014.
MYMONETRO
American Hustle - L'apparenza inganna
valutazione media:
3,56
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Truffatori, uomini ambiziosi e doppiogiochismi.di ShiningEyesFeedback: 16074 | altri commenti e recensioni di ShiningEyes |
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venerdì 3 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Si attendeva con ansia il nuovo film di David O’Russell, in un periodo molto fervido di progetti per il regista dopo il buon “The Fighter” e l’acclamato ”Silver Linings Playbook”. “American Hustle” è un leggero passo avanti in confronto agli ultimi lavori grazie ad una sceneggiatura complessa e brillante e alla totale conferma che il detto “squadra che vince non si cambia” si adatta benissimo a O’Russel, che porta con sé quasi l’intero cast dei suoi ultimi film, rafforzando il legame con essi e sapendone tirare fuori le consuete prove eccezionali da parte loro. La bravura del cast e la solidità della storia creano un’ottima fusione che riesce a dare al film una freschezza d’altri tempi che riesce a tenere alto l’interesse dello spettatore, sennonché, ci sia qualche questione da chiarire meglio nella comunque ottima sceneggiatura. La storia trae ispirazione da un’operazione congiunta del FBI e di alcuni truffatori professionisti per smascherare dei politici che intascavano bustarelle. Nel film, liberamente scritto e che non prende per filo e per segno i fatti accaduti, c’è la coppia truffaldina impersonata dal duo Irving (Christian Bale)& Sidney (Amy Adams) che imbroglia malcapitati a colpi d’opere d’arte false vendute e con fondi finanziari inesistenti, fino all’arrivo di un ambizioso agente del FBI (Bradley Cooper) che li vuole usare per creare una maxi-truffa che coinvolga alcuni politici e nel quale sarà usato come esca l’onesto sindaco di Camden (Jeremy Renner). Le cose sembrano andare bene, ma si dovranno fare i conti con l’interessamento della mafia nell’affare/truffa e la mina vagante Rosalyn (Jennifer Lawrence), stupida moglie di Irving. Con un cast di così tanta qualità è scontato aspettarci grosse cose da questo film, e non dico che le aspettative sono deluse: O’Russell dirige a menadito questo cast, ormai conosce gli attori che interpretano le loro parti meglio di quanto si conoscano loro stessi, e pertanto, può permettersi di scavare le loro più profonde emozioni in modo da farli diventare gli effettivi personaggi della storia, che non sono solo truffatori e uomini ambiziosi, ma sono soprattutto delle persone normali, con le fragilità e problemi che si portano le persone normali, sono esattamente come noi che li guardiamo ed è difficile che noi stessi non ci sentiamo emotivamente coinvolti come loro; c’è da aggiungere che la regia di O’Russel (che omaggia Scorsese e un poco Tarantino) è supportata da una fotografia che riprende in maniera efficiente il periodo fine anni 70, ed è supportata da un montaggio da nomination all’Oscar. Nel cast, da come si è già detto, tutti si mettono in luce, ma se si dovrebbe scegliere il migliore di loro la scelta ricadrebbe in Christian Bale, che ha forse la fortuna di rivestire i panni del personaggio più difficile e simpatico del lotto; tanto di cappello, comunque, alle ragazze: Amy Adams è splendida nella sua Sidney abile e manipolatrice quanto malinconica e insicura; Jennifer Lawrence, che avrebbe meritato più spazio, s’impegna pure di più della sua collega, interpretando una donna triste e dal cervello di gallina, ma che è un uragano che cambia le carte in tavola dell’operazione, un’interpretazione che potrebbe dargli il secondo Oscar di fila; aggiungo i meriti per un ottimo Bradley Cooper, che sembrerebbe davvero tirare fuori il meglio di sé con O’Russell. L’unica cosa che mi permetto criticare in questo bel film è una prima parte non troppo esplicativa su quello che fanno di preciso i due imbroglioni e che è forse un po’ troppo piatta, per fortuna che l’intreccio poi si snoda bene, ma comunque aspetterei di vedere la versione originale per notare se ci sono o no falle nella sceneggiatura, cosa anche probabile, poiché O’Russell ha dichiarato più volte che preferisce soffermarsi più sui personaggi più che sulla storia, e il ritratto psicologico strepitoso che lo delinea ne è l’emblema. Insomma, “American Hustle” è un quasi capolavoro, che è però segnale di un cinema d’autore che si sta facendo largo in mezzo ai vari film digitali senz’anima e che fa recuperare il gusto di vedere film ben scritti con interpretazioni degne di nota, e non è poco; si spera di vederne di più pellicole come queste.
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