joedamatoct
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domenica 22 maggio 2011
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naftalina? in pasto a eta beta (e all'oblio)
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Opera prima (e probabilmente ultima visto l'esito infausto) dell'esordiente Ricky Caruso.
Patetico copia e incolla cinematografico spacciato per omaggio al cinema di genere con un risultato alquanto degenere.
Soporifera e confusa storia di serial killer e psicopatici di turno tra effetti speciali e trucco ai limiti del ridicolo in una pellicola in cui nemmeno le musiche (deboli composizioni amatoriali) contribuiscono a svegliare lo spettatore dal torpore in cui si sprofonda dopo i primi 10 minuti.
Attori credibili come un Little Tony qualsiasi in concerto a Woodstock.
Fa tenerezza vedere la divina Monica Zanzhi alla mercè di una regia così impalpabile quanto timida e insicura.
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Opera prima (e probabilmente ultima visto l'esito infausto) dell'esordiente Ricky Caruso.
Patetico copia e incolla cinematografico spacciato per omaggio al cinema di genere con un risultato alquanto degenere.
Soporifera e confusa storia di serial killer e psicopatici di turno tra effetti speciali e trucco ai limiti del ridicolo in una pellicola in cui nemmeno le musiche (deboli composizioni amatoriali) contribuiscono a svegliare lo spettatore dal torpore in cui si sprofonda dopo i primi 10 minuti.
Attori credibili come un Little Tony qualsiasi in concerto a Woodstock.
Fa tenerezza vedere la divina Monica Zanzhi alla mercè di una regia così impalpabile quanto timida e insicura.
Parte del pubblico sghignazza, altri abbandonano la sala anzitempo.
A fine proiezione è palpabile la sensazione di aver assistito a una sorta di bizzarra scimmiottatura dopolavoristica dove a farla da padrone è il dilettantismo (allo sbaraglio); per intenderci, un po' come quando si assiste a una recita scolastica di fine anno.
Da premiare la buona volontà, ma il cinema (di genere e non) è altro.
Tuttavia, tra i mocciosi Mocciofili con il moccio al naso tanto in voga in questo decennio e cineasti della domenica totalmente digiuni di fantasia e conoscenze tecniche la mia simpatia va sempre per questi ultimi.
Parafrasando una vecchio detto: fantasia al poDere (da prendere come un suggerimento per i prossimi lavori).
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alessia1975
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domenica 22 maggio 2011
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naftalina, un esordio da applausi
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Il film Ricky Caruso, personaggio noto agli amanti dell' horror (più volte infatti ha partecipato con i suoi cortometraggi a diversi festival di genere tra cui il “Joe D’Amato Horror Festival”) non è indirizzato al grande pubblico, troppo abituato ormai a film che non comportano l'attivazione del cervello e che non lasciano a posteriori nessuna traccia. Il film di Caruso è totalmente diverso, estremizzando fino all'inverosimile il rapporto malato tra una madre e i propri figli, con un padre totalmente assente tanto da rappresentarlo come una specie di fantoccio immobile che necessita di essere imboccato per mangiare, ha il sapore delle opere che si svelano a piccole dosi e di cui soltanto alla fine riesci ad avere un quadro completo.
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Il film Ricky Caruso, personaggio noto agli amanti dell' horror (più volte infatti ha partecipato con i suoi cortometraggi a diversi festival di genere tra cui il “Joe D’Amato Horror Festival”) non è indirizzato al grande pubblico, troppo abituato ormai a film che non comportano l'attivazione del cervello e che non lasciano a posteriori nessuna traccia. Il film di Caruso è totalmente diverso, estremizzando fino all'inverosimile il rapporto malato tra una madre e i propri figli, con un padre totalmente assente tanto da rappresentarlo come una specie di fantoccio immobile che necessita di essere imboccato per mangiare, ha il sapore delle opere che si svelano a piccole dosi e di cui soltanto alla fine riesci ad avere un quadro completo. Qualcuno lo definirà complicato, di non immediata comprensione, io lo definirei profondo e geniale.
La caratterizzazione dei personaggi è ineccepibile, qui si nota la mano del registra nel riuscire a dirigere un cast di attori non professionisti, e renderli tali, un po' sotto tono invece l'interpretazione della Zanchi, priva di naturalezza e non in linea con il pathos mostrato dagli altri interpreti.
Il film di Caruso è crudo ,senza filtri, ed è questa la sua forza.
Alessia Guarnaccia
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dandy
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martedì 21 maggio 2019
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equilibri precari sconvolti....
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Caruso,alla sua opera prima,autoproduce un film estremo,ma non come si potrebbe pensare.La trama è composta da una serie di bozzetti sul quadretto familiare assai deviato,volutamente esasperati nella loro lunghezza.Viene fatto il paragone tra alcuni tipi di insetti e i personaggi,e oltre all'ispirazione da Cavallone(dai quali film viene ripresa la Zanchi)c'è qualche vago eco di film d'oltreoceano,da "Non aprite quella porta"(il personaggio del padre) a "Martyrs"(la ragazza segregata in cantina).Le scene forti sono assai contenute,ma l'atmosfera sporca e alienata rimane impressa.Così come i personaggi del figlio-bambino e della figlia segregata.
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Caruso,alla sua opera prima,autoproduce un film estremo,ma non come si potrebbe pensare.La trama è composta da una serie di bozzetti sul quadretto familiare assai deviato,volutamente esasperati nella loro lunghezza.Viene fatto il paragone tra alcuni tipi di insetti e i personaggi,e oltre all'ispirazione da Cavallone(dai quali film viene ripresa la Zanchi)c'è qualche vago eco di film d'oltreoceano,da "Non aprite quella porta"(il personaggio del padre) a "Martyrs"(la ragazza segregata in cantina).Le scene forti sono assai contenute,ma l'atmosfera sporca e alienata rimane impressa.Così come i personaggi del figlio-bambino e della figlia segregata.L'ambientazione limitata quasi esclusivamente in casa,escludendo il prologo e una breve scena in un cinema,rende il tutto più opprimente.Il finale è troppo sbrigativo e il personaggio della madre è quello meno convincente.Ma resta un prodotto bizzarro e insolito nel panorama nostrano,da paragonare in questo senso a "Eva Braun" di Scafidi.E il grottesco non scade nel ridicolo involontario,merito anche di interpreti che non sono i soliti manichini incapaci pigliati a caso,e che credono in quello che fanno.Il regista sceneggia assieme a gran parte del cast.Adeguate le musiche,di Cinquerrui e Fabio Vassallo.
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moonlightrosso
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martedì 28 aprile 2020
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un film da...naftalina
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Nell'asfittico panorama filmico italiota fatto di cinepanettoni, di passerelle di cabarettisti e comici televisivi (irresistibili per i primi due minuti ma assolutamente letali dal terzo minuto in avanti), di films pseudo-autoriali piagnoni e buonisti, improntati al "politically correct" o all'impegno sociale a tutto tondo, a tutti i costi e un tanto al chilo, viene voglia di assaporare un po' di quel cinema alternativo proposto da volonterose giovani leve.
Questa produzione underground che pare ispirata in maniera diretta alla saga di "Non Aprite Quella Porta", vorrebbe immergerci in un inferno familiare formato da un serial killer, che uccide usando coltelli da macellaio e poi fotografa le sue vittime; un fratello autistico che veste abiti muliebri, totalmente sottomesso e servile verso una madre dispotica e autocratica; una sorella ritardata che vive in uno scantinato nutrendosi dei suoi escrementi e che ama trastullarsi con un qualcosa di simile ad un feto dalla stessa abortito (sic!).
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Nell'asfittico panorama filmico italiota fatto di cinepanettoni, di passerelle di cabarettisti e comici televisivi (irresistibili per i primi due minuti ma assolutamente letali dal terzo minuto in avanti), di films pseudo-autoriali piagnoni e buonisti, improntati al "politically correct" o all'impegno sociale a tutto tondo, a tutti i costi e un tanto al chilo, viene voglia di assaporare un po' di quel cinema alternativo proposto da volonterose giovani leve.
Questa produzione underground che pare ispirata in maniera diretta alla saga di "Non Aprite Quella Porta", vorrebbe immergerci in un inferno familiare formato da un serial killer, che uccide usando coltelli da macellaio e poi fotografa le sue vittime; un fratello autistico che veste abiti muliebri, totalmente sottomesso e servile verso una madre dispotica e autocratica; una sorella ritardata che vive in uno scantinato nutrendosi dei suoi escrementi e che ama trastullarsi con un qualcosa di simile ad un feto dalla stessa abortito (sic!). Completa questo "gruppo di famiglia in un interno" un padre catatonico dalla faccia bruciata o coperta da un'assurda maschera (chi può mai dirlo?).
Il tutto in una scenografia da naftalina, da cui il titolo del film, fatta di mobili e arredi consunti e fuori dal tempo, di carta da parati della nonna, di stoviglie demodè.
Si tratta di un "no budget movie" realizzato "direct to video" con gli stessi attori, credo tutti dilettanti, che svolgono anche le mansioni più disparate all'interno del film: dal montaggio alla fotografia, dalle musiche agli effetti speciali, dalla scenografia alla postproduzione e persino all'assistenza legale.
Unica professionista che cerca di rinvigorire un panorama che vedremo essere men che deprimente, è la bernese Monika Zanchi; colei che fu "Ragazza Coccodè" nello sgangherato varietà arboriano "Indietro Tutta", ci offre un'icona abbastanza efficace di madre teutonica elegantemente algida ed austera; quando però è chiamata ad esibire le sue capacità attoriali ci fa vedere ciò che sa fare: poco. Di questo poco non deve certo ringraziare l'insipiente e inconsistente regia del tal Caruso, qui alla sua prima e spero ultima opera, quanto piuttosto ciò che la stessa si ricorda nell'aver frequentato il cinema erotico dei gloriosi settanta, onusto anche delle sue nudità.
Per il resto, l'epifania di mugugni, grugniti, polluzioni e masturbazioni dei vari personaggi non sono certo elemento sufficiente ad esprimere quel disagio e quell'emarginazione sociale che il regista vorrebbe rappresentare; ciò comunque sempre meglio del figlio serial killer, unico attore parlante unitamente alla Zanchi, che pare uscito da una telenovela di "Mai dire TV" di gialappiana memoria.
Poste queste premesse, si riesce a capire come mai all'anteprima nazionale molti spettatori abbiano gettato la spugna a metà proiezione, come ha fatto notare un collega recensore ed al sentimento di orrore, che si sarebbe voluto suscitare, si sia ben presto sostituito il riso per non dire il più crasso sghignazzo.
Rimane dunque uno sterile esercizio di stile da parte di presuntuosi dilettanti allo sbaraglio dove noia e sbadigli causati da interminabili e maldestri piani-sequenza (se non sei Orson Welles o Ettore Scola lascia perdere!) fanno letteralmente da padroni in un contesto che non riesce a centrare nessuno degli obiettivi che l'assai poco talentuoso "mise en sceneur" si era prefissato di raggiungere.
Se la scelta di rappresentare con taglio quasi documentaristico l'abiezione umana avrebbe potuto anche essere astrattamente interessante, ben altre capacità e competenze sarebbero state necessarie per scioccare, disgustare o impressionare lo spettatore.
A rendere l'opera ulteriormente scialba e quasi completamente priva di interesse è anche l'assenza di quei momenti deliziosamente trash propri di certe opere dei cineasti della vecchia guardia che si è voluto inopinatamente omaggiare nei titoli di coda. I menzionati Renato Polselli, Luigi Batzella, da tempo deceduti ed Andrea Bianchi, la cui dipartita sarebbe avvenuta da lì a poco, era gente che veniva da tanta gavetta e che tra mille difficoltà e budgets risicatissimi, sapeva comunque intrattenere il pubblico, anche muovendosi tra copioni squinternati o raccontando storie strampalate e campate per aria.
Con la scomparsa loro e di tanti altri maestri del cinema popolare, più o meno noti, più o meno acclamati, o semplicemente più o meno fortunati, è scomparso per sempre quel sano artigianato cinematografico che con pochi soldi ma con tanta fantasia e professionalità aveva saputo appassionare intere generazioni di spettatori, senza cedere alle logiche televisive, perchè non c'erano o non erano rilevanti, o peggio ancora alle lusinghe dei finanziamenti di regime, perchè non ce n'era bisogno.
Oggigiorno per chi voglia uscire dai mainstreams, dai blockbusters, o peggio ancora dagli inutili e noiosissimi films morettiani, mucciniani, sorrentiniani o virziani, trova solo prodotti come questo, invenduti, invendibili e invedibili.
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