La donna che canta |
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Un film di Denis Villeneuve.
Con Lubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Remy Girard, Abdelghafour Elaaziz.
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Titolo originale Incendies.
Drammatico,
durata 130 min.
- Canada 2010.
- Lucky Red
uscita venerdì 21 gennaio 2011.
MYMONETRO
La donna che canta ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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quando si vuole strafare
di mauro.tFeedback: |
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giovedì 4 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Traendo spunti da “Edipo re” e da “La casa degli spiriti”, il film avrebbe il lodevole intento di parlare della guerra che ha insanguinato il Libano tra gli anni ’70 e ‘80. La storia parte dal Canada: i due figli di una signora defunta, nativa del Libano, davanti alla lettura del testamento da parte del notaio, vengono a sapere di avere un fratello e il padre ancora vivo, ai quali la madre ha lasciato dei messaggi. Il ragazzo non ne vuole sapere, ma la ragazza parte per il Libano e si mette a indagare. Ricostruisce così a poco a poco la storia della madre, ripudiata dalla famiglia per esser rimasta incinta da giovane, passata alla lotta armata dei palestinesi (?) dopo aver visto gli orrori dei cristiano-nazionalisti, imprigionata per aver ucciso un importante esponente politico e stuprata in carcere. Solo alla fine il figlio refrattario partecipa alle ricerche iniziate dalla sorella, e i due fratelli si troveranno di fronte ad una verità agghiacciante. Il film ci riuscirebbe egregiamente a rendere l’orrore, se gli autori non decidessero di curvare la storia in un melodramma dove parecchi aspetti risultano inverosimili, a partire dall’età dei personaggi (quanti anni dovrebbe avere il torturatore del carcere?), per continuare con il passaggio di alcuni protagonisti da una parte all’altra dello schieramento politico, che nel caso del ragazzo cresciuto in orfanotrofio appare gratuito, per finire con l’onniscienza della casta dei notai, i quali riescono a reperire documenti in una realtà dove il buon senso ne suggerirebbe la scarsa plausibilità. Ed è proprio la sensazione di una storia artefatta, in cui appare evidente lo sforzo di colpire le viscere, che toglie valore a un film partito bene. La storia degli affetti avrebbe esaltato uno scenario storico spaventoso, ma purtroppo il film, con le sue forzature nella trama, rischia di lasciare perplessi sulla credibilità, un po’ irritati per un uso allegorico della matematica che c’entra come i cavoli a merenda e con la sensazione di aver tolto qualcosa alla rappresentazione di una delle più terribili guerre civili degli ultimi decenni.
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