evilnightmare 90
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sabato 12 maggio 2012
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the hunger games
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Panem, 74esima edizione degli "Hunger Games", come ogni anno vengono selezionati 24 adolescenti fra i 12 e i 18 anni per essere offerti come tributo. Katniss per salvare sua sorella, selezionata come tributo, si offre volontaria per partecipare ai giochi.
Breve incipit per uno dei migliori film degli ultimi tempi. Con un'ambientazione semi Orwelliana e con un cast di soli giovani, (già per questo motivo il film merita 4 stelle, quanto vale vedere tante facce nuove rispetto le solite ormai diventate stantie), il film è molto veloce, sia nella regia (Immagini brevi e coincise), sia nella narrativa. Condito da buona azione, tematiche coinvolgenti e un pizzico di umorismo, la pellicola è veramente piacevole.
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Panem, 74esima edizione degli "Hunger Games", come ogni anno vengono selezionati 24 adolescenti fra i 12 e i 18 anni per essere offerti come tributo. Katniss per salvare sua sorella, selezionata come tributo, si offre volontaria per partecipare ai giochi.
Breve incipit per uno dei migliori film degli ultimi tempi. Con un'ambientazione semi Orwelliana e con un cast di soli giovani, (già per questo motivo il film merita 4 stelle, quanto vale vedere tante facce nuove rispetto le solite ormai diventate stantie), il film è molto veloce, sia nella regia (Immagini brevi e coincise), sia nella narrativa. Condito da buona azione, tematiche coinvolgenti e un pizzico di umorismo, la pellicola è veramente piacevole. L'unica pecca è, in alcuni casi, lo scaro approfondimento psicologico dei "Tributi", compensato però con quello abbondante effettuato su Katniss. Buona interpretazione per Jennifer Lawrence cmq sorretta dalle figure degli altri personaggi, (molto inquietante l'interpretazione di Isabelle Fuhrman, dopo Orphan conferma di avere realmente qualche rotella fuori posto). Cmq film che sa scavare nel profondo e che lascia il segno, come sempre c'è chi lo apprezza e chi no... Consigliato cmq a tutti, gusto soggettivo a parte...
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(di nurmenel)
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(di evilnightmare 90)
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clacson
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mercoledì 2 maggio 2012
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il film all'altezza del libro
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Chi già aveva letto il libro "Hunger Games" di Susanne Collins non rimarrà deluso dalla sua trasposizione cinematografica.
Scorrevole, la trama del film si attiene fedelmente alla versione cartacea ma fornendo anche punti di vista differenti e originali.
Buona la caraterizzazione psicologica dei personaggi, soprattutto della protagonista.
Le scene in rapido movimento, come a rappresentare quello che vede il personaggio stesso, appaiono inizialmente difficili da seguire ma con il proseguire del film danno un effetto anche più espressivo, azzeccato per il tema trattato.
Interessante il rapporto di Katniss con la madre.
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Chi già aveva letto il libro "Hunger Games" di Susanne Collins non rimarrà deluso dalla sua trasposizione cinematografica.
Scorrevole, la trama del film si attiene fedelmente alla versione cartacea ma fornendo anche punti di vista differenti e originali.
Buona la caraterizzazione psicologica dei personaggi, soprattutto della protagonista.
Le scene in rapido movimento, come a rappresentare quello che vede il personaggio stesso, appaiono inizialmente difficili da seguire ma con il proseguire del film danno un effetto anche più espressivo, azzeccato per il tema trattato.
Interessante il rapporto di Katniss con la madre. Chi ha già visto Winter's Bone (Film con Jennifer Lawrence, 2010) ne noterà un'interessante analogia.
Adatto sia ad un target adolescente che adulto.
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(di mosi san)
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misssatine
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martedì 1 maggio 2012
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hungers games un film da 4*
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Può sembrare un film ideato per un pubblico più giovane,in realtà e un prodotto adatto ad ogni fascia d'età anche se alcune scene sono particolarmente crude e potrebbero colpire la sensibilità di un pubblico giovane. Molti gli spunti di riflessione, e tra le righe si evince una morale che da spunto a riflessioni sul piano etico, e la dice lunga sul filo sociopolitico.. Ambientato in un epoca indecifrabile ma ovviamete in un era tecnologicamente avanzata.
Hunger Games parte con delle inquadrature “sporche”,confuse, serrate..scene di povertà di natura selvaggia, dove la sopravvivenza mette a dura prova la vita di un distretto povero e disagiato, per poi arrivare ad un'escalations di colori e parodie del new mondo tecnologico.
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Può sembrare un film ideato per un pubblico più giovane,in realtà e un prodotto adatto ad ogni fascia d'età anche se alcune scene sono particolarmente crude e potrebbero colpire la sensibilità di un pubblico giovane. Molti gli spunti di riflessione, e tra le righe si evince una morale che da spunto a riflessioni sul piano etico, e la dice lunga sul filo sociopolitico.. Ambientato in un epoca indecifrabile ma ovviamete in un era tecnologicamente avanzata.
Hunger Games parte con delle inquadrature “sporche”,confuse, serrate..scene di povertà di natura selvaggia, dove la sopravvivenza mette a dura prova la vita di un distretto povero e disagiato, per poi arrivare ad un'escalations di colori e parodie del new mondo tecnologico. I protagonisti sono stati all'altezza dei loro ruoli ed hanno saputo trasmettere l'essenza del film.. una popolazione ex ribelle punita per delle scelte passate in cui hanno tentato di ribellarsi al sistema, provocando un periodo di lotte interne, puniti poi dal sistema che ha ripreso il controllo della situazione, e per imporre il proprio potere ha stabilito le regole di un duro gioco in cui i 12 " distretti inquisiti" ogni hanno da 74 anni sacrificano una coppia di giovani ragazzi (un ragazzo e una ragazza per distretto scelti dalla casualità di un'estrazione a sorte) chiamati giovani eroi. Trasportati in un mondo totalmente differente dal contesto in cui vivono. Divenuti dei veri e propri Eroi vengono immersi in un mondo patinato e lussuoso ma costretti ad un allenamento duro, spietato serrato,per poi essere sbattuti in un'arena virtuale dove la sopravvivenza sarà l'unico vero obbiettivo.Solo un giovane sarà il vincitore! Costretti ad assassinarsi a vicenda e a sacrificare ogni scrupolo morale.
Il numeroso pubblico si diverte ed assiste al crudele reality, alla ricerca dell'eroe di turno che per diventare tale dovrà sottrarsi alla morte usando ogni mezzo che ha a disposizione, accattivandosi l'approvazione dei così detti "sponsor" che offrono sorti di bonus come nei veri games. Non mancano colpi di scena, e momenti di commozione, come non mancano messaggi sociopolitici, moralmente discutibili.
Un film che ti lascia con il fiato sospeso per tutta la durata, mai noioso e quasi mai banale.
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(di ababai)
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lucblaks
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mercoledì 2 maggio 2012
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"may the odds be ever in your favor"
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Offertasi volantaria al posto della sorella per partecipare agli Hunger Games, giochi di violenza e crudeltà, Katniss Everdeen si ritroverà a combattere per la prorpia vita impegnandosi a rimanere se stessa e di non dare soddisfazione all'assurdo regime che da anni tiene Panem ( un'america alternativa divisa in dodici distretti) in reclusione.
Visto che gia sono sorte polemiche riguardanti questa cruda e meravigliosa pellicola, prima di iniziare vorrei pregare in ginocchio tutti coloro che non hanno visto il film di non giudicarlo o almeno di non ritenerlo il nuovo Twilight.
Perchè? Per il semplice motivo che Hunger Games è molto più che un fenomeno teen di serie B.
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Offertasi volantaria al posto della sorella per partecipare agli Hunger Games, giochi di violenza e crudeltà, Katniss Everdeen si ritroverà a combattere per la prorpia vita impegnandosi a rimanere se stessa e di non dare soddisfazione all'assurdo regime che da anni tiene Panem ( un'america alternativa divisa in dodici distretti) in reclusione.
Visto che gia sono sorte polemiche riguardanti questa cruda e meravigliosa pellicola, prima di iniziare vorrei pregare in ginocchio tutti coloro che non hanno visto il film di non giudicarlo o almeno di non ritenerlo il nuovo Twilight.
Perchè? Per il semplice motivo che Hunger Games è molto più che un fenomeno teen di serie B. Hunger Games è una vera e prorpia lezione di vita che ci fa capire a che punto l'uomo abbia alimentato la violenza con la sua arroganza.
Sotto forma di fantasy vero e prorpio, Hunger Games denuncia fatti terribilmente reali che mai nessuno era riuscito a trattare fino a questo punto ( neanche Battle Royale, al quale Hunger Games è stato associato più volte).
La pellicola di Gary Ross ha principalmente tre punti a suo favore. Il primo è senza dubbio la magnifica sceneggiatura nata dalla stessa scrittrice dei romanzi Suzanne Collins.
Il secondo è la curiosità che il publico prova nei confronti di questa pellicola data la sua intrigante trama originale e mai banale .
Il terzo è il cast. Sfido chiunque a dire che non è stato psicologicamnte colpito dall'interpretazione di Jennifer Lawrence che regala al publico una Katniss ( fedelissima al libro) fragile ma allo stesso tempo agguerrita e desiderosa di tornare vittoriosa per la sorella. Negli Stati Uniti Hunger Games è gia stato definito il film dell'anno con ben 373 milioni di dollari al botteghino ( superando come presenze persino l'ultimo capitolo di Harry Potter) qui in Italia ovviamente non può che passare inosservato contro i quattro supereroi di turno e questo credetemi è un vero peccato.
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cannedcat
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mercoledì 2 maggio 2012
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ma il pubblico guarda!
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The Hunger Games, i giochi della fame, fa venire in mente la battuta di Roberto D'Agostino sui partecipanti all'Isola dei Famosi: "l'isola dei morti di fama" .
Battuta feroce a denotare però la ferocia di un pubblico della TV (e di internet) che si diverte a vedere (e a commentare via Twitter e FB) le disavventure di questi poveracci che si battono in giochi idioti per una tazza di riso in più, mostrando ogni giorno le loro patetiche nudità, patetici come quegli altri poveri cristi che venivano fatti a pezzi nelle arene che i romani avevano costruito in ogni parte dell'impero per alimentare la ferocia di un popolo che grazie alla sua enorme ferocia aveva costruito un impero senza pari.
The hunger games non è un film sul futuro.
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The Hunger Games, i giochi della fame, fa venire in mente la battuta di Roberto D'Agostino sui partecipanti all'Isola dei Famosi: "l'isola dei morti di fama" .
Battuta feroce a denotare però la ferocia di un pubblico della TV (e di internet) che si diverte a vedere (e a commentare via Twitter e FB) le disavventure di questi poveracci che si battono in giochi idioti per una tazza di riso in più, mostrando ogni giorno le loro patetiche nudità, patetici come quegli altri poveri cristi che venivano fatti a pezzi nelle arene che i romani avevano costruito in ogni parte dell'impero per alimentare la ferocia di un popolo che grazie alla sua enorme ferocia aveva costruito un impero senza pari.
The hunger games non è un film sul futuro.
E' un film sulla TV.
E' un film sulla pubblicità.
La TV che mostra c'è già oggi: è il GF, è la Fattoria, è Amici, è l'Isola dei morti di fama, etc. etc. etc.
Certo, non muore ancora nessuno...per il momento.
Ma prima o poi... gli sponsor forse vorrano anche il morto in diretta quando il pomiciamento ad infrarossi non basterà ad un pubblico di guardoni-soft.
The Hunger Games non è un film sui "rimedi" alla crescita demografica come "La fuga di Logan".
Non è un film politico.
Non c'è nessun messaggio di avvertimento di un futuro distopico, e per la semplice ragione che ci siamo già dentro tutti.
La storia "politica" è un pretesto, l'amore è un pretesto, il cambio delle regole è un pretesto.
Lo scopo è uno ed uno soltanto: uno spettacolo per tenere buona la gente.
Come al tempo di Diocleziano o Caracalla.
E si vede bene che la stella di questo film, Jennifer Lawrence se la gode tanto a fare la gladiatrice.
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donni romani
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martedì 1 maggio 2012
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film di azione e riflessione
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Tratto dal primo libro della trilogia di Suzanne Collins, saga adolescenziale metaforica e introspettiva, il film di Gary Ross (Pleasantville e Seabiscuit) è un potente affresco di una società futura (ma non troppo) di uno spirito giovane indomabile e fiero e di un cinema fatto di immagini e di suoni, ma anche di spunti riflessivi.
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Tratto dal primo libro della trilogia di Suzanne Collins, saga adolescenziale metaforica e introspettiva, il film di Gary Ross (Pleasantville e Seabiscuit) è un potente affresco di una società futura (ma non troppo) di uno spirito giovane indomabile e fiero e di un cinema fatto di immagini e di suoni, ma anche di spunti riflessivi. Affascinante e potente l'idea di partenza: per ricordare una lontana ribellione di alcuni distretti in un futuro molto simile al nostro presente si organizzano da 70 anni gli "Hunger Games" dove due giovani di ogni distretto ribelle (24 in tutto) si sfideranno fino alla morte (ne resterà uno solo di Highlanderiana memoria) in una lotta senza pietà ambientata in una giungla ostile. Tutto questo sotto gli occhi delle telecamere, perchè Hunger Games è soprattutto un grande show televisivo, con sponsor, presentatori survoltati (un irresistibile Stanley Tucci), stilisti e mentori a suggerire strategie per risultare simpatici e catturare spettatori, voti ed aiuti nella lotta finale, perchè la giungla è disseminata di pericoli reali, avversari feroci pronti a tutto pur di sopravvivere ma soprattutto è piena di trucchi tecnici inventati dai maghi del reality per tenere alta l'attenzione, per conquistare audience, per favorire i beniamini del pubblico ed eliminare chi invece non buca lo schermo. E poco conta che l'"eliminazione" non sia solo puramente teorica come nei reality cui assistiamo nelle nostre televisioni ormai da anni ma che invece sia fisica e definitiva, nessun senso di colpa o remora morale assale gli organizzatori dei giochi, o il governatore supremo di Capitol dove tutto si svolge (un Donald Sutherland sempre molto incisivo anche nelle poche scene cui partecipa). Metafora potente di una società ormai alienata ed incapace di riconoscere la propria deriva disumana, dove solo la protagonista Katniss Everdeeen, la bellissima, matura ed intensa Jennifer Lawrence di "Un Gelido Inverno" per cui ebbe una nomination agli Oscar, oppone una resistenza fiera e appassionata, non rinunciando alla sua umanità, a proteggere una fra le bambine più piccole che partecipano ai Games, a sfidare apertamente le autorità violando le regole. Un'eroina a tutto tondo, forte proprio in virtù della sua fragilità, determinata non a diventare una primadonna televisiva come gli altri partecipanti ma solo a tornare a casa dalla propria famiglia, idealista e assolutista come ogni adolescente. Un film sui giovani, ma non solo per giovani, anzi, le tante metafore, anche politiche, ne fanno non solo un grandissimo film d'azione e di emozione, ma anche di riflessione e di ammonimento. Una trasposizione cinematografica che non ricalca le pagine del libro, sottrae ed aggiunge dove serve, ma che costruisce un universo terribile ed affascinante come pochi, disseminando la pellicola di semi che germoglieranno sicuramente nei prossimi episodi già in cantiere.
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catcarlo
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lunedì 4 giugno 2012
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hunger games
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Per lo spettatore adulto, ‘Hunger games’ parte con due handicap mica male. Il primo è di essere stato pensato espressamente per un pubblico adolescenziale, come il libro di Suzanne Collins da cui è tratto, in nome di una esasperata segmentazione del mercato. Il secondo sta nella messa in scena di una storia già vista, un film di sopravvivenza (che, almeno da ‘Dieci piccoli indiani’, ha una serie di antecedenti più o meno illustri) dove i buoni e i cattivi non hanno sfumature e ambientato in una società ispirata in modo vago all’impero romano della decadenza – periodo storico che deve avere un fascino irresistibile sugli scrittori statunitensi, specie del ramo fantastico (solo per citarne due, basti fare il nome di Asimov e Van Vogt).
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Per lo spettatore adulto, ‘Hunger games’ parte con due handicap mica male. Il primo è di essere stato pensato espressamente per un pubblico adolescenziale, come il libro di Suzanne Collins da cui è tratto, in nome di una esasperata segmentazione del mercato. Il secondo sta nella messa in scena di una storia già vista, un film di sopravvivenza (che, almeno da ‘Dieci piccoli indiani’, ha una serie di antecedenti più o meno illustri) dove i buoni e i cattivi non hanno sfumature e ambientato in una società ispirata in modo vago all’impero romano della decadenza – periodo storico che deve avere un fascino irresistibile sugli scrittori statunitensi, specie del ramo fantastico (solo per citarne due, basti fare il nome di Asimov e Van Vogt). Se gli ingredienti sono più o meno risaputi, sta nell’abilità del cuoco riuscire a creare un piatto comunque gustoso: in fondo, un bel film d’azione si guarda sempre per il puro divertimento e, tanto per restare nello stesso tipo di pubblico, i migliori Harry Potter stanno lì a testimoniarlo. Purtroppo qui, dopo un ottimo inizio la sceneggiatura firmata dal regista Ross, dalla stessa Collins e da Billy Ray perde sovente colpi, trascinando le situazioni per un tempo eccessivo (è necessario aspettare un’oretta prima che inizi la sfida mortale) e finendo per telefonare qua e là alcuni colpi di scena. Se si esclude un eccesso di traballante camera a mano nelle scene di lotta, va meglio dal punto di vista visivo: funziona il contrasto tra il mondo sbiadito dei Distretti e i colori squillanti della Capitale, i cui abitanti mettono in mostra un’eleganza trantoriana che non riesce a nascondere una violenza psicologica superiore a quella fisica che si vive nei territori più disagiati. Il tema risulta però solo accennato, come pure quello dell’invadenza della società dell’immagine alla ricerca dello spettacolo a ogni costo. Gli ultimi sessanta dei quasi centocinquanta minuti complessivi sono dedicati solo alla lotta per la vita degli sfortunati giovani sorteggiati per lo spettacolo e, quando la regia dei Giochi ne accelera all’improvviso la conclusione, pur non capendo bene il motivo di tale forzatura si tira un lieve sospiro di sollievo e ci si può gustare il sottofinale classicamente western (eroe a duello con il cattivo che si fa scudo di un ostaggio). La storia resta aperta – ci sono altri due romanzi, ma pare che la produzione voglia ben soppesare gli incassi al botteghino prima di metterli in cantiere – anche se il bene trionfa e i cattivi o soccombono, almeno gli anelli deboli, o devono far buon viso a cattivo gioco, a partire dal subdolo presidente Snow interpretato da Donald Sutherland. Come succede spesso in pellicole analoghe, di fronte ai ragazzi che - come dire… - si faranno, la recitazione degli attori adulti è, alimentare o meno, uno degli aspetti che si fanno ricordare con maggior piacere: sono perlomeno da ricordare il vecchio campione alcolizzato interpretato da Harrelson, la garrula Effie di Elizabeth Blake e, soprattutto, il Maestro Televisivo di Cerimonie Caesar a cui Tucci regala una maschera di sorridente perfidia. Di meglio c’è forse solo la fantasmagorica barba sfoggiata da Wes Bentley nei panni di Seneca Crane…
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doc steve
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martedì 21 agosto 2012
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sopravvivenza
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E' arduo dare un voto ad Hunger Games.
La trama e' molto fragile ed e' piena di buchi, il senso stesso degli hunger games e' fragile...molto ingenuo e infatti il film si riferisce a un pubblico giovane, anche l'attenzione scarsa verso certi aspetti che sarebbero potuti essere evidenziati di piu' come la struttura della societa' o il grande fratello durante i giochi (che c'e' ma in fondo viene solo fatto notare una volta una telecamera, per il resto e' piu' si manifesta come interventi contro o pro i giocatori).
Anche i tempi sono gestiti male, non si ha la congnizione dello scorrere del tempo nel film, che salta i giorni e allunga le ore senza un criterio.
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E' arduo dare un voto ad Hunger Games.
La trama e' molto fragile ed e' piena di buchi, il senso stesso degli hunger games e' fragile...molto ingenuo e infatti il film si riferisce a un pubblico giovane, anche l'attenzione scarsa verso certi aspetti che sarebbero potuti essere evidenziati di piu' come la struttura della societa' o il grande fratello durante i giochi (che c'e' ma in fondo viene solo fatto notare una volta una telecamera, per il resto e' piu' si manifesta come interventi contro o pro i giocatori).
Anche i tempi sono gestiti male, non si ha la congnizione dello scorrere del tempo nel film, che salta i giorni e allunga le ore senza un criterio.
Le scene di azione sono molto carine.
La protagonista Jennifer Lawrence e' molto brava e sa affascinare nonostante l'abbiano utilizzata male, perche' per molte parti del film ci si limita a inquadrarla con lei che ha lo sguardo fisso e imbambolato, cosi anche Woody_Harrelson.
Di per se' il film "stride" di continuo ma indubbiamente cattura...l'azione e il tema della sopravvivenza e del controllo coinvolgono molto, anche per il richiamo a libri ben piu' famosi come "1984"
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giacomo j.k.
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lunedì 26 marzo 2012
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hg, ovvero la riscrittura di un'opera (pt.1)
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Nel prossimo futuro, in una regione conosciuta oggi come Nord America, dodici distretti saranno governati e ridotti alla miseria dal duro giogo della loro ricca e spietata capitale, Capitol. In risposta ad una rivolta sedata nel sangue più di settant’anni prima, l’odiato tiranno organizza annualmente gli Hunger Games, per i quali ogni distretto è tenuto a sorteggiare due tributi, un maschio e una femmina, scelti tra i loro stessi figli, di età compresa tra i 12 e i 18 anni. I 24 tributi sono destinati a combattere fino alla morte in un vasto spazio aperto chiamato arena, pieno delle insidie preparate per loro da un ristretto gruppo di sadici “gamemakers”. Quando la sua sorellina Prim (Willow Shields) viene sorteggiata come tributo per la settantaquattresima edizione dei “giochi”, Katniss Everdeen (Jeniffer Lawrence) si offre volontaria per prendere il suo posto.
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Nel prossimo futuro, in una regione conosciuta oggi come Nord America, dodici distretti saranno governati e ridotti alla miseria dal duro giogo della loro ricca e spietata capitale, Capitol. In risposta ad una rivolta sedata nel sangue più di settant’anni prima, l’odiato tiranno organizza annualmente gli Hunger Games, per i quali ogni distretto è tenuto a sorteggiare due tributi, un maschio e una femmina, scelti tra i loro stessi figli, di età compresa tra i 12 e i 18 anni. I 24 tributi sono destinati a combattere fino alla morte in un vasto spazio aperto chiamato arena, pieno delle insidie preparate per loro da un ristretto gruppo di sadici “gamemakers”. Quando la sua sorellina Prim (Willow Shields) viene sorteggiata come tributo per la settantaquattresima edizione dei “giochi”, Katniss Everdeen (Jeniffer Lawrence) si offre volontaria per prendere il suo posto.
Premessa. Gli “Hunger Games” sono prima di tutto un romanzo – anzi, il primo libro dell’omonima trilogia nata dalla penna di Suzanne Collins – dal carattere estremamente introspettivo: tutta la storia è narrata in prima persona, al tempo presente; il punto di vista è costantemente quello della giovane protagonista, cacciatrice di frodo per sopravvivenza e combattente suo malgrado nell’arena, e il testo lascia ampi spazi al monologo interiore. La domanda che sorge spontanea quindi è: “Chi è quel pazzo che ha scelto di trarvi una sceneggiatura?”. Ora, tralasciando il fatto che, se ormai un’opera per ragazzi, a prescindere dal mezzo di comunicazione per il quale è stata originariamente concepita, pare destinata a diventare inesorabilmente una sceneggiatura, tanto più questa sorte doveva toccare agli “Hunger Games” (che qualcuno negli Stati Uniti è già pronto a chiamare “il nuovo Harry Potter”, cfr. Washington Post); si rimane di stucco scoprendo che la sceneggiatura porta anche la firma della stessa autrice.
È un caso più unico che raro che un autore decida di trasportare egli stesso su schermo la propria opera. Guardando il film, tuttavia, è facile capire le probabili motivazioni dietro la scelta di Suzanne Collins: con la sua produzione cinematografica, infatti, Collins non solo ha compiuto un immenso investimento di marketing rilanciando la lettura della saga, ma ha di fatto riscritto la sua opera: in-fatti, non potendo trasportare sullo schermo ciò che avviene in Katniss, il film ci porta il più lontano possibile da lei, direttamente nella sala dei bottoni dei “giochi”, o nelle piazze, tra gli spettatori. As-secondando questa necessità, Collins gioca forse anche la sua carta più vincente, accostando il pub-blico pagante in sala al pubblico sadico e assetato di spettacolo di Capitol, un concetto a cui nel libro si poteva solo alludere: non è forse questo che abbiamo pagato per vedere?
Gli equilibri ne risultano nettamente cambiati, e alcuni personaggi devono essere inventati partendo da zero o, nel migliore dei casi, da un nome; come nel caso di Seneca Crane, il capo dei “gamema-kers”, per il quale va dato il merito agli sceneggiatori per la citazione classica nel finale, che va ad aggiungersi alle varie altre peraltro già presenti nel libro. L’intero punto di vista ne esce modificato, nonostante Katniss rimanga sempre la vera protagonista della vicenda. Ovviamente, la trasposizione da un mezzo all’altro implica anche lasciare qualcosa indietro: i tagli ci sono – i fan ve li potranno elencare uno ad uno all’uscita dal cinema – ma per la maggior parte sono giustificati. (...)
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andrea giostra
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martedì 11 dicembre 2012
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il grande fratello per dominare le masse.
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport (vedi il calcio in Italia), le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV per sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show.
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport (vedi il calcio in Italia), le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV per sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother ,come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”. Nella società futurista rappresentata da Gary Ross, il controllo avviene attraverso un reality in cui la violenza, il sangue, l’omicidio, la sopraffazione, la cattiveria, la prepotenza, diventano strumento efficace di controllo e di potere. Il regista e sceneggiatore Ross, nella costruzione e nella scenografia è certamente influenzato dai più noti e originali “The Thruman Show” (1998) di Peter Weir, “Battle Royale” (2000) di Kinji Fukasaku, “Mindhunters” (2005) di Renny Harlin, “The Condemned” (2007) di Scott Wiper, “Predators” (2010) di Nimród Antal. Non è un gran film, ma, per l’importanza del tema sociale trattato, vale la pena vederlo.
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[+] il film è orribile..
(di vapor)
[ - ] il film è orribile..
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