hulk1
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sabato 11 febbraio 2012
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capolavoro
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Mi sono sparato l'intera trilogia cartacea e cinematografica, di conseguenza voglio dire la mia, qualsiasi commento negativo, offensivo......fatevi i .....vostri , quanto scrivo non ammette repiche, non le accetterò, badate bene professorini, azzeccagarbugli, cacadubbi, scopiazzatori di recensioni altrui, sono in parecchi ad ispirarsi alle riviste di cinema. Questa opera è al livello del silenzio degli innocenti, un super triller, che analiza la nostra situazione politica come da anni attendevamo. I tomi cartacei non sono capolavori, hanno avuto il pregio di rendere popolari temi riguardanti la fine della socialdemocrazia svedese, la morte in quel paese raccontato con tanto patimento dal maestro Bergman, del paradiso dello stato del benessere, dalla culla alla tomba.
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Mi sono sparato l'intera trilogia cartacea e cinematografica, di conseguenza voglio dire la mia, qualsiasi commento negativo, offensivo......fatevi i .....vostri , quanto scrivo non ammette repiche, non le accetterò, badate bene professorini, azzeccagarbugli, cacadubbi, scopiazzatori di recensioni altrui, sono in parecchi ad ispirarsi alle riviste di cinema. Questa opera è al livello del silenzio degli innocenti, un super triller, che analiza la nostra situazione politica come da anni attendevamo. I tomi cartacei non sono capolavori, hanno avuto il pregio di rendere popolari temi riguardanti la fine della socialdemocrazia svedese, la morte in quel paese raccontato con tanto patimento dal maestro Bergman, del paradiso dello stato del benessere, dalla culla alla tomba. Raccontato anche da molti altri scrittori, meno famosi , ma più bravi. La trilogia cinematografica è mediocre, solo il primo episodio ha un vago sapore cinematografico, i seguenti sono dei tv movie niente più. Fincher prende la spada e la conficca nella carne , nel sangue di questa vicenda , come dicevo, spessso prolissa, sbarrellata, mal scritta. Il male , il nazismo che penetra , passando il testimone da padre in figlio è lì, lucidamente folle, arribva da Zoidiac, atmosfere claustrofobiche, con illuminazione anticinematografiche, direttamente da Seven. Attori in stato di grazia, ben scelti, diretti magistralmente, nessun cedimento difronte alle sequenze di violenza, nessun arretramento, omissione, nessuna caduta di stile. Un capolavoro poche balle.
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osteriacinematografo
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mercoledì 22 febbraio 2012
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la cupa e ossessiva spirale di fincher
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Quando un grande sceneggiatore come Steven Zaillian (Schidler’s List) scrive un film basandosi su un ottimo romanzo, e quando dietro la macchina da presa si trova un tale di nome David Fincher (Seven, Fight club, Zodiac), che maneggia alla perfezione un certo tipo di storie, ci sono ottimi presupposti perché ne venga fuori un buon film.
La splendida invenzione dello scrittore Stieg Larsson è alquanto nota: Mikael Blomqvist -giornalista che si occupa di indagini economiche- perde un processo in cui è accusato di diffamazione dal magnate Wennerstrom.
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Quando un grande sceneggiatore come Steven Zaillian (Schidler’s List) scrive un film basandosi su un ottimo romanzo, e quando dietro la macchina da presa si trova un tale di nome David Fincher (Seven, Fight club, Zodiac), che maneggia alla perfezione un certo tipo di storie, ci sono ottimi presupposti perché ne venga fuori un buon film.
La splendida invenzione dello scrittore Stieg Larsson è alquanto nota: Mikael Blomqvist -giornalista che si occupa di indagini economiche- perde un processo in cui è accusato di diffamazione dal magnate Wennerstrom. La rovina finanziaria e le dimissioni lo spingono ad accettare un incarico particolare: dovrà infatti indagare sulla misteriosa e precoce scomparsa –avvenuta negli anni 60- di Harriet Vanger, nipote prediletta del vecchio e potente industriale Henrik Vanger (Christopher Plummer), convinto che la giovane sia stata uccisa da un membro della sua famiglia. Blomqvist si trasferisce così nella campagna sperduta e imbiancata del Gavleborg, per studiare da vicino la complessa storia di una famiglia dal passato glorioso ma oscuro, e da un presente caratterizzato da legami sfaldati e largamente compromessi. Per non destare sospetti, agisce con l’alibi di una biografia dedicata all’impero economico dei Vanger.
In parallelo Fincher segue Lisbeth Salander, un’eccellente investigatrice specializzata in spionaggio informatico. La Salander stila un profilo dettagliato e completo di Blomqvist per conto di Henrik Vanger, che vuol conoscerne ogni aspetto per valutarne l’integrità. Lisbeth è una punk ventiquattrenne solitaria e selvaggia, col gusto dei piercing e dei tatuaggi; conduce una vita appartata e silenziosa, e vive sotto tutela per aver tentato di uccidere il padre in tenera età. La ragazza mostra il suo aspetto sommerso nel momento in cui le viene assegnato un tutore d’ufficio in luogo di Holger Palmgren, l’anziano e malato uomo che ne curava gli interessi. Il nuovo tutore , l’avvocato Nils Bjurman, chiede a Lisbeth favori sessuali in cambio degli assegni che le spettano, e infine la violenta in modo sadico e brutale: la dark lady risponderà in modo lucido e spietato (un modo che è giusto scoprire da soli), annichilendo il pingue aguzzino.
I destini di Mikael e Lisbeth s’incrociano nel momento in cui il giornalista ne richiede la collaborazione per il caso Vanger: i due lavoreranno a stretto contatto intrecciando un’intensa relazione sentimentale; faranno luce sui lati oscuri dell’intricata vicenda, grazie all’insaziabile e frenetico desiderio di ricerca che li condurrà sulle tracce di un killer seriale.
David Fincher realizza un’opera eccellente sotto ogni punto di vista: la fotografia è cupa e seducente, il ritmo è incalzante grazie a un montaggio che non concede pause in 160 minuti di film; l’inquietudine e il mistero crescono di pari passo con le febbrili rivelazioni, e l’arco nero e teso del regista scocca frecce visive che sovrappongono ansia a tensione, trascinando lo spettatore in un percorso ondivago che termina nel gorgo soffocante delle peggiori inclinazioni umane. Il film scende oltre lo scantinato che precede l’epilogo, oltre lo spazio cinematografico percepito, inabissandosi nelle tetre profondità del male che l’uomo nasconde dietro candide e soleggiate superfici.
Daniel Craig aderisce con classe al ruolo di Blomqvist, ma chi davvero sorprende e sconcerta è Rooney Mara: l’attrice americana interpreta l’hacker Lisbeth e i suoi disturbi borderline in modo talmente calzante da divenire il tessuto connettivo del film, l’elemento imprevedibile, inafferrabile, che oscilla in modo convulso fra le violenze patite e quelle esplose verso l’esterno, che si dimostra ferrea e implacabile nel disciplinare la propria attività d’indagine, e poi dissoluta e perversa nella vita privata; il suo personaggio è l’elastico oscuro che congiunge i meccanismi dell’opera: s’insinua nelle vite e nei segreti delle persone, raggiunge ferocemente ogni angolo fisico e concettuale della storia, mossa dall’impulso ossessivo di punire quegli “uomini che odiano le donne”; Lisbeth è talmente al centro della storia da porre in secondo piano persino le sorti di Harriet, ed è suo l’ultimo indecifrabile sguardo del film, che lascia presagire una nuova inquietante mutazione sotto un casco nero che sfreccia nell’oscurità.
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anto666
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martedì 7 febbraio 2012
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millennium - uomini che odiano le donne
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Mikael Blomkvist, noto giornalista recentemente sconfitto in tribunale da un viscido uomo d'affari, viene assunto dall'ottantenne Henrik Vanger,ricchissimo industriale in pensione, per indagare sulla scomparsa vecchia di quarant'anni di sua nipote Harriet. Ad aiutarlo la giovane Lisbeth Salander, hacker punk molto incasinata. Raro esempio di un remake holliwoodiano superiore all'originale. Cattura l'essenza del romanzo, con un ritmo stringato e trascinante che non fa mai guardare l'orologio. Sorretto da una funzionale colonna sonora,da un coro di attori eccellenti, ben scelti e ben diretti,e dal sapiente mestiere registico di David Fincher,il film coinvolge per due ore e passa, senza cadute di tono o di stile.
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Mikael Blomkvist, noto giornalista recentemente sconfitto in tribunale da un viscido uomo d'affari, viene assunto dall'ottantenne Henrik Vanger,ricchissimo industriale in pensione, per indagare sulla scomparsa vecchia di quarant'anni di sua nipote Harriet. Ad aiutarlo la giovane Lisbeth Salander, hacker punk molto incasinata. Raro esempio di un remake holliwoodiano superiore all'originale. Cattura l'essenza del romanzo, con un ritmo stringato e trascinante che non fa mai guardare l'orologio. Sorretto da una funzionale colonna sonora,da un coro di attori eccellenti, ben scelti e ben diretti,e dal sapiente mestiere registico di David Fincher,il film coinvolge per due ore e passa, senza cadute di tono o di stile. Menzione speciale per Lisbeth Salander, forse il personaggio più geniale di tutta la letteratura contemporanea, che Rooney Mara impersona con straordinaria efficacia.
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flyanto
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lunedì 6 febbraio 2012
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c'è del marcio nella "perfetta" sverzia
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Remake dell'omonimo film svedese tratto dalla fortunata trilogia editoriale di Stieg Larsson. Migliore del suo precedente, estremamente ben fatto per ciò che riguarda la regia, le inquadrature, la musica scelta (dai Led Zeppelin ad Enya), e la recitazione dei due attori principali Daniel Craig (sempre affascinante) e Rooney Mara (molto convincente nella sua parte). Il film, inoltre, è talmente avvincente da non risultare affatto pesante in tutti i suoi 160 minuti di proiezione. Uno dei migliori thrillers degli ultimi tempi.
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stefano pariani
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martedì 7 febbraio 2012
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vince il remake dall'anima nera
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Fotografia fredda e grigia, scenario innevato, atmosfera sospesa e livida. C'è del marcio in Svezia: lo sa bene il giornalista Mikael, che, per le sue doti di integrità e perseveranza, viene assoldato da un ricco industriale locale (Christopher Plummer) per indagare sulla misteriosa e mai chiarita scomparsa della nipote, forse barbaramente uccisa da un serial killer 40 anni prima. Lisbeth (Rooney Mara) è invece una scaltra investigatrice bisessuale dal volto androgino, tatuata e ricoperta di piercing. E' introversa, spigolosa, ha modi spicci e un passato difficile e da anni non riesce a star dietro a se stessa. Le strade dei due s'incrociano ed entrambi cominciano a lavorare sul caso della ragazza scomparsa: lui con metodica ordinata e scrupolosa, lei con modi più risoluti.
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Fotografia fredda e grigia, scenario innevato, atmosfera sospesa e livida. C'è del marcio in Svezia: lo sa bene il giornalista Mikael, che, per le sue doti di integrità e perseveranza, viene assoldato da un ricco industriale locale (Christopher Plummer) per indagare sulla misteriosa e mai chiarita scomparsa della nipote, forse barbaramente uccisa da un serial killer 40 anni prima. Lisbeth (Rooney Mara) è invece una scaltra investigatrice bisessuale dal volto androgino, tatuata e ricoperta di piercing. E' introversa, spigolosa, ha modi spicci e un passato difficile e da anni non riesce a star dietro a se stessa. Le strade dei due s'incrociano ed entrambi cominciano a lavorare sul caso della ragazza scomparsa: lui con metodica ordinata e scrupolosa, lei con modi più risoluti. Finiranno anche a letto, in una sorta di complicità non detta e mai fino in fondo espicitata. Alla fine verrà a galla una serie di brutali segreti legati alla ricca famiglia di industriali e ci scapperà anche il morto con sorpresa in ultima battuta. Il film procede per gradi, si prende i suoi tempi (2 ore e 40 minuti), indaga e spiega i misteri di una famiglia, fra rancori, passi biblici da decifrare e terribili omicidi. Il male è vicinissimo a noi e si nasconde in meandri invisibili. Ma il fim indaga anche sulla sua protagonista femminile, sui suoi modi, il suo corpo, lo sguardo impenetrabile, la sua anima nera e tormentata. Gli uomini non ci fanno una gran figura e ne escono k.o. David Fincher realizza un'opera dal respiro quasi classico, dotata di un equilibrio monumentale, che riprende lo stile sporco di Seven e lo lega con quello più sobrio di Zodiac, con uno sguardo al Silenzio degli innocenti. Ottimo cast con attori in stato di grazia e volti azzeccati: Craig tosto e vulnerabile al tempo stesso, Mara un'autentica rivelazione e Skarsgard perfidamente ambiguo. Il remake, una volta tanto, l'ha vinta. Belli gli eleganti titoli di testa, in stile simil-007.
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lucblaks
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venerdì 10 febbraio 2012
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uomini che amano i remake
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Mikael Blomkvist, giornalista di successo accusato di diffamazione, viene ingaggiato da uno dei più potenti e ricchi uomini in Svezia Henrick Vagner per trovare il brutale assassino che quarant'anni prima ha ucciso sua nipote Harriet.
Per condurre le indagine al meglio Mikael si affianca a Lisbeth Salander, abile haker dall'oscuro passato. Insieme i due protagonisti scopriranno spaventosi segreti della famiglia Vagner che fino ad allora erano rimasti nascosti.
Ok partiamo dal presupposto che chiunque abbia intenzione di confrontare la versione svedese con quella americana di Uomini che Odiano le Donne non può farlo! Perchè? Perchè sono due film completamente diversi.
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Mikael Blomkvist, giornalista di successo accusato di diffamazione, viene ingaggiato da uno dei più potenti e ricchi uomini in Svezia Henrick Vagner per trovare il brutale assassino che quarant'anni prima ha ucciso sua nipote Harriet.
Per condurre le indagine al meglio Mikael si affianca a Lisbeth Salander, abile haker dall'oscuro passato. Insieme i due protagonisti scopriranno spaventosi segreti della famiglia Vagner che fino ad allora erano rimasti nascosti.
Ok partiamo dal presupposto che chiunque abbia intenzione di confrontare la versione svedese con quella americana di Uomini che Odiano le Donne non può farlo! Perchè? Perchè sono due film completamente diversi. C'è la versione di Fincher e la versione di Oplev. Nella versione di Oplev abbiamo un' attrice protagonista ( Noomi Rapace) che si cala perfettamente nella parte più fisicamente che psicologicamente, rendendo il suo personaggio tosto ma assolutamente incapace ad amare. Nella versione di Fincher invece c'è un grande paradosso: Lisbeth è disturbata, è agguerrita, ma è anche innamorata. Tutto questo però è grazie alla brillante e riuscitissima interpretazione della quasi sconosciuta Mara. In uomini che odiano le donne Rooney Mara non interpreta Lisbeth, lei è Lisbeth in tutti i sensi. La giovane attrice ha fatto in modo che tutti i tatuaggi,tutti piercing e lo stesso atteggiamente di Lisbeth diventassero parte di lei. Risultato? Un film eccezzionale con un cast azzeccatissimo,bravo anche Daniel Craig, e una fotografia impeccabile. C'è bisogno di parlare della regia? io penso di no dato che David Fincher in ogni film che fa mette tutto se stesso ed è sempe eccellente. A mio parere questa pellicola olte ad essere più brutale e sessualmente forte, batte nettamente quella svedese. Tutti parlano di Meryl Streep e Viola Davis come favorite agli Oscar, io invece penso che l'impegno e la determinazione di Rooney Mara meriterebbero di essere premiati.
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giacomogabrielli
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giovedì 16 febbraio 2012
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fincher, remake e perfezione. *****
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Non si placano le trasposizioni cinematografiche delle ormai famosissime opere del defunto Stieg Larsson. Nonostante la ripetitività del tema, però, i cineasti che le girano riescono sempre più a sorprenderci. Ultimo caso è questo capolavoro diretto dal regista di 'Fight Club'. Un cast magnifico al servizio di una sceneggiatura impeccabile. Le inquadrature e i movimenti di macchina rimandano al più recente 'The Social Network', dove una regia perlopiù statica (ma perfetta) lascia spazio a grandi interpretazioni, ad un'ottima fotografia e a situazioni intriganti. Cupo, sconvolgente, cattivo e a tratti perverso; questo è il nuovo lavoro di Fincher, che ultimamente usa il cinema come pura forma di racconto appoggiandosi su sceneggiature pazzesche, accantonando dolly estremi o piani sequenza formidabili.
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Non si placano le trasposizioni cinematografiche delle ormai famosissime opere del defunto Stieg Larsson. Nonostante la ripetitività del tema, però, i cineasti che le girano riescono sempre più a sorprenderci. Ultimo caso è questo capolavoro diretto dal regista di 'Fight Club'. Un cast magnifico al servizio di una sceneggiatura impeccabile. Le inquadrature e i movimenti di macchina rimandano al più recente 'The Social Network', dove una regia perlopiù statica (ma perfetta) lascia spazio a grandi interpretazioni, ad un'ottima fotografia e a situazioni intriganti. Cupo, sconvolgente, cattivo e a tratti perverso; questo è il nuovo lavoro di Fincher, che ultimamente usa il cinema come pura forma di racconto appoggiandosi su sceneggiature pazzesche, accantonando dolly estremi o piani sequenza formidabili. Daniel Craig è bravo, ma superato dalla concorrente americana di Noomi Rapace, Rooney Mara. Apprezzatissimo il ritorno del grande Christopher Plummer e sempre piacevole la partecipazione di Stellan Skarsgård. Un'opera lucida che presenta una violenza pulita e senza mezzi termini. Ben riuscite le scene di sesso, dello stupro e le sottostorie dei personaggi. Nella storia inoltre sono ben amalgamati più generi: dal drammatico si arriva al thriller, dal giallo si passa alla spy story (quasi alla Buorne) del finale. FINCHER, REMAKE E PERFEZIONE *****
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riccardo t.
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mercoledì 22 febbraio 2012
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uomini che odiano le donne
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Bellissimo thriller d’autore di David Fincher che in questo film unisce il marciume contenutistico di Seven, con la consueta pulizia stilistica ed eleganza registica che ha contraddistinto i suo ultimi lavori da Zodiac fino a The Social Network.
Come in altri suoi film, al regista interessa relativamente il mistero da risolvere, ma come i personaggi reagiscano ad esso, e ai loro rapporti resi alla grande, soprattutto per via di un ottima costruzione dei personaggi, fragili, soli e asociali che si trovano e si cercano, trascinati da un evento più grande di loro, ma anche grazie alle interpretazioni di Daniel Craig, in tono più dimesso, e di Rooney Mara, meravigliosa nel mostrare forze e debolezze della sua Lisbeth.
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Bellissimo thriller d’autore di David Fincher che in questo film unisce il marciume contenutistico di Seven, con la consueta pulizia stilistica ed eleganza registica che ha contraddistinto i suo ultimi lavori da Zodiac fino a The Social Network.
Come in altri suoi film, al regista interessa relativamente il mistero da risolvere, ma come i personaggi reagiscano ad esso, e ai loro rapporti resi alla grande, soprattutto per via di un ottima costruzione dei personaggi, fragili, soli e asociali che si trovano e si cercano, trascinati da un evento più grande di loro, ma anche grazie alle interpretazioni di Daniel Craig, in tono più dimesso, e di Rooney Mara, meravigliosa nel mostrare forze e debolezze della sua Lisbeth.
Ma a differenza dell’originale svedese, c’è anche una maggiore profondità nel trattare il tema del titolo, i confronti e scontri tra i due sessi.
Dal punto di vista tecnico, il film è fantastico, dall’eleganza della fotografia con vari contrasti cromatici che ci ridà una Svezia fredda e asettica di forte ambientazione, e clorazioni più calde nei flashback, al reparto sonoro sempre efficace, alla colonna sonora del duo Reznor-Ross. Infine nota di merito al montaggio che si muove bene nel tempo alternando passato e presente della vicenda, e nello spazio mostrando i parallelismi tra i due protagonisti. Piccolo capolavoro i titoli di testa.
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hollyver07
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sabato 11 febbraio 2012
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un baratro di anime nel gelo in stile fincher
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Ciao. “Millenium – Uomini che odiano le donne” è un film di notevole impatto estetico ed emotivo diretto da David Fincher. E’ ovviamente inutile riassumere la trama in quanto si tratta di un remake dell’omonimo film del 2009 tratto dal best seller di Stieg Larsson. In questa pellicola la mano di Fincher è, a dir poco, evidentissima. Rispetto al predecessore (buono ma non oltre) è estremamente consistente la virata verso atmosfere più gelide ed inquietanti. Già dai titoli di testa, musiche ed accompagnamento sonoro davvero azzeccati, è chiaro che il regista ha inteso la proposizione di una storia che si dibattesse in un ambiente fortemente claustrofobico, anche quando questo mostrasse gli enormi spazi della Svezia.
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Ciao. “Millenium – Uomini che odiano le donne” è un film di notevole impatto estetico ed emotivo diretto da David Fincher. E’ ovviamente inutile riassumere la trama in quanto si tratta di un remake dell’omonimo film del 2009 tratto dal best seller di Stieg Larsson. In questa pellicola la mano di Fincher è, a dir poco, evidentissima. Rispetto al predecessore (buono ma non oltre) è estremamente consistente la virata verso atmosfere più gelide ed inquietanti. Già dai titoli di testa, musiche ed accompagnamento sonoro davvero azzeccati, è chiaro che il regista ha inteso la proposizione di una storia che si dibattesse in un ambiente fortemente claustrofobico, anche quando questo mostrasse gli enormi spazi della Svezia. In questo senso, è risultato esser ottimo ed efficace il lavoro di Jeff Cronenweth (alla fotografia – già con Fincher in “Fight club” e “The social Network”). Per quanto concerne la sceneggiatura, Steven Zailliam ha optato per una visione più agile e meno articolata (rispetto al film precedente) riducendo lo spazio concesso a didascaliche spiegazioni degli eventi e concedendone in maggior misura a dialoghi e forme d’espressione degli attori. Il ritmo narrativo è anch’esso particolare in quanto il “possibile” climax viene raggiunto ampiamente prima del termine del film stesso. Apparentemente è un controsenso, viste le consuete abitudini dei cineasti statunitensi. In pratica non è così, vuoi per lo svolgimento della storia, vuoi per la differente impronta voluta dal regista – per chiarire… Fincher, in questo film, non elimina mai l’oscurità ed il disagio dai personaggi (anche quando le situazioni appaiono più morbide e consolidate) ed un buon esempio è il comportamento di Lisbeth quando porta un costoso regalo a Mikael. Inoltre, il regista, ha il pregio di non limitarsi alla storia in se stessa. Egli estende la sensazione gelata ben oltre i soli eventi, il “gelo” (come ambientazione e sensazioni emotive) è sempre presente nell’anima delle persone e delle cose e prosegue per tutta la durata della pellicola. In tema di attori, il cast si è davvero dimostrato all’altezza dell’impegno. Daniel Craig (nel ruolo di Mikael Blomkvist) si è disimpegnato in un ruolo che non richiedeva tratti esclusivamente macho/eroici anzi… a tratti piuttosto fragile ed insicuro per arrivare ad apparire “perso” senza una spalla forte alla quale appoggiarsi (…Lisbeth). In sostanza, una valida prova per il buon Daniel che ha retto onorevolmente l’esuberante figura della partner. Rooney Mara… (nel ruolo di Lisbeth Salander) ha quasi bucato lo schermo in termini estetici ed espressivi. Ruolo molto difficile da gestire, quella di Lisbeth, una ragazza complessa, capace e determinata fino all’estremo . Rooney Mara, grazie anche ad un eccellente trucco di scena, ha mostrato valide capacità espressive ed interpretative risultando estremamente intonata al ruolo risultando quindi un’efficace proposizione del personaggio interpretato. Ottimi anche i comprimari tra i quali emergono Christopher Plummer e Stellan Skarsgad – rispettivamente Henrick e Martin Vanger – interpretano efficacemente due dei molteplici volti di una famiglia dell’alta borghesia svedese in una nazione che appare ben distante dall’aurea di “tranquillità” alla quale viene comunemente associata. In merito alle scene più crude, si può discutere a dismisura sulla loro liceità. Per quanto mi riguarda, mi sento di affermare che siano contestuali alla logica narrativa del film senza che fossero “virate” ad una gratuità morbosità. Questo perché esse non appaiono occasionali e speculative, bensì appartengono alle scelte meditate (per quanto estreme) fatte dal personaggio di Lisbeth, la quale riuscirà così ad affrancarsi da un sordido ricatto. Chiudo il mio commento convinto d’aver assistito ad un film davvero ottimo che ho assai gradito; non lo considero eccellente solo perché si tratta di un remake. Fincher ha reso notevole la trasposizione cinematografica dell’opera di Stieg Larsson e poco conta se non sia completamente aderente alla storia originale. E’ una pellicola di qualità, realizzata con molta personalità ed adeguatamente interpretata da ottimi attori. Corretto il rating +16, ritengo che meriti d’esser visto. Buona visione, saluti a tutti
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luca scial�
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venerdì 10 febbraio 2012
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avvincente thriller tra nazismo e abusi sessuali
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Mikael Blomkvist è il giornalista di punta di una rivista molto importante: Millennium. La sua reputazione viene infangata da una condanna per diffamazione in seguito a uno scandalo poi rivelatosi non vero relativo a un magnate. Proprio nel momento più basso della propria autostima, Mikael viene ingaggiato da un altro magnate svedese, che vuole sapere com'è morta una sua nipote molto brillante, che sarebbe diventata senza dubbio un'ottima manager della loro plurisecolare azienda. Parte così alla volta dell'isola Hedestad e s'imbatterà in persone poco socievoli, senza scrupoli e tutte dal passato poco chiaro e rinnegato.
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Mikael Blomkvist è il giornalista di punta di una rivista molto importante: Millennium. La sua reputazione viene infangata da una condanna per diffamazione in seguito a uno scandalo poi rivelatosi non vero relativo a un magnate. Proprio nel momento più basso della propria autostima, Mikael viene ingaggiato da un altro magnate svedese, che vuole sapere com'è morta una sua nipote molto brillante, che sarebbe diventata senza dubbio un'ottima manager della loro plurisecolare azienda. Parte così alla volta dell'isola Hedestad e s'imbatterà in persone poco socievoli, senza scrupoli e tutte dal passato poco chiaro e rinnegato. Dovrà però chiedere aiuto a colei che ha prodotto il documento che lo ha messo all'angolo: Lisbeth Salander, agente investigativo instintivo e poco socievole, dalla vita difficile.
David Fincher traspone un romanzo di grande successo, Uomini che odiano le donne, con un thriller seriale alla Seven e alla Zodiac. Nonostante la lunghezza, il film si lascia seguire tutto d'un fiato; avvince e intriga facendosi svelare a poco a poco. Suggestivi e agli antipodi anche i luoghi in cui si svolgono le scene: ora la tranquilla Hedestad, ora una caotica metropoli americana. Fincher rincara la dose con una storia di incesti all'interno di una famiglia insospettabile e di gran successo, oltre che con forti scene di violenze subite da Lisbeth, continuamente bastonata dalla vita. Anche quando le cose sembrano finalmente aver preso la giusta strada.
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