alisduranti
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mercoledì 11 aprile 2012
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ridi, ti commuovi e ridi come raramente accade
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L'incidente di Ludo, un sempre bravissimo Jean Dujardin che continuiamo ad apprezzare dopo l'interpretazione da Oscar di The Artist, è il preludio per l'incontro della vecchia "comitiva" di amici nella casa al mare, una meravigliosa Cap Ferret, di Max, François Cluzet che abbiamo apprezzato in Quasi Amici. Lo schema è quello classico: amici che si raccontano, nascondono le debolezze e ne rivelano di nuove. Tutto si svolge con eleganza ed intelligenza. il film mai perde il ritmo di un copione che salta da una situazione personale all'altre giocando con ironia sui difetti di amici che si conoscono fin troppo bene. Ogni volta che un rapporto sembra incrinarsi irrimediabilmente riesce a saldarsi nuovamente.
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L'incidente di Ludo, un sempre bravissimo Jean Dujardin che continuiamo ad apprezzare dopo l'interpretazione da Oscar di The Artist, è il preludio per l'incontro della vecchia "comitiva" di amici nella casa al mare, una meravigliosa Cap Ferret, di Max, François Cluzet che abbiamo apprezzato in Quasi Amici. Lo schema è quello classico: amici che si raccontano, nascondono le debolezze e ne rivelano di nuove. Tutto si svolge con eleganza ed intelligenza. il film mai perde il ritmo di un copione che salta da una situazione personale all'altre giocando con ironia sui difetti di amici che si conoscono fin troppo bene. Ogni volta che un rapporto sembra incrinarsi irrimediabilmente riesce a saldarsi nuovamente. Splendido il rapporto tra Gilles Lellouche e Marion Cotillard che rievocano in ciascuno di noi un ricordo di qualche relazione passata. Finalmente un film che ti permette di ridere in maniera intelligente, di commuoverti al momento giusto senza però lasciarti mai nella disperazione, ma anzi facendoti capire quanto poi l'amicizia, quella vera, sia alla base di qualsiasi rapporto umano.
Piccole bugie tra amici scorre veloce e ti lascia pensare una volta che si esce dalla sala: una vera rarità di questi tempi al cinema. Come ultima annotazione una colonna sonora di primissimo livello: da Ben Arper passando per Damien Rice per finire con David Bowie. Un film da vedere, da consigliare e da vivere fino in fondo.
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luana
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mercoledì 11 aprile 2012
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un pasticcio melenso
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Banale.Trito,ritrito,stantio.L'unica situazione con un potenziale "drammaturgico" è quella dell'attrazione omosesessuale affidata al fascinoso Magimel...ma anche qui(a parte il fatto di lasciarla del tutto irrisolta) la "coppia" è sgangerata, surreale:non si capisce cosa trovi il bel Benoit nell'oggetto della sua passione. Per non parlare dell'altra coppia..quella del tontolone che corona il suo sogno d'amore con una donna chic e più che sveglia. La frustratissima moglie di Magimel (che si rifugia nei fumetti porno), quando si leva il sospetto di una certa inclinazione sessuale del marito fa finta di niente.Anzi, lo abbraccia pure.Mettici l'eterna single insoddisfatta che fa il duetto con l'altro diventato single dopo che la serenata al balcone (scena tremenda)non ha sortito effetto alcuno.
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Banale.Trito,ritrito,stantio.L'unica situazione con un potenziale "drammaturgico" è quella dell'attrazione omosesessuale affidata al fascinoso Magimel...ma anche qui(a parte il fatto di lasciarla del tutto irrisolta) la "coppia" è sgangerata, surreale:non si capisce cosa trovi il bel Benoit nell'oggetto della sua passione. Per non parlare dell'altra coppia..quella del tontolone che corona il suo sogno d'amore con una donna chic e più che sveglia. La frustratissima moglie di Magimel (che si rifugia nei fumetti porno), quando si leva il sospetto di una certa inclinazione sessuale del marito fa finta di niente.Anzi, lo abbraccia pure.Mettici l'eterna single insoddisfatta che fa il duetto con l'altro diventato single dopo che la serenata al balcone (scena tremenda)non ha sortito effetto alcuno.Mettici pure la gravidanza indesiderata e il robusto marinaio al quale vengono affidati i bilanci e la morale (sic!) del film che suonano davvero come patetismi da quattro soldi. E per finire se era una commedia...perchè ammorbarci con la lunga sequenza del funerale condendola anche con un grottesco abbraccio di riappacificazione tra i due amici "gay"..?.Ma questo Canet c'è o ci fa??!!
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m.d.c
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lunedì 9 aprile 2012
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piccole bugie sbiadite
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Il revival dei sentimenti in un periodo di imperante cinismo incombe sempre al cinema, lo dimostra il prolisso e fatalmente sbagliato Piccole bugie fra amici del sensazionalista Canet(discreto attore passato alla regia), che schiera il meglio su piazza che la scuola francese offre al momento in fatto di interpreti(gli oscarizzati Cotillard e Dujardin e il sempre bravo Cluzet) al servizio di una storia che gira a vuoto, dove gli stereotopi, le trovate effettistiche e le banalità più o meno furbe si sommano in una stridente alchimia. Il solito inossidabile gruppo di amici, alla vigilia di una vacanza in condivisione,si ritrova al capezzale di un membro del gruppo, vittima di un incidente stradale.
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Il revival dei sentimenti in un periodo di imperante cinismo incombe sempre al cinema, lo dimostra il prolisso e fatalmente sbagliato Piccole bugie fra amici del sensazionalista Canet(discreto attore passato alla regia), che schiera il meglio su piazza che la scuola francese offre al momento in fatto di interpreti(gli oscarizzati Cotillard e Dujardin e il sempre bravo Cluzet) al servizio di una storia che gira a vuoto, dove gli stereotopi, le trovate effettistiche e le banalità più o meno furbe si sommano in una stridente alchimia. Il solito inossidabile gruppo di amici, alla vigilia di una vacanza in condivisione,si ritrova al capezzale di un membro del gruppo, vittima di un incidente stradale. Assolta la formalità della visita, fra rimorsi e uno sbiadito ricorso all'ottimismo, il gruppo decide ugualmente di partire per la villa dell'imprenditore Cluzet dove il crocevia dei segreti, dei confronti più o meno serrati e delle frustrazioni matrimoniali va in scena con una programmatica prevedibilità narrativa. Il modello scoperto di Canet è naturalmente il Grande freddo, stessa coralità, stesso sfondo luttuoso,ma se Kasdan(l'autore che era allora e non è più stato) era riuscito a radiografare con sensibilità un'epoca, Canet non riesce a sfrondare la trama scivolando nelle trappole velenose del racconto a più voci come dimostra il finale dove, spingendo al massimo sul pedale del dramma,il regista architetta una chiusura che,ignorando il miracoloso pudore di Sautet, sembra strizzare l'occhio a una aggressione melodrammatica che rimanda a Muccino. Matteo De Chiara
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osteriacinematografo
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mercoledì 11 aprile 2012
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la nuova commedia francese
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Parigi.Dodo esce all’alba da una discoteca dopo una notte d’eccessi.Nel piano sequenza iniziale seguiamo il tragitto del suo scooter in una città semideserta,e l'incidente che lo conduce in ospedale in condizioni disperate.Gli amici di sempre accorrono e sfilano silenziosi e impotenti al suo capezzale.Rassicurati dai medici,decidono di partire per la vacanza che trascorrono ogni anno a Cap Ferret,dove Max possiede una villa a pochi passi dal mare.L’alibi che il gruppo costruisce per la “fuga” è basato sull’impossibilità di intervenire ed aiutare Dodo e sulla consapevolezza del lento decorso cui sarà sottoposto l’amico.
Giunti sulla costa atlantica,uomini,donne e bambini ripercorrono fedelmente il canovaccio su cui si sviluppano le loro dinamiche estive,fra jogging,bagni,gite in barca e pranzi di pesce dall’amico Jean-Louis,quasi a voler sfuggire il pensiero di Dodo,quasi a circoscriverlo in una parentesi mnemonica dai tratti incerti e trasognati.
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Parigi.Dodo esce all’alba da una discoteca dopo una notte d’eccessi.Nel piano sequenza iniziale seguiamo il tragitto del suo scooter in una città semideserta,e l'incidente che lo conduce in ospedale in condizioni disperate.Gli amici di sempre accorrono e sfilano silenziosi e impotenti al suo capezzale.Rassicurati dai medici,decidono di partire per la vacanza che trascorrono ogni anno a Cap Ferret,dove Max possiede una villa a pochi passi dal mare.L’alibi che il gruppo costruisce per la “fuga” è basato sull’impossibilità di intervenire ed aiutare Dodo e sulla consapevolezza del lento decorso cui sarà sottoposto l’amico.
Giunti sulla costa atlantica,uomini,donne e bambini ripercorrono fedelmente il canovaccio su cui si sviluppano le loro dinamiche estive,fra jogging,bagni,gite in barca e pranzi di pesce dall’amico Jean-Louis,quasi a voler sfuggire il pensiero di Dodo,quasi a circoscriverlo in una parentesi mnemonica dai tratti incerti e trasognati.
Nel gruppo si nascondono i personaggi più disparati.Max è un imprenditore di successo,pignolo e nevrotico,legato eccessivamente ai beni che possiede;Vincent è un fisioterapista in crisi d’identità,mentre sua moglie Isabelle vive silenziosamente l’insoddisfazione sessuale cui il marito l’ha costretta;Marie è una ninfomane incapace di sviluppare una relazione sentimentale stabile;Eric è un eterno ragazzino in cerca di avventure, immaturo e incapace di corrispondere degnamente l’amore di Lèa;Antoine è un sognatore legato all’amore di una vita con Juliette,a cui lega ogni suo pensiero;Jean-Louis è un uomo di mare selvaggio e affascinante,e rappresenta l’approdo sicuro cui tutti tendono placidamente.
Nonostante la cornice idilliaca che li avvolge e il vino in cui immergono il loro soggiorno, saranno tensioni e piccole omissioni ad emergere in modo prepotente sulla scena:le troppe situazioni irrisolte moltiplicheranno le incomprensioni,fino a incrinare notevolmente i rapporti interni di questa famiglia sui generis.Saranno poi la realtà e una verità definitiva a rimettere ogni cosa al proprio posto, spostando le priorità lungo una giusta scala di valori.
Il cinema francese continua a battere colpi interessanti e a produrre opere di grande valore in beata successione.Stavolta è il turno di Guillaume Canet,attore e regista di grandi prospettive;il giovane artista realizza un’opera corale avvalendosi di una storia classica e di un cast eccezionale:Jean Dujardin interpreta la maschera stravolta e sofferente di Dodo;Francois Cluzet l’ego accentratore e le fissazioni di Max;la splendida Marion Cotillard la fragilità e il fascino di Marie;Benoit Magimel l’ambiguità di Vincent;Laurent Lafitte il disincanto immacolato di Antoine;Joel Dupuch la solida e rassicurante franchezza di Jean-Loius;Gilles Lellouche il volto ammaliante e sornione di Eric.
Centocinquanta minuti di pellicola scorrono via con estrema leggerezza,e testimoniano il fatto che,per realizzare una buona opera cinematografica,non necessariamente serve una storia originale:a volte è sufficiente che il metodo sia originale,e questa generazione di attori francesi incarna realmente una novità a livello planetario,per la grazia,la sensibilità,l’umanità che sanno infondere ai personaggi cui danno vita;grazie alle loro performances e alla direzione di Canet,il film risulta intimo e credibile,così vicino ai rapporti interpersonali che si sviluppano realmente fra gli individui da sembrare vero.
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donni romani
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domenica 6 maggio 2012
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il grande freddo francese
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Inevitabile ripensare al "Grande Freddo" di Kasdan mentre si assiste alla terza regia di Canet, visto che riunisce un gruppo di amici in un interno fra bugie, piccoli rancori e grandi difficoltà. L'incipit è di quelli classici, un incidente dopo una notte in discoteca e Ludo (il Jean Dujardin di The Artist) finisce in rianimazione. Gli amici accorrono, preoccupati per lui, ma anche per le imminenti vacanze che solitamente trascorrono tutti insieme nella casa del più ricco di loro a Cap Ferret vicino Bordeaux e che dovrebbero iniziare di lì a pochi giorni.
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Inevitabile ripensare al "Grande Freddo" di Kasdan mentre si assiste alla terza regia di Canet, visto che riunisce un gruppo di amici in un interno fra bugie, piccoli rancori e grandi difficoltà. L'incipit è di quelli classici, un incidente dopo una notte in discoteca e Ludo (il Jean Dujardin di The Artist) finisce in rianimazione. Gli amici accorrono, preoccupati per lui, ma anche per le imminenti vacanze che solitamente trascorrono tutti insieme nella casa del più ricco di loro a Cap Ferret vicino Bordeaux e che dovrebbero iniziare di lì a pochi giorni. Decidono di accorciare le ferie ma non rinunciare, e già questo ci dice quanto i vari personaggi siano focalizzati su loro stessi e le proprie esigenze, chi preoccupato di recuperare il rapporto con l'ex fidanzata, chi turbato dalle confidenze di un amico di vecchia data che improvvisamente si scopre attratto da lui chi incapace di ammettere il vuoto della propria vita e chi obbligato a confrontarsi con una gravidanza che comporta responsabilità mai cercate. Ci saranno scontri, rivelazioni, sfoghi e riconciliazioni, ma ci sarà soprattutto spazio per mettere a nudo le piccole meschine verità che ognuno di noi si porta dentro senza neanche avere il coraggio di ammettere con se stesso. Sono personaggi umani, umanissimi quelli che Canet mette in campo e talvolta il loro ridere e scherzare mentre il loro amico lotta fra la vita e la morte infastidisce, ma è un fastidio positivo, perchè ci restituisce quella coscienza e quella consapevolezza che spesso la superficialità del quotidiano fanno dimenticare. La voce critica del più vecchio di loro, un grillo parlante che ha il coraggio di smascherare falsi buonismi e ipocrisie, ha il valore di uno schiaffo all'egocentrismo imperante e al superficialismo dilagante della società in cui si muovono questi trenta quarantenni parigini, ecologici e liberali, ma incapaci di staccarsi dai propri piccoli problemi esistenziali anche quando la tragedia è di fronte ai loro occhi. Punta il dito Canet, ma è anche indulgente con questi giovani adulti, rendendoli meno brutalmente negativi di quanto avrebbe potuto fare se avesse voluto affondare il coltello, e la scena finale ce li restituisce più umani nel dolore, più consapevoli di loro stessi e delle loro meschine rivendicazioni. Un film atipicamente lungo per la cinematografia francese, più di due ore e mezzo, che si prende tutto il tempo necessario per i silenzi e per le scene madri, per le lacrime e le risate, per emozionare e indignare, per commuovere e per far riflettere. Il tutto con una colonna sonora impeccabile, con pezzi magnifici e pieni di pathos che accompagnano magnificamente le scene più toccanti. Un gran film che in Francia ha avuto critiche contrastanti ed incassi stratosferici a testimonianza che quando si toccano corde private tanto sensibili le reazioni sono inevitabilmente le più varie, e a testimonianza che Canet ha messo in scena caratteri e persone (non personaggi) molto molto reali.
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alex2044
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martedì 10 aprile 2012
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un film che non convice ma si lascia vedere
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Sembra un controsenso ma la lunghezza (254 min.) è un pregio del film e non pesa. Malgrado il film sia diseguale che gli attori non siano tutti all'altezza della situazione ,il film scorre veloce e senza pause. E' vero i posti,il bacino di Arcachon e cap Ferret sono meravigliosi (per chi non li conosce valgono un viaggio) ma non sono sufficenti a spiegare l'arcano. Come mai un film così non lascia insoddisfatti ?
Misteri meravigliosi del cinema .
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anty_capp
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mercoledì 11 aprile 2012
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dujardin ancora con la lingua infortunata.
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Era da me molto atteso, poichè ripongo nei film francesi molta fiducia e di solito ricevo sempre del garbo dal loro modo di fare cinema; garbo che in questo caso è addirittura troppo. Con un po' di incisività e cinismo sarebbe diventato senza dubbio più intenso, invece questo Canet, compone un'orchestra di amici che mi sembra abbia poco da raccontare se non il fatto che, da subito, dimenticano il loro amico (Dujardin), in ospedale a vantaggio della loro vacanza, che dovrebbe essere densa di queste bugie che il titolo maltradotto in italiano lascia intendere. Le menzogne infatti c'entrano davvero poco, i piccoli fazzoletti senz'altro di più.
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Era da me molto atteso, poichè ripongo nei film francesi molta fiducia e di solito ricevo sempre del garbo dal loro modo di fare cinema; garbo che in questo caso è addirittura troppo. Con un po' di incisività e cinismo sarebbe diventato senza dubbio più intenso, invece questo Canet, compone un'orchestra di amici che mi sembra abbia poco da raccontare se non il fatto che, da subito, dimenticano il loro amico (Dujardin), in ospedale a vantaggio della loro vacanza, che dovrebbe essere densa di queste bugie che il titolo maltradotto in italiano lascia intendere. Le menzogne infatti c'entrano davvero poco, i piccoli fazzoletti senz'altro di più. E' incredibile come in Italia le pellicole estranee a quelle americane vengano manipolate nel titolo in un tale malo modo fino a sfigurare completamente la loro vera natura.
Il film è troppo lungo a mio avviso, tale lunghezza mi sembra imposta dal regista per far dimenticare opportunamente Ludo in ospedale anche allo spettatore quest'ultimo invece tende più all'anestesia da noia. Finale strappalacrime che in realtà non strappa perchè Dujardin non ha avuto il tempo di dare se stesso al pubblico e quindi di prendere quell'affetto che gli si sarebbe dovuto, vista l'importanza che ha nella trama del film e nell'amore degli amici.
Insomma dopo l'oscar Dujardin ancora non parla, inizio a dubitare delle sue capacità oratorie. Per quanto riguarda quelle facciali sono davvero encomiabili. Il filme è appena in linea per andare nelle sale per me. Canet poteva riguardarlo e correggerlo in fase di montaggio.
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cenox
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lunedì 26 novembre 2012
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le debolezze appartengono ad ognuno
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In questa commedia agrodolce, celebrata da un grande successo in patria, e con un ottimo cast di attori francesi, si narrano le vicissitudini di un gruppo di amici di lunga data. Il film ha un inizio drammatico: uscito dalla discoteca, Ludo, ha un incidente in scooter, e, portato in ospedale, è grave. Gli amici subito corrono da lui, ma, d'accordo, pensano che sia meglio non rinunciare alle vacanze assieme, nella speranza che al loro ritorno sia guarito. Ognuno porta con sè la propria storia ed i propri problemi, finendo egoisticamente per dimenticarsi del proprio amico in difficoltà. Il film ha una lunga durata (2 ore e mezza!), ma raramente lo si può definire lento.
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In questa commedia agrodolce, celebrata da un grande successo in patria, e con un ottimo cast di attori francesi, si narrano le vicissitudini di un gruppo di amici di lunga data. Il film ha un inizio drammatico: uscito dalla discoteca, Ludo, ha un incidente in scooter, e, portato in ospedale, è grave. Gli amici subito corrono da lui, ma, d'accordo, pensano che sia meglio non rinunciare alle vacanze assieme, nella speranza che al loro ritorno sia guarito. Ognuno porta con sè la propria storia ed i propri problemi, finendo egoisticamente per dimenticarsi del proprio amico in difficoltà. Il film ha una lunga durata (2 ore e mezza!), ma raramente lo si può definire lento.
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filippo catani
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sabato 18 maggio 2013
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vera amicizia?
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Un gruppo di amici sulla trentina decide di compiere la propria solita vacanza estiva presso la villa di uno di loro. Questo nonostante un membro del gruppo giaccia in ospedale in gravissime condizioni a seguito di un incidente.
Un triste ritratto di una serie di personaggi sulla trentina alle prese con problemi più o meno ridicoli se confrontati al vero dramma che quello che dovrebbe essere un loro caro amico sta attraversando (peraltro è stato anche fidanzato con una delle ragazze della comitiva). Per tutta (l'eccessiva) durata del film lo spettatore rimane a chiedersi: ma quando si renderanno conto che un loro amico sta morendo? Soprattutto è agghiacciante il momento in cui viene presa la decisione di partire comunque per la vacanze perchè tanto non si poteva fare nulla per lui (un po' di presenza in ospedale no?).
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Un gruppo di amici sulla trentina decide di compiere la propria solita vacanza estiva presso la villa di uno di loro. Questo nonostante un membro del gruppo giaccia in ospedale in gravissime condizioni a seguito di un incidente.
Un triste ritratto di una serie di personaggi sulla trentina alle prese con problemi più o meno ridicoli se confrontati al vero dramma che quello che dovrebbe essere un loro caro amico sta attraversando (peraltro è stato anche fidanzato con una delle ragazze della comitiva). Per tutta (l'eccessiva) durata del film lo spettatore rimane a chiedersi: ma quando si renderanno conto che un loro amico sta morendo? Soprattutto è agghiacciante il momento in cui viene presa la decisione di partire comunque per la vacanze perchè tanto non si poteva fare nulla per lui (un po' di presenza in ospedale no?). E quindi giù con il proprietario della villa che è irascibile e si preoccupa delle faine che gli rovinano la casa, un altro che ha scoperto di essere omosessuale, un paio che sono un autentico disastro con le donne e una ragazza alternativa che vive per gran parte dell'anno in Amazzonia ma non riesce a stringere legami affettivi con gli uomini. Insomma solo nel finale saranno scossi dal loro torpore da un vecchio pescatore che li metterà davanti alle loro meschinità e fragilità. Insomma siamo molto lontani dal Grande freddo e soprattutto si capisce l'intento del regista di mettere in luce questo tema di persone adulte ma insicure che si perdono in piccoli patemi perdendo il senso generale e smascherando certe piccole ipocrisie che si celano in tanti gruppi di amici ma la durata eccessiva e i personaggi troppo esasperati lasciano un po' l'amaro in bocca. Arrivato tardi in Italia sulla scia del successo avuto da due dei protagonisti con The Artist e Quasi Amici e la presenza della Cotillard, questa pellicola seppur regalando qualche guizzo non regala molto più e soprattutto lascia di stucco chi crede nell'amicizia vera e chi non si sognerebbe mai di partire per una vacanza sapendo l'amico in lotta tra vita e morte (cavandosela poi con una sorta di finale catartico).
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gabri.peter
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giovedì 21 novembre 2013
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...sono importanti le parole...
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Un'immagine che segna un destino, una vita intera che cambia nella forza di un attimo. Un'amicizia legata a ciò che fa più paura quando affidi la tua vita ad un'altra persona, ad un'altra anima, un'amicizia costruita su paure, bugie. La paura di essere onesti, la paura di sbagliare, di dire una verità scomoda, che non può essere digerita, perchè la verità è sempre difficile da mandare giù.
Ludo, dopo un'altra notte in discoteca, ha un grave incidente stradale. Ricoverato d'urgenza in ospedale, si ritrova accanto gli amici di sempre, quelli di una vita intera, quelli che non ti abbandonano, quelli che non ti giudicano, quelli che restano accanto quando la vita ti prende a calci.
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Un'immagine che segna un destino, una vita intera che cambia nella forza di un attimo. Un'amicizia legata a ciò che fa più paura quando affidi la tua vita ad un'altra persona, ad un'altra anima, un'amicizia costruita su paure, bugie. La paura di essere onesti, la paura di sbagliare, di dire una verità scomoda, che non può essere digerita, perchè la verità è sempre difficile da mandare giù.
Ludo, dopo un'altra notte in discoteca, ha un grave incidente stradale. Ricoverato d'urgenza in ospedale, si ritrova accanto gli amici di sempre, quelli di una vita intera, quelli che non ti abbandonano, quelli che non ti giudicano, quelli che restano accanto quando la vita ti prende a calci. Ma non questa volta. Perchè quegli stessi amici, quelle stesse persone che un tempo hanno alleviato i tuoi dolori, dopo pochi minuti dall'inizio di quello che si presenta come un film da vedere e rivedere, e vedere ancora una volta, lasciano il capezzale di Ludo dopo essersi assicurati che riceverà tutte le cure dovute. Perchè l'estate è li, alle porte, e non attende nessuno. Perchè è inutile restare accanto ad una persona per la quale non puoi fare nulla, se non tenerle la mano, preghere, sperare. E così la realtà viene a galla, emerge in una serie di sguardi egoisti, parole vuote, pensieri e verità non dette. Ma la vita non va sempre come vogliamo.
Un gruppo di amici che, tra una battuta e l'altra, mostra, forse per la prima volta, che senza verità l'amicizia non ha diritto di essere chiamata tale. Un gruppo di amici che resta chiuso in quel mondo fatto di apparenze, e ancora quelle parole non dette, quelle verità nascoste. Fino al momento in cui sarà la vita stessa a metterli davanti ad un dolore per cui, quell'amicizia, potrà finalmente essere reale, vera. Omofobia, cinismo, il desiderio di mostrare, sempre e comunque, quella superiorità che non può e non deve appartenere ad un sentimento tanto grande che, forse, supera anche l'amore. Perchè le storie, importanti o meno che siano, finiscono... Ma quell'amico, quello vero, ti resterà accanto per sempre. E così, tra una bugia e l'altra, rabbia, falsità e finzione, lo spettatore giunge, tra una lacrima e un sorriso, a porsi quella domanda a cui, ancora oggi, è difficile dare una risposta che non sia scontata: Cos'è realmente l'amicizia?
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