Radio America |
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Un film di Robert Altman.
Con Woody Harrelson, Tommy Lee Jones, Garrison Keillor, Kevin Kline, Lindsay Lohan.
continua»
Titolo originale A Prairie Home Companion.
Commedia,
durata 100 min.
- USA 2006.
uscita giovedì 1 giugno 2006.
MYMONETRO
Radio America
valutazione media:
3,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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CI CHIAMEREMO ASFODELOdi A,Feedback: 0 |
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lunedì 12 giugno 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le ombre dei defunti secondo i Greci vagavano sui prati di asfodeli, fiori raccolti in grappolo su un lungo fusto associati al culto delle divinità dell’oltretomba probabilmente per l’aspetto spettrale quando erano mossi dal vento nella semioscurità; il nome asfodelo però è musica per le orecchie e Altman, nel suo ultimo capolavoro “Radio America”, lo dà agli angeli bianchi che hanno la funzione di accompagnare i vivi nell’aldilà. Per una porta che si chiude se ne apre un’altra, dice filosoficamente una delle protagoniste, ma non è così semplice: una civiltà in via di estinzione e la vita di ognuno cosa lasciano dietro di sé? Il cineasta arrivato all’età di 81 anni avverte l’urgenza di cercare una risposta, e lo fa da artista, come sempre, lasciando intuire che la forza dell’immaginazione e la libera inventiva sono l’unica forma di saggezza destinata a sopravvivere agli uomini e ai loro effimeri imperi: nessuno sfugge al destino, né gli individui né i popoli, ma si può morire o in un malinconico silenzio o restando vivi fino all’ultimo, cantando a squarciagola nell’attesa del “tra poco”, ridendo fino alle lacrime per battute sguaiate o barzellette insulse. Dopo l’11 settembre più o meno inconsciamente chiediamo a scrittori e cineasti di parlarci della fine: molti, e sono i più, scelgono di farsi fiacchi cantori dell’abisso, invece, Altman, analogamente a un altro grande Maestro del cinema contemporaneo il cinquantenne Almodovar, tira fuori dal cappello a cilindro del geniale prestigiatore l’energia vitale esercitata dall’invisibile sul visibile. A distanza di trent’anni il regista riscrive la sua opera più significativa Nashiville recuperandone la plurivocità per rappresentare le mille anime di una sola Nazione ma nello stesso tempo guardando al suo intuibile crepuscolo ne evoca, con un sorriso orgoglioso e malinconico, la fragilità in una prospettiva eterna e metafisica: là c’erano le contraddizioni esplosive di una Paese e il tempo nella sua linearità, qui la morte è la zona di convergenza fra passato, presente e futuro, fra terreno e spirituale, fra cultura alta e folclore, fra lo sberleffo e la maschera tragica, fra un qua sfuggente e un là inconoscibile. Un vecchio chiude gli occhi per sempre mentre attende al buio l’amante, un’adolescente scrive poesie sul modo migliore per congedarsi dal mondo, una incantevole bionda ha un incidente ridendo mentre ascolta alla radio una sciocca storiella di pinguini in smoking e viene trasformata nell’angelo Asfodelo, eterea apparizione in soprabito chiaro per chi è destinato prima o poi ad uscire di scena, A prairie company una trasmissione radiofonica diffusa in diretta alla presenza del pubblico in un teatro del Minnesota dà vita per l’ultima volta al più effervescente degli spettacoli: la nenia funebre diventa cosi uno squillante e gioioso inno alla vita e alla sua multiforme sacralità. Altman simula la conclusione di un programma di successo per fare di un glorioso commiato il corteo trionfale dell’esistenza, in cui il canto di un passerotto, Fitzgerald, i quadri di Hopper, il detective duro e la femme fatale, le divagazioni improvvisate su un nastro isolante, le barzellette insipide, la versione sboccata della genesi di una coppia di patetici cowboy canterini, le canzoni popolari, la musica country, le freddure, ovvero il carnevalesco e il sublime lasciano lo stesso rimpianto. Ed altri saranno chiamati a fare i conti con l’imprevedibile domani, noi porteremo il nome di Asfodelo.
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