Opera prima (e probabilmente ultima visto l'esito infausto) dell'esordiente Ricky Caruso.
Patetico copia e incolla cinematografico spacciato per omaggio al cinema di genere con un risultato alquanto degenere.
Soporifera e confusa storia di serial killer e psicopatici di turno tra effetti speciali e trucco ai limiti del ridicolo in una pellicola in cui nemmeno le musiche (deboli composizioni amatoriali) contribuiscono a svegliare lo spettatore dal torpore in cui si sprofonda dopo i primi 10 minuti.
Attori credibili come un Little Tony qualsiasi in concerto a Woodstock.
Fa tenerezza vedere la divina Monica Zanzhi alla mercè di una regia così impalpabile quanto timida e insicura.
Parte del pubblico sghignazza, altri abbandonano la sala anzitempo.
A fine proiezione è palpabile la sensazione di aver assistito a una sorta di bizzarra scimmiottatura dopolavoristica dove a farla da padrone è il dilettantismo (allo sbaraglio); per intenderci, un po' come quando si assiste a una recita scolastica di fine anno.
Da premiare la buona volontà, ma il cinema (di genere e non) è altro.
Tuttavia, tra i mocciosi Mocciofili con il moccio al naso tanto in voga in questo decennio e cineasti della domenica totalmente digiuni di fantasia e conoscenze tecniche la mia simpatia va sempre per questi ultimi.
Parafrasando una vecchio detto: fantasia al poDere (da prendere come un suggerimento per i prossimi lavori).
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