nino pell.
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domenica 21 ottobre 2012
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prezioso esempio di grande cinema italiano
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E' bello scoprire al Cinema che fortunatamente esistono sempre dei grandi film italiani. In particolar modo, questa pellicola del regista Ciprì ne rappresenta un prezioso esempio. Abile, preciso ed acuto nel descrivere una realtà sociale decadente, fragile ed abbandonata a se stessa, "E' stato un figlio" in realtà è soprattutto un film che richiede un'analisi particolareggiata e riflessiva dei vari personaggi che ne compongono la storia. Ironia e drammaticità, leggerezza e tensione, sono elementi che sembrerebbero in totale dicotomia tra loro, ma che si tengono perfettamente avvinghiati e coesi su di un filo sottile ma perfettamente teso, riuscendo a creare un'atmosfera che sembra sospesa a tratti, ma precisa, perfetta in ogni piccolo particolare.
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E' bello scoprire al Cinema che fortunatamente esistono sempre dei grandi film italiani. In particolar modo, questa pellicola del regista Ciprì ne rappresenta un prezioso esempio. Abile, preciso ed acuto nel descrivere una realtà sociale decadente, fragile ed abbandonata a se stessa, "E' stato un figlio" in realtà è soprattutto un film che richiede un'analisi particolareggiata e riflessiva dei vari personaggi che ne compongono la storia. Ironia e drammaticità, leggerezza e tensione, sono elementi che sembrerebbero in totale dicotomia tra loro, ma che si tengono perfettamente avvinghiati e coesi su di un filo sottile ma perfettamente teso, riuscendo a creare un'atmosfera che sembra sospesa a tratti, ma precisa, perfetta in ogni piccolo particolare. I protagonisti della trama sono spinti, nelle loro scelte estreme, da un lato dalla loro necessità quotidiana, ma dall'altro da soluzioni effimere, non importanti a volte ai fini della sopravvivenza, insomma non essenziali. E in questo costante elemento divergente, si snoda piano piano un finale drammatico che regala allo spettatore un irresistibile effetto sorpresa, tipico dei grandi film del passato alla Hitchcock. Grande plauso per il livello interpretativo degli attori e doveroso riconoscimento per questa pellicola di interesse culturale. Cosa posso aggiungere altro? Capolavoro !!!
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k. s. stanislavskij
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giovedì 20 settembre 2012
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meravigliosamente grottesco e tragico
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una storia che ti lascia con un senso acutissimo di vuoto esistenziale e che arriva con forza ed efficacia in modo tragico. questa è la forza di questo film, gosibilissimo nella sua grottesca umanità, ma davvero arriva poi come un pugno nello stomaco. Bravissimi gli attori tutti. menzione speciale alla "nonna" Aurora Quattrocchi, ma tutti veramente bravi e umanissimi nella loro caricaturale disumanità . Toni Servillo l'unico non siculo, crea una maschera di grande efficacia, un pupo siciliano sembra, manovrato dagli eventi "ineluttabili"..ineluttabili per modo dire, ma le loro vite procedono secondo schemi prestabiliti dalla loro degradat condizione sociale , fino alla fine.
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una storia che ti lascia con un senso acutissimo di vuoto esistenziale e che arriva con forza ed efficacia in modo tragico. questa è la forza di questo film, gosibilissimo nella sua grottesca umanità, ma davvero arriva poi come un pugno nello stomaco. Bravissimi gli attori tutti. menzione speciale alla "nonna" Aurora Quattrocchi, ma tutti veramente bravi e umanissimi nella loro caricaturale disumanità . Toni Servillo l'unico non siculo, crea una maschera di grande efficacia, un pupo siciliano sembra, manovrato dagli eventi "ineluttabili"..ineluttabili per modo dire, ma le loro vite procedono secondo schemi prestabiliti dalla loro degradat condizione sociale , fino alla fine.
l'unica umanità nella dolcezza della bimab, dalla cui morte inizia tutto il destino della famiglia ceravulo...
clap clap a cipri. ultima cosa, anche s eil film è girato non a palermo, qualsiasi siculo può riconoscervi le dinamiche dei quartieri degradati di palermo
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babagi
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lunedì 17 settembre 2012
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una malafamiglia
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Chissà se ad averlo saputo, il suo destino, Nicola non se ne sarebbe andato correndo come un pazzo giù per le scale incontro alla sua mercedes per distruggerla, urlando: “ Roba mia vientene con me”. Ma lui al contrario di Mazzarò non si è costruito la sua fortuna e non l’ha accumulata. Nicola Ciraulo vive alla giornata, come può, sventrando vecchie navi in disuso aiutato dal padre e da suo figlio. Sembra una famiglia come tante, una famiglia che potrebbe rispecchiare anche la situazione attuale, poco lavoro, pochi soldi, sacrifici e problemi di convivenza familiare. La prima parte del film, nonostante immagini, musiche e personaggi alquanto convincenti, non sembra dirci molto di più.
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Chissà se ad averlo saputo, il suo destino, Nicola non se ne sarebbe andato correndo come un pazzo giù per le scale incontro alla sua mercedes per distruggerla, urlando: “ Roba mia vientene con me”. Ma lui al contrario di Mazzarò non si è costruito la sua fortuna e non l’ha accumulata. Nicola Ciraulo vive alla giornata, come può, sventrando vecchie navi in disuso aiutato dal padre e da suo figlio. Sembra una famiglia come tante, una famiglia che potrebbe rispecchiare anche la situazione attuale, poco lavoro, pochi soldi, sacrifici e problemi di convivenza familiare. La prima parte del film, nonostante immagini, musiche e personaggi alquanto convincenti, non sembra dirci molto di più. Tutto succede nella seconda parte. Come se la prima parte caratterizzata soprattutto dalla morte della piccola Serenella avesse fatto calare insieme ad un dolore silenzioso (non si odono urla) una immobilità, quella che li mostra in cerchio, quasi increduli a fissare il corpo senza vita della bambina. Una immobilità necessaria a prendere coscienza della situazione e a capire come potersi muovere una volta rialzati. A trovare “la mossa” ci penserà l’amico smaliziato di famiglia Giovanni. E da lì in poi la famiglia Ciraulo costretta ad aspettare i soldi promessi, non farà che agire e sbagliare fino all’arrivo del trofeo da mettere in bella mostra. Poi sarà ancora agire e ancora sbagli. Sbagli ingenui e rabbia incontrollabile, gesti incapaci di attesa che devono essere consumati subito e di fronte a questi gesti implacabili, l’unica cosa che può fare la famiglia è riunire i pezzi come le dita della mano mostrando il pugno chiuso, perché “per menare il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro”.
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paologiai
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mercoledì 26 settembre 2012
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una realtà vera
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Davvero un bel film,caratterizzato dalla solita durezza nella descrizione di una realtà umana desolata ma con uno stile inconfondibile in cui al dramma si uniscono ironia e qualche tratto di comicità,con qualche richiamo alle meravigliose gags di cinico tv. A differenza dei lavori precedenti con Maresco la vicenda è più coinvolgente e la narrazione ha uno svolgimento fluido e coerente. In realtà di famiglie così ne esistono in ogni luogo e i personaggi molto spesso rappresentano aspetti che fanno parte di tutti noi.. Bellissima la fotografia (che ricorda quasi certe finezze estetiche tipiche del cinema giapponese) e davvero bravi tutti gli attori,perfettamente calzanti e credibili nei vari personaggi, giustamente premiati entrambi a Venezia.
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Davvero un bel film,caratterizzato dalla solita durezza nella descrizione di una realtà umana desolata ma con uno stile inconfondibile in cui al dramma si uniscono ironia e qualche tratto di comicità,con qualche richiamo alle meravigliose gags di cinico tv. A differenza dei lavori precedenti con Maresco la vicenda è più coinvolgente e la narrazione ha uno svolgimento fluido e coerente. In realtà di famiglie così ne esistono in ogni luogo e i personaggi molto spesso rappresentano aspetti che fanno parte di tutti noi.. Bellissima la fotografia (che ricorda quasi certe finezze estetiche tipiche del cinema giapponese) e davvero bravi tutti gli attori,perfettamente calzanti e credibili nei vari personaggi, giustamente premiati entrambi a Venezia. Un film diverso dal solito in cui la bravura del regista si concretizza nella rappresentazione della vita di una famiglia disagiata in cui il destino sembra compiersi inesorabile ma senza che sui personaggi gravi alcun giudizio.
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marbus
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martedì 16 ottobre 2012
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e' stato ciprì
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Come potrebbero essere eventuali pronipoti dei personaggi di "Brutti sporchi e cattivi " di Ettore Scola? Esattamente come i protagonisti dell'esordio da solista di Daniele Ciprì che, archiviate (anche se non del tutto ) le trovate folli e disturbanti dei film in bianco e nero e senza donne diretti con Franco Maresco , ci narra una storia - quella della famiglia Ciraulo - contestualizzata ai giorni nostri ma che potrebbe andare bene per qualsiasi epoca, ambientata a Palermo , ma che potrebbe essere ben adatta per ogni città (infatti è girata a Brindisi. e i protagonisti sentono Nino D'Angelo), perchè la storia di una mentalità.
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Come potrebbero essere eventuali pronipoti dei personaggi di "Brutti sporchi e cattivi " di Ettore Scola? Esattamente come i protagonisti dell'esordio da solista di Daniele Ciprì che, archiviate (anche se non del tutto ) le trovate folli e disturbanti dei film in bianco e nero e senza donne diretti con Franco Maresco , ci narra una storia - quella della famiglia Ciraulo - contestualizzata ai giorni nostri ma che potrebbe andare bene per qualsiasi epoca, ambientata a Palermo , ma che potrebbe essere ben adatta per ogni città (infatti è girata a Brindisi. e i protagonisti sentono Nino D'Angelo), perchè la storia di una mentalità. La ricchezza deriva dall' esplosione della miseria e dell'esasperazione , gli affetti (specialmente quelli familiari) sono contiunamente messi in discussione in nome della più becera convenienza. E il bello è che tutto ciò fa anche molto ridere. Il romanzo di Aiajmo è continuamente filtrato e infettato da tocchi sqiusitamente "cipirìmareschiani" (si vedano i personaggi dell'avvocato forforoso e dell'ex tassista riciclatosi come strozzino , con il gioco di macchina che fa sempre passare un treno ogniqualvolta quest'ultimo spiega le proprie terribili "condizioni"). Toni Servillo , a metà tra il laido e il tenero , è eccezionale e riesce nel quasi impossibile intento di andare sopra le righe ma con misura. Per chi vuol vedere un Cinico Cinema, non indulgente con i poveracci.
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m.barenghi
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sabato 15 settembre 2012
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la “passione” secondo ciprì
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Opera stupefacente questo film che a Venezia si è guadagnato una bella decina di minuti di applausi a scena aperta (oltre al premio per la fotografia e per il miglior attore emergente). Difficile definirne il genere, anche se gli stilemi dell’Autore (vi ricordate gli stupendi spot di “cinico TV” che contrappuntavano gli show della Dandini negli anni ’90?) restano fortunatamente ancora quelli: quello di Ciprì si potrebbe definire un cinema “post-neorealista”, anche se il richiamo più netto, anche in senso stilistico e “religioso” è l’”Accattone” di Pasolini. E come in Pasolini, il finale mette in scena una “passione”, strepitosamente contrappuntata dalla corale polifonica di Carlo Crivelli (di cui purtroppo non si trova ancora traccia né accento nei canali informatici abituali): come al solito, purtroppo, l’Innocenza perde e la Malizia paga.
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Opera stupefacente questo film che a Venezia si è guadagnato una bella decina di minuti di applausi a scena aperta (oltre al premio per la fotografia e per il miglior attore emergente). Difficile definirne il genere, anche se gli stilemi dell’Autore (vi ricordate gli stupendi spot di “cinico TV” che contrappuntavano gli show della Dandini negli anni ’90?) restano fortunatamente ancora quelli: quello di Ciprì si potrebbe definire un cinema “post-neorealista”, anche se il richiamo più netto, anche in senso stilistico e “religioso” è l’”Accattone” di Pasolini. E come in Pasolini, il finale mette in scena una “passione”, strepitosamente contrappuntata dalla corale polifonica di Carlo Crivelli (di cui purtroppo non si trova ancora traccia né accento nei canali informatici abituali): come al solito, purtroppo, l’Innocenza perde e la Malizia paga.
Che dire d’altro, per non rovinare la visione di questa splendida opera raccontandone spezzoni di trama: fotografia appunto sontuosa, recitazione impeccabile, ritmo più che avvincente. Gli ingredienti ci sono tutti per godersi appieno un film che al momento è sulla vetta della mia personale graduatoria per la stagione. Buona visione
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(di bartito)
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alfi2
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domenica 16 settembre 2012
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grandissimo servillo
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Quando vedo un film come questo mi sento preso in giro dai vari Vanzina e Parenti con i loro film e i loro poveri attori. Questo è cinema italiano, un cinema vivo e capace di darti le emozione che alla fine cerchi. La storia è quella di una famiglia di "poveracci" colpiti ancora di più dalla tragedia della morte violenta della figlioletta che diventano "ricchi" per un risarcimento dello stato e che sono a loro volta colpiti dalla sorte con la morte violenta del capofamiglia e dalla vendetta che si ritorce sul figlio. Nella storia ci si legge di tutto, da motivi classici a realtà quotidiane. Non è un film denuncia ma solo un film di sentimento.
Grandissimo Servillo, buona la sceneggiatura. Mi aspettavo di più dalla regia.
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Quando vedo un film come questo mi sento preso in giro dai vari Vanzina e Parenti con i loro film e i loro poveri attori. Questo è cinema italiano, un cinema vivo e capace di darti le emozione che alla fine cerchi. La storia è quella di una famiglia di "poveracci" colpiti ancora di più dalla tragedia della morte violenta della figlioletta che diventano "ricchi" per un risarcimento dello stato e che sono a loro volta colpiti dalla sorte con la morte violenta del capofamiglia e dalla vendetta che si ritorce sul figlio. Nella storia ci si legge di tutto, da motivi classici a realtà quotidiane. Non è un film denuncia ma solo un film di sentimento.
Grandissimo Servillo, buona la sceneggiatura. Mi aspettavo di più dalla regia. Deludente la scenografia. çPenso che un film così meritasse qualche finanziamento in più. Ho inpiegato bene le mie due ore.
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pressa catozzo
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martedì 18 settembre 2012
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amara italia
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Il cinema oltre che intrattenere è stato sempre lo specchio dei tempi. Loach Red Ford e tanti altri hanno denunciato crimini e misfatti dei loro paesi. Noi saltiamo sulla sedia, mai parlare per scritto o immagini di quello che è la realtà del nostro ex bel paese che sembra sempre più il nome di un formaggio. Ciprì eredita il pensiero di Pasolini, non lo copia ma va alla ricerca di cosa non funziona e cosa non va nella nostra testa. Per vedere un italia diversa , quella del benessere e dei lustrini bisogna solo accendere la televisione. Un contenitore vuoto anche se questa opera è stata finanziata dalla RAI. Ottima ralizzazione, fotografia montaggio, forse i sottotitoli distraggono dalla drammacità degli eventi.
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Il cinema oltre che intrattenere è stato sempre lo specchio dei tempi. Loach Red Ford e tanti altri hanno denunciato crimini e misfatti dei loro paesi. Noi saltiamo sulla sedia, mai parlare per scritto o immagini di quello che è la realtà del nostro ex bel paese che sembra sempre più il nome di un formaggio. Ciprì eredita il pensiero di Pasolini, non lo copia ma va alla ricerca di cosa non funziona e cosa non va nella nostra testa. Per vedere un italia diversa , quella del benessere e dei lustrini bisogna solo accendere la televisione. Un contenitore vuoto anche se questa opera è stata finanziata dalla RAI. Ottima ralizzazione, fotografia montaggio, forse i sottotitoli distraggono dalla drammacità degli eventi. Concudo, i panni sporchi si lavano in famglia.
W IL CINEMA SEMPRE.
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ctizen k
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martedì 9 ottobre 2012
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daniele ciprì fa centro anche senza maresco
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Ciprì fa ancora una volta centro anche senza Maresco. In questo film racconta la" piccola" Sicilia, con i suoi problemi e le sue regressioni, un destino tragico e crudele porterà la famiglia Ciraulo alla disperazione. Come in ogn film dell'ex duo troviamo sempre il cinismo e il tragicomico, il film ha un ritmo intenso, attori formidabili come il grande Toni Servillo. Finalmente un film di cui l'Italia e non solo deve andarne fiera
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moulinsky
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martedì 9 ottobre 2012
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ciprì vs ciprì
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L'estetica del brutto applicata a una storia "vera" palermitana girata a Brindisi con la colonna sonora di Nino D'Angelo. Come a dire, paese che vai italiano (lo stesso) che trovi. I nuovi Mostri di Ciprì ormai sono la parodia di se stessi in canotta e peli superflui, buoni per la pars destruens dei quindici minuti serali su Rai 3 non abbastanza per costruire un'ora e mezza di cinema inseguendo le affabulazioni del figlio ritardato di famiglia scombinata in quartiere di miserabili che sugli espedienti, mafia inclusa, costruisce la sua (s)fortuna. Sarà vero o no, interessa poco, come stare a indagare chi sia il vecchio con aria da profeta dei bassifondi che osserva muto il susseguirsi della vicenda o la bambina incupita da tanta presaga malinconia.
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L'estetica del brutto applicata a una storia "vera" palermitana girata a Brindisi con la colonna sonora di Nino D'Angelo. Come a dire, paese che vai italiano (lo stesso) che trovi. I nuovi Mostri di Ciprì ormai sono la parodia di se stessi in canotta e peli superflui, buoni per la pars destruens dei quindici minuti serali su Rai 3 non abbastanza per costruire un'ora e mezza di cinema inseguendo le affabulazioni del figlio ritardato di famiglia scombinata in quartiere di miserabili che sugli espedienti, mafia inclusa, costruisce la sua (s)fortuna. Sarà vero o no, interessa poco, come stare a indagare chi sia il vecchio con aria da profeta dei bassifondi che osserva muto il susseguirsi della vicenda o la bambina incupita da tanta presaga malinconia. Il televisore sempre acceso ma fuori sintonia diventa emblema di una sceneggiatura che ingarbuglia e poi sbroglia con troppa facilità, dove le figure agli snodi della storia - ancora un usuraio amico-di-famiglia, il cugino belloccio stereotipato boss in fieri, il prete avido, la cassiera felliniana, la nonna deus-ex-Mercedes che risolve a modo suo ristabilendo il diritto ancestrale alla sopravvivenza familiare - cadono come la forfora a grana grossa dai capelli dell'avvocato strabico in forma Cinico TV. Più dell'auto, desiderata posseduta benedetta coccolata ed esposta, che insieme alla lira (meglio sarebbe stato allora dire sempre "i piccioli") identifica per modello una stagione e sottrae alla parabola di ascesa sociale e rovina morale dei Ciraulo il valore universale che è di ogni presunta favola, ora sì buona solo per il sordomuto che non può ascoltare né narrarla ad altri, solo un altro incidente nella quotidiana ripetizione all'errore di ogni generazione ed esistenza che prova a elevarsi dalla iniziale e irremovibile condizione di partenza. Che non è un graffio né la ruggine del tempo ma la Legge stessa del Mercato a togliere valore a ogni bene presunto tale, come sarebbe il Sapere (le coordinate bancarie) se non fosse scientemente precluso a rendere forse possibile un'emancipazione. Per questo amiamo di più i perdenti di Cinico TV, portatori non di basse aspirazioni al modello consumistico condiviso ma di una rassegnata umanità altra che quel modello rivela, con la forza di un rutto o di una scoreggia, in tutta la sua precaria insulsa tracotanza.
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