The Words |
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Un film di Brian Klugman, Lee Sternthal.
Con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde, Zoe Saldana.
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Titolo originale The Words.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 97 min.
- USA 2012.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 21 settembre 2012.
MYMONETRO
The Words
valutazione media:
2,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La firma falsa.di ultimoboyscoutFeedback: 89748 | altri commenti e recensioni di ultimoboyscout |
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venerdì 27 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film è l'opera prima di Brian Klugman e Lee Sternthal, co-autori del soggetto di "Tron: legacy" e racconta dello scrittore di successo Clay Hammond, che legge ad una platea colma alcuni passaggi del suo ultimo romanzo, la storia dello scrittore Rory Jansen, autore scarsamente talentuoso, che nelle sue ambizioni letterarie ha solo il sostegno della moglie. Rory, in una valigetta con doppiofondo, trova un manoscritto che lui copia parola per parola spacciando poi l'opera per sua. La costruzione è un po' a scatole cinesi, un libro (plagiato) nel libro all'interno di un altro libro, si distinguono tutti gli attori che recitano in maniera molto convincente ma è il film a non emozionare, risultando un ibrido che non sa che strada prendere, se quella del sentimento o quella del piacere intellettuale, finendo per non batterne nessuna delle due. L'idea di incentrare una pellicola sulle parole può essere molto accattivante, ma il film non riesce ad indagare come dovrebbe sul peso delle parole stesse ne, men che meno, sul peso delle scelte di ognuno. Ne esce un'opera romantica e anacronistica, un indie dedicato alla scrittura che purtroppo vuole convincere lo spettatore che solo dalla sofferenza si possa produrre arte, arte di quella vera. Convinzione del tutto sbagliata. Film che riesce a legare realtà e fantasia, ma lo fa in maniera confusionaria e con troppe sottotrame con la storia di Faust che fa nuovamente capolino, ovvero il successo si paga con l'anima. E' un thriller mancato ma anche un giallo mancato che preferisce l'introspezione (superficiale) al resto, che ci dice che non serve seppellirsi di sensi di colpa salvo poi ricredersi all'ultima scena. Un solo dubbio rimane: la vita di Clay è quella di Rory?
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