I Tenenbaum |
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Un film di Wes Anderson.
Con Gene Hackman, Anjelica Huston, Ben Stiller, Gwyneth Paltrow, Luke Wilson.
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Titolo originale The Royal Tenenbaums.
Commedia,
durata 109 min.
- USA 2001.
MYMONETRO
I Tenenbaum
valutazione media:
3,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quadro famigliare recitato da un cast eccezionale.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 5 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I TENENBAUM (USA, 2001) diretto da WES ANDERSON. Interpretato da GENE HACKMAN, BEN STILLER, ANJELICA HUSTON, GWYNETH PALTROW, LUKE WILSON, OWEN WILSON, DANNY GLOVER, BILL MURRAY, SEYMOUR CASSEL, KUMAR PALLANA
Anderson è un regista per molti versi fuori dagli schemi. Il motivo? Le sue commedie mantengono immancabilmente un tono serioso fino alle estreme conseguenze, eppure riescono a innescare un salubre divertimento pur senza perdere il tocco impegnativo che questo singolare cineasta riesce ad infondere nelle sue originali opere. Anche con questo film (il terzo della sua carriera), realizza un quadro familiare che denota particolarità sublimi e sopraffine, per come viene raccontato ed esposto, facendo ricorso a una struttura spezzettata in prologo, capitoli vari ed epilogo, con tanto di didascalie pittoresche che decorano con una mano assai artigianale lo scandire del tempo narrativo. Quella dei Tenenbaum è una famiglia sgangherata e allo sbando che vive in una New York dal gusto fiabesco e dalle sembianze pop. I tre figli del ricco e bizzarro Royal Tenenbaum eccellono da bambini in vari campi dello scibile umano: Chas diventa un imprenditore rampante col pallino della finanza e la mania di allevare topi; Richie si distingue alla grande come campione nazionale di tennis; Margot si fa strada come commediografa e abbraccia una fortunata carriera in teatro. Ma poi, crescendo, essi perdono il talento e si trasformano in adulti nevrotici, insicuri e pieni di magagne, oppressi dal padre che finge di avere un cancro all’intestino per riallacciare i rapporti con i figli dopo un allontanamento volontario, ma pur sempre forzato, durato vent’anni. A completare il sipario divertente e caricaturale di questa galleria assolutamente irripetibile di strambi caratteri si aggiungono: uno scrittore vestito da cowboy che dimostra turbe psichiche; Etheline, la moglie di Royal, che lo lascia per un nero benestante che l’ex marito non smetterà mai di criticare aspramente; il compagno di Margot, un autore-neurologo che lavora in ospedale e porta gli occhiali uniti ad un folto barbone grigio. La regia riesce a dare lo spazio giusto a ciascun attore, permettendogli di esprimersi con una facilità meravigliosa che rimarca la ricchezza della sceneggiatura e ne trae spunti davvero interessanti anche come veicolo sociologico per descrivere una realtà purtroppo attualissima: le famiglie numerose sono portate a sfasciarsi, e rimetterle insieme dopo tanti anni di lontananza e menefreghismo ostentato è un’impresa più impossibile che complessa. Tra le trovate argute da segnalare, ricordo: la tuta rossa indossata da Stiller, vedovo perché ha perso la moglie in un incidente aereo e quindi continua a tormentare i due figli piccoli con una corsa antincendio all’impazzata; la permanenza di G. Paltrow nella vasca da bagno per sei ore al giorno, mentre è intenta a poltrire davanti alla televisione; la noncuranza e il senso pratico di A. Huston, che le consentono di provare ancora qualche sensazione positiva e gradevole nei riguardi del consorte; le fuoriuscite rabbiose e incontrollate di Hackman (premiato col Golden Globe per questa interpretazione), in cui il bravo attore si impegna a fondo per risultare allegro, convincente ed attendibile; e infine il tentativo di suicidio operato da L. Wilson, col successivo ricovero in ospedale e la presa di coscienza che la vita, vale comunque la pena di viverla. Insomma, un film che manifesta limpidezza da tutti i pori e una lezione esistenziale sul significato di un’istituzione che dalla notte dei tempi governa le azioni umane e stringe legami importanti fra i mammiferi bipedi più sviluppati e intelligenti del pianeta. Nessuna forzatura ideologica e nessun manicheismo infruttuoso arrivano ad inquinare la freschezza lampante e il brio magnifico di un’opera da rivedere e gustare più di una volta. Attori eccellenti, contributi tecnici di qualità che creano ornamenti tutt’altro che secondari per rendere superbamente artistica una pellicola che funziona a pieno vapore sotto numerosi aspetti, non soltanto strettamente cinematografici.
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