No - I giorni dell'arcobaleno |
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Un film di Pablo Larraín.
Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle.
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Titolo originale No.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- Cile 2012.
- Bolero Film
uscita giovedì 9 maggio 2013.
MYMONETRO
No - I giorni dell'arcobaleno
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Spot e libertà
di Roberto Escobar L'Espresso
Nel 1988, quando indice un referendum sulla sua permanenza al potere, Augusto Pinochet s'aspetta di trionfare. Costretto a ripulire la propria immagine internazionale, è convinto che alla libertà e alla giustizia i cileni preferiranno un ordine certo, per quanto costruito su torture e omicidi. Da questa prospettiva realistica sulla disponibilità degli uomini e delle donne ad affidarsi al potere, qualunque esso sia, prende spunto "No - I giorni dell'arcobaleno" ("No", Cile, Francia e Usa, 2012, 110'). Ispirandosi a un testo teatrale di Antonio Skármeta, Pablo Larraín e lo sceneggiatore Pedro Peirano raccontano come i partiti democratici riescano a vincere, pur contro la loro stessa aspettativa. Lo fanno montando vecchi filmati televisivi in formato 4:3 - si rivede Karol Wojtyla che sorride al dittatore soddisfatto, e gli stringe la mano - e per il resto girando con una macchina da presa analogica nello stesso formato. Le sequenze di finzione si fondono così con quelle di repertorio, e con esse si confondono, come se tutto accadesse davvero in quel tempo lontano, e con le immagini di quel tempo lontano. L'artefice della vittoria del no è René Saavedra (Gael García Bernal), un giovane pubblicitario. Cresciuto sotto il regime, René condivide il disegno politico dei socialisti, dei comunisti, dei democristiani che da 15 anni attendono la libertà. E tuttavia la sua formazione e la sua cultura non sono più quelle della generazione di Salvador Allende. È più moderno, o se si preferisce è più "liberista". Sa che il mercato e il marketing governano le scelte dei cittadini, o meglio del pubblico. E sa come impostare una campagna pubblicitaria. Infatti, contro le aspettative del regime, convince i partiti democratici ad abbandonare slogan rivendicativi e riferimenti al dolore passato, ai morti, alle ingiustizie. Niente si vende in questo modo, sostiene. Occorre invece dare al pubblico prospettive di felicità e di benessere, come se il prodotto da lanciare non fosse la libertà, ma una telenovela. Il no prevale, appunto. Pinochet perde il potere e al Cile si apre un futuro di democrazia. Ma può bastare questo a giustificare la sostituzione delle idee con la tecnica del marketing? In ogni caso, René torna a vendere telenovele. Quanto ai cileni, anzi quanto al pubblico dei cileni - così sostiene Larraín - ora vivono in un nuovo ordine politico, libero come è libero il mercato. E al suo potere si affidano, comunque esso sia.
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