La fabbrica di cioccolato

Contenuto: buonista, scontato, inutile. Inutile perchè c'è l'Incanto. Immagini, gag, colori, follia, scoiattoli, fantasia, forma, dettagli, flash, magia, piacere: in una parola, incanto. La forma travolgente che fa dimenticare che si tratta di una banaluccia fiaba per bambini. In fondo, si sa, le prove sono tanto più straordinarie quanto più difficili sono. E cosa c'è di più difficile che rendere straordinario l'ordinario? e cosa c'è di più ordinario che la storia de "La fabbrica di cioccolato"? Uscita dalla sala, inebriata dall'ondata di follia creativa che mi ha fatto ripetere "Tim Burton. Io ti amo" per tutta la durata del film, ho iniziato a riprendere conoscenza. Ho ricominciato a pensare. E ho pensato alla trama banale, agli accenni vagamente ma non troppo di stampo pederasta, e ho detto: eppure mi è piaciuto. Il film è stato un'iniezione prolungata di felicità, di anormalità, di suoni, colori, fantasia pura pura pura. Tornare alla realtà, tornare a pensare, tutto è sembrato strano dopo aver vissuto due quattro dieci ore -non so più quanto, non so più se- in un altro mondo, diverso, inconcepibile nel nostro. Ero vulnerabile in quelle ore -ti amo Tim Burton ti amo- ero pazza ero felice ero spensierata ero strana ero presa ero travolta ero incantata ero di nuovo bambina. Aiuto, non ricordavo come fosse essere bambini. Ho i brividi adesso che scrivo. Ogni tanto saltello canticchiando "Willy Wonka, Willy Wonka" e i miei amici mi prendono in giro. Ma mi ha preso più Tim Burton. Molto di più. Mi ha incantata. E si sa, gli incantesimi sono più potenti delle prese in giro. Non lo sapevate? Si vede che è tanto che non siete bambini. Travolgimi, Tim Burton, Incantami ancora. Incantami ancora.