Grace

Grace e' "risorta" dopo essere morta durante il parto. Il film non suggerisce chi l'ha fatta tornare in vita, ma semina di simboli neri e mortiferi l'ambiente in cui vive la bambina insieme alla madre. La madre si isola dal mondo per proteggere la sua bambina e condividerne in segreto l'insana attrazione per il sangue. Il film elabora la classica simbologia satanica (puzza, mosche, carogne, gatti neri), cancellando intenzionalmente e completamente il diavolo. Si lascia allo spettatore la scelta di spingere la lettura del film sul piano forzato dell'irrazionalismo demoniaco o di limitarne la lettura al constatare una deviazione malata e grottesca, senza aggiungere nulla. Un film dannatamente freak piu'che maledettamente satanico, che gira su di un piano tutto estetico cio' che "Rosemary baby" faceva su quello psicologico. L'estetica di questo film si esprime nei caldi controluce, nei lenti tempi di immagine, nei suoni sussurrati. Il commento sonoro, spesso appena avvertibile, ricorda da vicino sonorizzazioni usate da Lynch, in stile Badalamenti. Domina il sangue, che urta lo spettatore con simboliche immagini, piu' che visimanete, concettualmente oltraggiose. La fisicita' della maternita' e' violentata dall'immagine della madre che si offre totalmente alla figlia cannibale, non soltanto in senso affettivo. Fino all'aberrante icona dal biberon pieno di sangue, che diventa iperbole grottesca, quando il ciucciotto non funziona piu', ostruito dal liquido rosso coagulato. Il pubblico che apprezza "Grace" non cerca storie intriganti o tensione immediata e sconvolgente, ma preferisce l'iperbole di un orrore tutto stilistico, che sconfina nel non-sense. Significativa la svolta finale spudoratamente freak, sottolineanta dall'ambientazione all'interno del camper. Sulla maternita' si era esibito il francese "A l'interieur", usando tinte forti e rivoltanti, invece "Grace" si mantiene piu' in equilibrio sul filo di una patologia psicotica figurata. Un'opera abbastanza freak, drammatica, un poco bizzarra, a tratti quasi ironica, aberrante e non orripilante, per un pubblico non cosi' lontano da quello di "Antichrist".