paola di giuseppe
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lunedì 3 maggio 2010
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samurai new age
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Zatōichi è uno jidaigeki, film storico in costume ma il medioevo qui è leggendario e siamo in un villaggio di contadini infestato da bande rivali della yakuza.
C’è un eroe che ricorda Sanjuro di Kurosawa,ma non è un ronin,non va in cerca di ingaggi. Personaggio molto noto in Giappone,Zatoichi è un massaggiatore cieco esperto di arti marziali che farà il finimondo nel paese eliminando tutto il marcio.
Il regista marca la differenza del suo eroe rispetto all’originale quando dice “Zatoichi è un supereroe dal sapore decisamente hollywoodiano, è una sorta di angelo sterminatore, ovunque vada una striscia di sangue lo segue. Il ritmo è stato un elemento cruciale in questo film,non solo nelle scene danzate ma anche in quelle drammatiche e soprattutto nelle sequenze dei combattimenti di Zatoichi.
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Zatōichi è uno jidaigeki, film storico in costume ma il medioevo qui è leggendario e siamo in un villaggio di contadini infestato da bande rivali della yakuza.
C’è un eroe che ricorda Sanjuro di Kurosawa,ma non è un ronin,non va in cerca di ingaggi. Personaggio molto noto in Giappone,Zatoichi è un massaggiatore cieco esperto di arti marziali che farà il finimondo nel paese eliminando tutto il marcio.
Il regista marca la differenza del suo eroe rispetto all’originale quando dice “Zatoichi è un supereroe dal sapore decisamente hollywoodiano, è una sorta di angelo sterminatore, ovunque vada una striscia di sangue lo segue. Il ritmo è stato un elemento cruciale in questo film,non solo nelle scene danzate ma anche in quelle drammatiche e soprattutto nelle sequenze dei combattimenti di Zatoichi.”
Ed è infatti il ritmo quello che più risalta in questo lungometraggio che afferra,trascina,è ricco di colpi di scena, non si contano i passaggi che il montaggio alternato mette in catalogo, nella simultaneità,lungo il tempo reale del plot,e nella profondità,in sbalzi frequenti da un piano temporale all’altro (nella danza finale Kitano mette in scena addirittura un flash back vivente delle due geishe,ora bambine e un attimo dopo adulte,in un naturalissimo movimento del passo di ballo).
Ruotano bastoni,pugnali e katane ad un ritmo indiavolato;battono a passo di danza i piedi dei contadini sul terreno e volano in aria zappe;corre urlando mezzo nudo e mezzo armato l’idiota del villaggio che vuol diventare samurai e uno dei ciocchi di legno che Zatoichi sta tagliando e affastellando,lanciandoli alle sue spalle con superba mira,lo colpisce in perfetta sincronia mentre passa,stendendolo a terra;ci offre un delizioso saggio di nichibu O-Sei, l’ermafrodito/geisha, accompagnata dallo shamisen della sorella (ma l’impugnatura del delicato strumento nasconde una spada,e spunta anche quella al momento giusto e due geishe con katana contro una banda yazuka solo Kitano poteva inventarle!); infine, un bellissimo misto di danza folkloristica giapponese con movenze da tip tap sarà la festa di chiusura nel villaggio. La musica di Keiichi Suzuki raccoglie bene il testimone di Joe Hisaishi (“diventato troppo caro”, confida Kitano)
Zatoichi fa fuori tutto l’arsenale di giavellotti, pugnali, katane e bastoni dei prepotenti taglieggiatori dei contadini con mirabolanti piroette della sua katana,scene di combattimento in puro stile ninja, con schizzi di sangue dappertutto,creano una esagerazione visiva quasi esilarante,ma ecco all’improvviso aprirsi un tranquillo interno al gusto del sakè, il ronin (ce n’è uno,ha una sua storia che fa da sub-plot) guarda con amore la moglie malata per cui deve combattere e guadagnar soldi,la risacca scioglie placida il sangue e sfiora i cadaveri sparsi sulla riva,sfilano personaggi per cui riaffiora quella capacità incredibile di Kitano di andare dritto in fondo ad un cuore senza bisogno di parole.
C’è una lunga strada alle spalle di Kitano,e su questa anche il grande Kurosawa con i suoi Sette Samurai dal cuore buono che aiutano i contadini,o il cinico ma inflessibile Sanjuro che arriva,ammazza e va via.C’è anche la pistola che spunta all’improvviso in mezzo al roteare di lame e fa una ben magra figura come ne La sfida del Samurai.
E infine la pioggia,i famosi diluvi di Kurosawa “La scena sotto la pioggia è il mio omaggio a questo grandissimo regista”. Che dire ancora? C’è divertimento assicurato, e a quello Kitano tiene molto.
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g.
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venerdì 28 novembre 2003
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l'eroe che vorresti sempre avere accanto
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Un viandante, tra villaggi rurali di un Giappone immerso nel suo ottocento. Lui è cieco, ha un bastone. Passo che sembra incerto. Falsa vulnerabilità. Una maschera che attira come una calamita l'attenzione. Tutto gira intorno a lui. Un bambino gli ruba il suo bastone, per due soldi, che mai avrà. Il viandante fa presto giustizia. Gesti improvvisi e veloci, implacabili. Senti di volerlo accompagnare, di essere insieme a lui, lungo la strada. Strada piena di malvagità. Di chi uccide una famiglia, facendo due orfanelle che sogneranno la vendetta. Il passo lento, le battaglie improvvise. L'ironia è dietro l'angolo, la danza è dietro l'angolo, il dolore e la giustizia dietro l'angolo. Presto capisci che è una fiaba, che quel cieco biondo, il viandante, è il tuo eroe, il tuo protettore.
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Un viandante, tra villaggi rurali di un Giappone immerso nel suo ottocento. Lui è cieco, ha un bastone. Passo che sembra incerto. Falsa vulnerabilità. Una maschera che attira come una calamita l'attenzione. Tutto gira intorno a lui. Un bambino gli ruba il suo bastone, per due soldi, che mai avrà. Il viandante fa presto giustizia. Gesti improvvisi e veloci, implacabili. Senti di volerlo accompagnare, di essere insieme a lui, lungo la strada. Strada piena di malvagità. Di chi uccide una famiglia, facendo due orfanelle che sogneranno la vendetta. Il passo lento, le battaglie improvvise. L'ironia è dietro l'angolo, la danza è dietro l'angolo, il dolore e la giustizia dietro l'angolo. Presto capisci che è una fiaba, che quel cieco biondo, il viandante, è il tuo eroe, il tuo protettore. Si torna bambini, e si tifa per lui: Zatoichi, che gioca, che vendica, che si diverte, che dona. Sorpresa finale e poco dopo, il bel finale. Imperdibile.
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baba
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giovedì 8 maggio 2008
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come la furia. come le emozioni: zatoichi
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Cieco come il vento quando corre sul mare. Forte come lo stesso vento che traina le navi. L'Eroe, con la E maiuscola. Non ci riferiamo solo a Zatoichi, ma a Kitano anche. Il suo occhio è un misto tra quello di un bambino curioso che sbircia tra le dita una scena particolarmente forte, e quello di un vecchio saggio, che sa dove e se guardare. Spesso, come in altri film nipponici, il suono assume una dimensione totalmente alienante e parallelamente favorisce incredibilmente la diegesi; allo stesso modo la cura dei montaggi audio/sonori ( vedere i contadini che zappano a ritmo, o che pestano i semi di riso sotto la pioggia o nella scena finale della festa) li rendono strumenti con i quali il regista si diverte a estraniare lo spettatore.
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Cieco come il vento quando corre sul mare. Forte come lo stesso vento che traina le navi. L'Eroe, con la E maiuscola. Non ci riferiamo solo a Zatoichi, ma a Kitano anche. Il suo occhio è un misto tra quello di un bambino curioso che sbircia tra le dita una scena particolarmente forte, e quello di un vecchio saggio, che sa dove e se guardare. Spesso, come in altri film nipponici, il suono assume una dimensione totalmente alienante e parallelamente favorisce incredibilmente la diegesi; allo stesso modo la cura dei montaggi audio/sonori ( vedere i contadini che zappano a ritmo, o che pestano i semi di riso sotto la pioggia o nella scena finale della festa) li rendono strumenti con i quali il regista si diverte a estraniare lo spettatore.
Trama non povera di colpi di scena, degna della migliore letteratura Asiatica, ed attori Eccezionali quali lo stesso Kitano, con i suoi sguardi vuoti, o Tadanobu Asano, con la risolutezza delle sue movenze e la forza patetica delle sue azioni. Sicuramente un attore migliore oggi, rispetto ai tempi di Gohatto.
In definitiva un film da vedere. Da vedere non solo con gli occhi...D'altronde le parole "Anche con gli occhi completamente aperti... non riesco a vedere nulla" devono e possono insegnarci che oltre a ciò che vediamo o percepiamo, c'è un mondo di luci ed ombre che si stagliano sulle anime di tutte le persone. Le stesse luci ed ombre che un grande regista come Kitano è riuscito a delineare in questo film: spaccato della vita di un vecchio cieco, di un giocatore stolto, d'una contadina coraggiosa e di due geishe che intrecciano i loro destini, il loro passato ed inevitabilmente il loro futuro.
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luca scialò
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sabato 14 agosto 2010
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usi, costumi e soprusi di un giappone del 1800
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Zatoichi è un guerriero cieco e vagabondo, dedito ai massaggi e al gioco d'azzardo più che ai combiattimenti, che pratica solo se sfidato. Giunge in un villaggio martoriato da un clan, i Ginzo, che tiene sotto torchio i popolani; tra questi, un fratello e una sorella, la cui famiglia è stata da loro massacrata dieci anni prima. Per vendetta i due, con la scusa di essere giovani e affascinanti Geishe, a poco a poco stanno sgominando il clan. E la loro vendetta si incrocerà con il fare gentile di un guerriero buono qual è Zatoichi...
Kitano ci parla ancora una volta di Yakuza, sebbene riportandoci indietro nel tempo, in un Giappone del 1800. Ci fa conoscere la vita e l'arte degli antichi guerrieri, con i loro codici e le loro leggi, crudeli ma spesso anche rispettose.
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Zatoichi è un guerriero cieco e vagabondo, dedito ai massaggi e al gioco d'azzardo più che ai combiattimenti, che pratica solo se sfidato. Giunge in un villaggio martoriato da un clan, i Ginzo, che tiene sotto torchio i popolani; tra questi, un fratello e una sorella, la cui famiglia è stata da loro massacrata dieci anni prima. Per vendetta i due, con la scusa di essere giovani e affascinanti Geishe, a poco a poco stanno sgominando il clan. E la loro vendetta si incrocerà con il fare gentile di un guerriero buono qual è Zatoichi...
Kitano ci parla ancora una volta di Yakuza, sebbene riportandoci indietro nel tempo, in un Giappone del 1800. Ci fa conoscere la vita e l'arte degli antichi guerrieri, con i loro codici e le loro leggi, crudeli ma spesso anche rispettose. E lo fa con la solita sapiente arte di mescolare violenza con buoni sentimenti, storie drammatiche, e un pizzico di ironia.
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martix85
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domenica 31 maggio 2009
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più angelo che demone
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Gli accanimenti dei prevenuti non scalfiscono l'ottima fattura del film,che rimane ascritto al genere del puro intrattenimento,con qualche licenza poetica del bravissimo Ron Howard.Il film non tradisce le attese,anzi,della minaccia eretica ai valori cattolici-paventata nei giorni che hanno preceduto la prima proiezione-rimane un senso di isteria febbricitante,un delirio delle alte sfere(non di intelligenza)che trova riscontri nella peggior critica bagatellare.Per chi ha gradito il romanzo,poi,non mancherà il fascino della scoperta delle correzioni apportate dal regista,come una entusiasmante caccia al tesoro.
Io cmq non intendo con il mio commento screditare le valutazioni degli spettatori,perchè sui gusti non è lecito discutere,ma quella stampa cospirazionista,corrotta da un male incurabile.
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Gli accanimenti dei prevenuti non scalfiscono l'ottima fattura del film,che rimane ascritto al genere del puro intrattenimento,con qualche licenza poetica del bravissimo Ron Howard.Il film non tradisce le attese,anzi,della minaccia eretica ai valori cattolici-paventata nei giorni che hanno preceduto la prima proiezione-rimane un senso di isteria febbricitante,un delirio delle alte sfere(non di intelligenza)che trova riscontri nella peggior critica bagatellare.Per chi ha gradito il romanzo,poi,non mancherà il fascino della scoperta delle correzioni apportate dal regista,come una entusiasmante caccia al tesoro.
Io cmq non intendo con il mio commento screditare le valutazioni degli spettatori,perchè sui gusti non è lecito discutere,ma quella stampa cospirazionista,corrotta da un male incurabile.La prevenzione,l'apologia dei demoni...
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nick castle
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giovedì 8 luglio 2010
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strano per essere un film in costume...
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Nonostante sia un bel film, l'ultima fatica di Takeshi è un dissonante connubio di più cose, neanche di vari generi. Abbiamo una base di film in costume, dove l'ambientazione sembrerebbe un Giappone feudale, ma la pistola a fine film, farebbe pensare a fine ottocento inizio novecento. Sostanzialmente Kitano pecca davvero poco in questo film, ma dopo sette anni di collaborazioni con Joe Hisashi, suo abituale compositore, lo abbandona e ripiega su Keiichi Suzuki, che infarcisce le già scarne musiche orchestrali di inserti elettronici assolutamente incompatibili con tutto il film. Infine effetti digitali, necessari per simulare il sangue a zampilli e le stoccate di katana. Citazioni di "I sette samurai" e "Dancer in the dark".
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Nonostante sia un bel film, l'ultima fatica di Takeshi è un dissonante connubio di più cose, neanche di vari generi. Abbiamo una base di film in costume, dove l'ambientazione sembrerebbe un Giappone feudale, ma la pistola a fine film, farebbe pensare a fine ottocento inizio novecento. Sostanzialmente Kitano pecca davvero poco in questo film, ma dopo sette anni di collaborazioni con Joe Hisashi, suo abituale compositore, lo abbandona e ripiega su Keiichi Suzuki, che infarcisce le già scarne musiche orchestrali di inserti elettronici assolutamente incompatibili con tutto il film. Infine effetti digitali, necessari per simulare il sangue a zampilli e le stoccate di katana. Citazioni di "I sette samurai" e "Dancer in the dark". Il ballo finale a ritmo techno-punk si poteva evitare... Si poteva curare un po' meglio il prodotto finale, in ogni caso, Kitano è sempre Kitano!
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