lollino
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mercoledì 2 gennaio 2013
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ebete
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davide
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giovedì 22 maggio 2008
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da guardare, questo è certo
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Non ascoltate questi buffoni. E' da vedere. Guardatelo, senza ombra di dubbio.
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gianluca stanzani
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sabato 17 maggio 2008
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una pagliacciata narcisistica
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Qual è quella linea sottile che demarca due territori contigui molto spesso ambigui di fatto obliqui, chiamatisi talvolta satira talvolta insulto? Qual è quel confine impalpabile secante il giornalismo d'inchiesta e la commediola farsesca? Come sopra. Il nulla indistinto prevale. Non servono paletti o recinzioni di sorta. Tutto viene travolto da un blob imperioso, che getta via col bambino anche l'acqua sporca.
Non nego le verità dette sul nostro “esimio” premier, democraticamente eletto. Sul suo uso strumentale, a fini personali, del potere elettorale, ma ciò non toglie che la montagna abbia partorito un misero topolino. Come disse Montanelli: “La libertà di stampa c'è ma bisogna imparare a usarla” e aggiungo io: “.
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Qual è quella linea sottile che demarca due territori contigui molto spesso ambigui di fatto obliqui, chiamatisi talvolta satira talvolta insulto? Qual è quel confine impalpabile secante il giornalismo d'inchiesta e la commediola farsesca? Come sopra. Il nulla indistinto prevale. Non servono paletti o recinzioni di sorta. Tutto viene travolto da un blob imperioso, che getta via col bambino anche l'acqua sporca.
Non nego le verità dette sul nostro “esimio” premier, democraticamente eletto. Sul suo uso strumentale, a fini personali, del potere elettorale, ma ciò non toglie che la montagna abbia partorito un misero topolino. Come disse Montanelli: “La libertà di stampa c'è ma bisogna imparare a usarla” e aggiungo io: “...e a certe persone che non la sanno usare, bisognerebbe pure toglierla!” Concludo con Guzzanti padre: “In una lettera privata Sabina mi dice: tu fai parte di un'accolita di delinquenti, quindi che vuoi da me? Forza Italia e la Cdl sono sinonimo di mafia, razzismo, fascismo, antidemocrazia. Chi ha votato per questa fogna merita ogni disgrazia... Non sono le parole esatte ma i concetti erano questi”.
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michele pietragallo
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sabato 12 aprile 2008
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bruttino ma onesto, onesto ma bruttino
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Sabina Guzzanti è un’enfant terrible televisiva che gioca a fare cinema. Ci aveva dato un saggio delle sue (minime) qualità registiche già nel 2002 con "Bimba – È clonata una stella", commediola con spunti di riflessione sull’aleatorietà del mondo dello spettacolo. Con "Viva Zapatero!" (2005) la recidiva Sabina torna a occuparsi, questa volta più direttamente, di tv. Proprio da una vicenda televisiva del 2003 parte questo documentario, quando la commissione di vigilanza RAI formata per 4/5 da rappresentanti dell’allora governo Berlusconi giudicò inappropriata una sua trasmissione satirica andata in onda in una sola puntata nel novembre 2003: Raiot. Il danno: oscuramento del programma per vilipendio ingiustificato della figura del Presidente del Consiglio.
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Sabina Guzzanti è un’enfant terrible televisiva che gioca a fare cinema. Ci aveva dato un saggio delle sue (minime) qualità registiche già nel 2002 con "Bimba – È clonata una stella", commediola con spunti di riflessione sull’aleatorietà del mondo dello spettacolo. Con "Viva Zapatero!" (2005) la recidiva Sabina torna a occuparsi, questa volta più direttamente, di tv. Proprio da una vicenda televisiva del 2003 parte questo documentario, quando la commissione di vigilanza RAI formata per 4/5 da rappresentanti dell’allora governo Berlusconi giudicò inappropriata una sua trasmissione satirica andata in onda in una sola puntata nel novembre 2003: Raiot. Il danno: oscuramento del programma per vilipendio ingiustificato della figura del Presidente del Consiglio. La beffa: querela per diffamazione da parte di quanti si sentirono offesi (giudicata poi priva di fondamento da parte dei giudici). Temi seri, quindi, come libertà e democrazia, censura e libertà d’espressione. Attraverso la tecnica dell’intervista estemporanea Guzzanti smaschera la malafede dei suoi censori colpevoli del “misfatto” votati solo a salvaguardare gli interessi della propria parte politica. Quelli che hanno imbavagliato Guzzanti, quelli che si scoprono sociologi, filologi e teorici della critica massmediologica fornendo divertenti quanto arbitrarie interpretazioni del concetto di satira scopriamo essere vittime di una rigidità mentale che ha del grottesco, quindi inoffensiva in quanto troppo esagerata. Niente di cui preoccuparsi? Forse no. Perché Guzzanti non è la prima vittima della censura, ma poggia su spalle solide, quelle di Biagi, Santoro, De Bortoli e il film ha l’indubbio merito di istruire il pubblico su queste vicende, sui meccanismi della censura e i criteri legislativi che la regolano (si tirano in ballo l’art. 21 e la legge Gasparri) oltre che fornire ai profani argomentazioni “ragionate” di addetti ai lavori che commentano con cognizione di causa la questione. Gli intellettuali Canfora e Fo spiegano a ragion veduta perché la trasmissione fosse da considerarsi a pieno titolo satirica (nessun oltraggio quindi) in quanto si avvaleva del paradosso di cui gode questo genere letterario, cioè la critica incondizionata attraverso il riso e la battuta. Comici come Paolo Rossi e Rory Bremner mettono bene in risalto, da parte loro, come in Italia la satira non sia possibile perché osteggiata all’origine dalla paura del potere, a differenza di quanto accade in Francia e Gran Bretagna. La vera forza del film sono senz’altro i momenti comici in cui abbiamo il piacere di rivedere un irresistibile Marcorè imitare un Gasparri più vero del vero o le imitazioni berlusconiane di Sabina. Proprio la dirompente vis comica dell’autrice suggerisce indirettamente l’idea di un’immediatezza troppo disordinata: ma come potrebbe essere altrimenti? Non sarebbe giusto voler giudicare il film secondo criteri squisitamente cinematografici. Come si può parlare di “struttura narrativa” per un documentario dettato dall’esigenza eruttata dalla rabbia di chi si è visto silurare dalla tv di Stato per oscure ragioni? Un tentativo onesto di rivendicare i propri diritti e un grande sforzo di raccontare come vanno veramente le cose in politica. Onesto come il pianto di Pieroni, del “Corriere della Sera”, per l’umiliazione subita da Biagi, cacciato dalla RAI a mezzo di una lettera con ricevuta di ritorno.
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michele pietragallo
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martedì 8 aprile 2008
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onesto ma bruttino, bruttino ma onesto.
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Sabina Guzzanti è un’enfant terrible televisiva che gioca a fare cinema. Ci aveva dato un saggio delle sue (minime) qualità registiche già nel 2002 con "Bimba – È clonata una stella", commediola con spunti di riflessione sull’aleatorietà del mondo dello spettacolo.
Con "Viva Zapatero!" (2005) la recidiva Sabina torna a occuparsi, questa volta più direttamente, di tv. Proprio da una vicenda televisiva del 2003 parte questo documentario, quando la commissione di vigilanza RAI formata per 4/5 da rappresentanti dell’allora governo Berlusconi giudicò inappropriata una sua trasmissione satirica andata in onda in una sola puntata nel novembre 2003: Raiot. Il danno: oscuramento del programma per vilipendio ingiustificato della figura del Presidente del Consiglio.
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Sabina Guzzanti è un’enfant terrible televisiva che gioca a fare cinema. Ci aveva dato un saggio delle sue (minime) qualità registiche già nel 2002 con "Bimba – È clonata una stella", commediola con spunti di riflessione sull’aleatorietà del mondo dello spettacolo.
Con "Viva Zapatero!" (2005) la recidiva Sabina torna a occuparsi, questa volta più direttamente, di tv. Proprio da una vicenda televisiva del 2003 parte questo documentario, quando la commissione di vigilanza RAI formata per 4/5 da rappresentanti dell’allora governo Berlusconi giudicò inappropriata una sua trasmissione satirica andata in onda in una sola puntata nel novembre 2003: Raiot. Il danno: oscuramento del programma per vilipendio ingiustificato della figura del Presidente del Consiglio. La beffa: querela per diffamazione da parte di quanti si sentirono offesi (giudicata poi priva di fondamento da parte dei giudici). Temi seri, quindi, come libertà e democrazia, censura e libertà d’espressione.
Attraverso la tecnica dell’intervista estemporanea Guzzanti smaschera la malafede dei suoi censori colpevoli del “misfatto” votati solo a salvaguardare gli interessi della propria parte politica. Quelli che hanno imbavagliato Guzzanti, quelli che si scoprono sociologi, filologi e teorici della critica massmediologica fornendo divertenti quanto arbitrarie interpretazioni del concetto di satira scopriamo essere vittime di una rigidità mentale che ha del grottesco, quindi inoffensiva in quanto troppo esagerata.
Niente di cui preoccuparsi? Forse no. Perché Guzzanti non è la prima vittima della censura, ma poggia su spalle solide, quelle di Biagi, Santoro, De Bortoli e il film ha l’indubbio merito di istruire il pubblico su queste vicende, sui meccanismi della censura e i criteri legislativi che la regolano (si tirano in ballo l’art. 21 e la legge Gasparri) oltre che fornire ai profani argomentazioni “ragionate” di addetti ai lavori che commentano con cognizione di causa la questione. Gli intellettuali Canfora e Fo spiegano a ragion veduta perché la trasmissione fosse da considerarsi a pieno titolo satirica (nessun oltraggio quindi) in quanto si avvaleva del paradosso di cui gode questo genere letterario, cioè la critica incondizionata attraverso il riso e la battuta. Comici come Paolo Rossi e Rory Bremner mettono bene in risalto, da parte loro, come in Italia la satira non sia possibile perché osteggiata all’origine dalla paura del potere, a differenza di quanto accade in Francia e Gran Bretagna.
La vera forza del film sono senz’altro i momenti comici in cui abbiamo il piacere di rivedere un irresistibile Marcorè imitare un Gasparri più vero del vero o le imitazioni berlusconiane di Sabina. Proprio la dirompente vis comica dell’autrice suggerisce indirettamente l’idea di un’immediatezza troppo disordinata: ma come potrebbe essere altrimenti? Non sarebbe giusto voler giudicare il film secondo criteri squisitamente cinematografici. Come si può parlare di “struttura narrativa” per un documentario dettato dall’esigenza eruttata dalla rabbia di chi si è visto silurare dalla tv di Stato per oscure ragioni? Un tentativo onesto di rivendicare i propri diritti e un grande sforzo di raccontare come vanno veramente le cose in politica. Onesto come il pianto di Pieroni, del “Corriere della Sera”, per l’umiliazione subita da Biagi, cacciato dalla RAI a mezzo di una lettera con ricevuta di ritorno.
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marx
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lunedì 4 febbraio 2008
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un film di destra
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Questo della Guzzanti è uno spregevole film commerciale (di destra) che cavalca il successo di Berlusconi per avere successo. Non è cinema. Guardate invece i film di Ciprì e Maresco. Loro sì che sono di sinistra.
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elio
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mercoledì 26 settembre 2007
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sembrate tanti fessi
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In italia c'è una censura terribile e questo determina la presenza di tanti fessi che credono di essere controllati da comunisti cattivoni e non da un ometto che controlla tv, giornali ecc. ecc.
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marco e 91
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giovedì 9 agosto 2007
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che schifo
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Documentario scandalosamente penoso e ipocrita girato da una incompetente
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bobo89
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martedì 20 febbraio 2007
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grande
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Bel documentario..Fatto meravigliosamente ...Finalmente qualcuno ke denunci lo strapotere di Berlusconi
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luca
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lunedì 19 febbraio 2007
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futurismo
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"Viva Zapatero!" è la testimonianza di un artista dall'intelligenza acuta e dalla grande sensibilità. Al di là della qualità stilistica (dal mio punto di vista per nulla "scadente", come ho potuto leggere nei commenti) ciò che colpisce è la grande emotività; è "girato col cuore", sull'onda della rabbia e dell'amore per un paese che chiunque abbia colto il senso di questo lavoro percepisce come allo sbando, regredito, immaturo: da sterelizzare e ricostruire. Dubito sia stato concepito per vincere Oscar o Leoni d'Oro, sebbene premi ne abbia pure ricevuti. E' la voce di una donna coraggiosa a cui è stata tappata la bocca, non importa se di sinistra giacchè nel resto d'Europa il "caso Italia" (non "caso Berlusconi", badate) è noto e dibattuto.
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"Viva Zapatero!" è la testimonianza di un artista dall'intelligenza acuta e dalla grande sensibilità. Al di là della qualità stilistica (dal mio punto di vista per nulla "scadente", come ho potuto leggere nei commenti) ciò che colpisce è la grande emotività; è "girato col cuore", sull'onda della rabbia e dell'amore per un paese che chiunque abbia colto il senso di questo lavoro percepisce come allo sbando, regredito, immaturo: da sterelizzare e ricostruire. Dubito sia stato concepito per vincere Oscar o Leoni d'Oro, sebbene premi ne abbia pure ricevuti. E' la voce di una donna coraggiosa a cui è stata tappata la bocca, non importa se di sinistra giacchè nel resto d'Europa il "caso Italia" (non "caso Berlusconi", badate) è noto e dibattuto. Avete scritto che "la Guzzanti prende ogni occasione come pretesto per parlare di sè"... vorrei ben vedere! Riuscireste a concepire un documentario che parli di censura di regime con freddezza e "giornalistico distacco" quando ne siete stati voi stessi vittime?! Chiunque abbia un briciolo di anima non ci riuscirebbe. E' la sua vita, il suo caso, la sua sofferenza; è l'arte che le hanno negato, le menzogne che hanno impedito che smascherasse; sono le intimidazioni e le umiliazioni che Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi, Marco Travaglio e tutti gli altri hanno dovuto subire per la spietatezza di un esecutivo e la complice, omertosa, interessata fiacchezza di un'opposizione! E qui non si parla di propaganda "di sinistra" o peggio "rossa": Indro Montanelli ha criticato l'operato di Berlusconi e quello di Fini definendolo "squadrista", e Travaglio non è certo un militante di sinistra! Per quel che riguarda me, sono disgustato dall'arroganza di Berlusconi e irritato dai politici di centro-sinistra che considero aridi di carisma e insulsi quando propagandano fragili promesse consumate nel vassallggio ai poteri forti delle banche e delle multinazionali. Mai una destra severa e carismatica, mai una sinistra idealista e vivace! Se questa è l'Italia, confido che possa cambiare, evocando la rabbia delicata di Sabina Guzzanti, il fuoco passionale di Moretti, la tristezza pacata di Travaglio, nella speranza che emergano politici che non bivacchino soltanto del "divide et impera" ma riscattino valori condivisi da tutti e rifondino un'Italia degna di forgiarsi del nome di Stato Democratico, in cui il Popolo SA, RIFLETTE, SCEGLIE e in definitiva GOVERNA.
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