Lara Croft Tomb Raider: La culla della vita

Roberto Nepoti

Nella seconda puntata delle sue avventure, Lara Croft se ne va a spasso per metà del mondo alla ricerca di un luogo (s)conosciuto con la denominazione di Culla della vita. Lì si trova il mitico vaso di Pandora, la cui profanazione porterebbe alla rovina dell'umanità.
Vogliamo scommettere? Croft ce la farà e il mondo, alla fine, non sarà distrutto nemmeno questa volta. Frattanto, l'avventuriera troverà anche il tempo d'innamorarsi di un bel tenebroso, ex-agente segreto incaricato di fare da guida all'intrepida archeologa.
Le note di produzione c' informano che Angelina Jolie affronta di persona i pericoli del set: ma, visti i risultati, a emozionarsi potranno essere al massimo le compagnie d'assicurazioni della costosa diva.
Troppo lungo (due ore), chilometrico titolo incluso, il film ha un ritmo languido, languente addirittura: il che rende ancora più visibile la povertà di una sceneggiatura scritta con la mano sinistra, senza il minimo sforzo d'invenzione. E spiace leggere, alla regia, il nome di Jan de Bont, che a suo tempo ci sorprese col film Speed (di titolo e di fatto).
A peggiorare le cose, i conati di umorismo sono da serie Z e perfino i paesaggi (Kenya, Tanzania, Grecia, Hong Kong e l'interno della Cina) mancano di respiro, comunicando suggestioni esotiche degne di una puntata dell'"Isola dei famosi" (dove meriterebbe di essere deportata, una volta o l'altra, anche la bruta Angelina). Tra il gioco-video che ha "ispirato" la serie e la versione live, il primo resta il migliore.
Da La Repubblica, Domenica 26 ottobre 2003


di Roberto Nepoti, Domenica 26 ottobre 2003