Don Milani - Il priore di Barbiana

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La scuola di Barbiana - testimonianze. App. 2 Valutazione 4 stelle su cinque

di RONGIU


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martedì 13 luglio 2010

T E S T I M O N I A N Z E  (Pier Paolo Pasolini - Giorgio Pecorini)


Pier Paolo PASOLINI


"La prima cosa che devo dire a proposito di questo libro è che è un libro veramente bello.
C’è una definizione di Berenson che dice qual è il metodo pratico ed essenziale  per giudicare la bellezza di un libro. E’ l’aumento di vitalità che dà. Leggendo questo libro la vitalità aumenta in modo vertiginoso; perché è un libro scritto con grande grazia, con grande precisione, con assoluta funzionalità. Non soltanto, ma con grande spirito, da una parte, che fa ridere  quasi come un libro umoristico. Fa ridere da soli e nello stesso tempo, immediatamente dopo aver riso, viene un nodo alla gola, un groppo alla gola, addirittura le lacrime agli occhi tanta è la precisione, la verità del problema che ci pone; che come i telespettatori sanno è il problema della scuola italiana.

E oltretutto c’è anche la coscienza stilistica di questo libro, perché in questo libro vi è contenuta una delle più straordinarie definizioni di quella che deve essere la poesia. Cioè un odio, un senso di vendetta verso gli altri che una volta  approfondito e liberato, diventa Amore.

Dunque, di questo libro devo dire, in generale, tutto il bene possibile e non mi è mai capitato di essere così entusiasta di qualcosa e di sentirmi, in un certo senso, obbligato, costretto a dire agli altri, leggetelo.
Oltretutto è un libro che riguarda si la scuola, come argomento specifico ma nella realtà, riguarda la società italiana, la qualità di vita italiana."

GIORGIO PECORINI

Dopo la morte del priore di Barbiana ha scritto numerosi articoli e saggi su lui e la sua scuola.  La sorella di don Milani, Elena, così scrive di Pecorini:
 
"Fra i diversi autori di libri su mio fratello, Giorgio è l'unico che lo abbia veramente conosciuto nelle sue vesti di sacerdote e di maestro, ed è uno dei pochi "intellettuali" che sono riusciti ad instaurare un rapporto di profonda amicizia e stima con Lorenzo".

Redattore dell’Europeo
 
Barbiana erano quattro case sparse per il bosco a 500 metri di distanza l’una dall’altra, con una chiesina piccola piccola, che era stata una parrocchia, Lo era ancora, da un punto di vista burocratico- amministrativo, ma la curia di Firenze ne aveva già annunciato la chiusura. Perché la montagna si spopolava, non aveva senso mandare un prete là. Ha avuto senso solo mandarci un prete come don Milani, per levarselo dai piedi, per mandarlo in un esilio, pensavano. A Barbiana non arrivava la strada, non c’era la luce, non c’era l’acqua, non arrivava la posta, non c’era telefono.

Hanno voluto sapere quale fosse l’orientamento politico del giornale per il quale lavoravo, perché il giornale si occupava di questo tema, con che spirito io me ne occupavo, e ho subito un vero e proprio esame, che forse sarebbe più giusto chiamare processo. Quindi c’è stata questa enorme sorpresa di vedere dei ragazzetti, che vivevano in queste condizioni di isolamento, che avevano curiosità sulle forme politiche, sui problemi sindacali, sull’educazione civica, sulle forme di rappresentatività popolare, sul funzionamento delle Camere, che conoscevano la storia del fascismo in Europa, la storia dell’Ebraismo, la storia delle persecuzioni naziste, che vivevano nella realtà del mondo con consapevolezza e compartecipazione, da aspiranti cittadini e non da piccoli bambini messi lì a ricevere delle notizie infilate nella loro testa.


I care ancora...


Il giornalista Giorgio Pecorini ha curato la stesura di questo ultimo libro di documenti di Don Lorenzo Milani.

«Stasera ho provato a mettere un disco di Beethoven per vedere se posso ritornare al mio mondo e alla mia razza e sabato far dire a Rino: "Il priore non riceve perché sta ascoltando un disco". [...] Volevo anche scrivere sulla porta "I don't care più", ma invece me ne care ancora molto»: è il finale dell'ultima lettera di don Lorenzo Milani a Francuccio Gesualdi, uno dei suoi "ragazzi di Barbiana" mandati all'estero a imparare le altre lingue e gli altri uomini. E' da quella lettera, datata 4 aprile 1967 (ottantatre giorni prima della morte), che viene il titolo di questa nuova raccolta di scritti di Lorenzo Milani.

Essi non ne capovolgono la figura. E neppure impongono revisioni radicali della sua vicenda privata e pubblica. Del suo impegno di cittadino. Del suo lavoro di maestro e di prete. Del suo posto nella storia della società, della cultura e della chiesa italiane.

Aiutano tuttavia a leggere più chiaramente i suoi obiettivi. A intendere più compiutamente le sue provocazioni. A servirsene per orientarsi meglio nella realtà e nei problemi del nostro tempo, in apparenza tanto diverso da quello in cui egli è vissuto e ha operato, ma immutato nella sostanza dell'impegno etico e dell'assunzione di responsabilità necessarie ad almeno tentare di farsi, come lui chiedeva, "cittadini-sovrani". Due soli richiami, per dimostrarlo: le considerazioni sul comunismo e sulla Dc (lettere del 26 dicembre 1947 e del 30 ottobre 1950, alle pagine 34 e 37); il duro processo parallelo alla scuola pubblica dello stato e a quella privata dei preti (lettera del 9 marzo 1961, a pagina 98).

Alcune centinaia di inediti integrano così su molti punti, anche nodali, quanto è già noto. Decine di testi già editi e riediti, ma con ammaccature, soppressioni e stravolgimenti di frasi, cancellazioni o storpiature di nomi, omissione di riferimenti ed episodi, ricompaiono con un "restauro" sempre interessante oltre che doveroso, qualche volta determinante.

Il grosso dei documenti sono lettere private a 6 diversi interlocutori: i cugini materni, Ottocar e Carlo Weiss; il segretario di papa Giovanni, monsignor Capovilla; Francesca Pellizzi, compagna di liceo ritrovata dopo la frattura della guerra, e il marito Luciano Ichino; Elena Pirelli Brambilla, l'amica che ha amato e aiutato i ragazzi di Barbiana «con affetto silenzioso e ritirato» (testimonianza a pagina 204); un giornalista, Giorgio Pecorini; il minore dei due fratelli finiti a vivere nella scuola-canonica di Barbiana, Francuccio Gesualdi.

Due testi, uno sulla storia del termine "borghese", l'altro sul fumo, anch'essi in forma epistolare, sono prodotti culturali della scuola, sperimentazioni di quella tecnica di scrittura collettiva che avrà in Lettera a una professoressa il risultato più alto.

Gli appunti per un progetto di giornale-scuola che guidasse gli illetterati a decodificare il linguaggio e a denunciare gli imbrogli dell'informazione, sono integrati e arricchiti dalle notizie fin qui sconosciute dell'unica sperimentazione pratica, tentata da Aldo Capitini con alcuni amici, e dalla critica che Milani ne fa.

Altri appunti ricostruiscono infine il complesso, faticato lancio di Lettera a una professoressa; e l'ansia con cui Milani, lucidamente consapevole dell'imminente fine, lo guida, per misurare l'impatto di quell'ultima provocazione sua e dei suoi ragazzi.

Quasi ad appendice, c'è lo stralcio da un carteggio della madre di Lorenzo con la figlia minore Elena quand'era lontana. E' diviso in due parti.

La prima, dal 1946, ultimo periodo di Lorenzo in seminario, alla sua morte, nel '67, è densa di riferimenti a persone, fatti e problemi su cui il figlio informava la madre, e che questa trasmetteva alla figlia aggiungendovi le proprie considerazioni, le proprie apprensioni e i propri commenti. Oltre al riverbero di tutte le polemiche, contengono una serie di particolari minuti ma non minori, preziosi per la ricostruzione di molte vicende e per valutarne meglio ripercussioni e conseguenze
Le lettere della seconda parte, dalla morte del figlio a quella della madre, nel '79, sono ricche di annotazioni e considerazioni sul diffondersi e l'allargarsi, in Italia e fuori, dell'interesse per le proposte e le provocazioni di don Milani, sulle prime pubblicazioni di inediti, sui tentativi di strumentalizzazione e di stravolgimento.

Ognuno dei 6 carteggi e degli altri blocchi di documenti è preceduto da un breve cappello che dà conto della nascita e dello sviluppo. Di tutti, sono indicati i collegamenti essenziali. In ogni documento, note a piè di pagina contestualizzano gli avvenimenti citati. Quando e fin dove è stato possibile, collegano vicende e persone alle citazioni ricorrenti negli altri blocchi, e negli scritti di don Milani e della sua scuola editi altrove.

L'organizzazione e la contestualizzazione dei testi sono state compiute, su incarico della sorella di Lorenzo, Elena, da Giorgio Pecorini che, incontrato don Milani nel 1957 per intervistarlo all'uscita di Esperienze pastorali, ne è diventato amico, pur essendo non credente, e restandolo. Dopo la morte del priore di Barbiana, Pecorini ha scritto numerosi articoli e saggi su lui e la sua scuola. Nel 1966 ha pubblicato il libro Don Milani! Chi era costui? (Baldini & Castoldi) inserendovi un primo gruppo di testi inediti e accludendovi un'audiocassetta con la registrazione dal vivo delle due conversazioni-lezione trascritte nel volume.

Giorgio Pecorini


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