L'ultima tentazione di Cristo

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Un film di Martin Scorsese. Con Barbara Hershey, Harvey Keitel, Willem Dafoe, David Bowie, Verna Bloom.
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Titolo originale The Last Temptation of Christ. Religioso, durata 161 min. - USA 1988. - VM 14 - MYMONETRO L'ultima tentazione di Cristo * * * 1/2 - valutazione media: 3,58 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L’ennesima opera di un grande regista Valutazione 4 stelle su cinque

di Tony Montana


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mercoledì 24 novembre 2010


Gesù di Nazareth, giovane falegname ebreo, poiché sta fabbricando croci su commissione degli invasori romani, è considerato dai suoi uno spregevole collaborazionista. Soffre di incubi e si trova a lottare con una voce misteriosa che gli fa credere-dubitare di essere il figlio di Dio. È un uomo che tenta di opporsi alla scoperta della propria divinità e che avrebbe potuto vivere una vita comune, ma è costretto ad accettare la sua missione, ubbidendo a Dio padre. Ma quando appeso ad una croce, dovrà sacrificarsi per salvare il mondo dal peccato, Gesù vorrebbe sottrarsi al sacrificio e vivere una normale vita terrena, subendo così una visionaria ed estrema tentazione.
«Questo film non è basato sui Vangeli. E’ solo una riflessione fantastica sugli eterni conflitti dello spirito». Queste le parole che compaiono puntuali ad inizio pellicola per introdurci alla visione de L’ultima tentazione di Cristo, sicuramente – al di là dell’ovvia importanza del tema trattato – uno dei prodotti più significativi mai realizzati da Martin Scorsese in connubio con il suo collaboratore storico, lo sceneggiatore e regista Paul Schrader. La succitata frase iniziale può venire in qualche modo intesa come un monito indirettamente rivolto ai cattolici più fieri e irremovibili che si accingono ad addentrarsi in questa scorsesiana rivisitazione evangelica, ma deve essere soprattutto identificata come un opportuno invito a predisporsi al contatto con una raffigurazione sicuramente meno canonica, ma sensata e rispettosa, della Persona di Gesù Cristo. Chiunque abbia mai pensato al Figlio di Dio ’semplicemente’ come ad un uomo, non può non aver ipotizzato almeno una volta che Egli possa aver tenuto comportamenti in qualche maniera simili a quelli mostratici in questo film, che possa essere stato attraversato da pensieri prettamente “umani” che lo hanno fatto vacillare più di quanto si pensi comunemente. Cinematograficamente parlando, occorreva qualcuno che avesse il coraggio e le qualità per raccontare la vita di Cristo in maniera diversa, qualcuno che riuscisse a dire qualcosa a riguardo distanziandosi significativamente dal consueto, che decidesse di discostarsi parzialmente dai Vangeli per arricchire qualitativamente l’immaginario comune rispetto all’argomento. Il fatto che quel qualcuno porti il nome di Martin Scorsese, a pensarci bene, non è un caso. The Last Temptation of Christ, fondamentalmente, ripercorre le tappe prettamente bibliche della vita di Cristo, operando tuttavia un’indagine non tanto mirata ad analizzare particolari aspetti divinatori, quanto piuttosto a riflettere analiticamente su ciò che di ‘terreno’ ci fosse in Cristo stesso, sino ad arrivare al momento della crocifissione allorché Gesù, una volta accettato il massimo sacrificio, viene tentato dal pensiero di una vita tranquilla al fianco di Maria Maddalena. E’ proprio quest’ultima, quella dell’ultima tentazione “vissuta” da Cristo sulla croce, la parte migliore di questa pregevole pellicola, quella che sublima tutto il percorso preparatorio che la precede, rendendolo effettivamente più apprezzabile di quanto non appaia in prima istanza. Il film, non poteva essere altrimenti, procede lentamente, con passo riflessivo e solenne sin dal principio, attraversando via via i molteplici eventi definitori, ma soffermandosi non tanto sulla straordinarietà del singolo episodio in sé, quanto piuttosto su come lo stesso accadimento possa aver influito sulla spiritualità e sulla psicologia di Gesù, la cui figura e relativa complessità ricoprono sempre un ruolo predominante, sia a livello tematico che scenico, rispetto alla grandezza e alla solennità delle Sue azioni. Nonostante la lunga durata (2 ore e 35 minuti), non è opportuno dire che la visione divenga mai realmente faticosa: si passa in maniera piuttosto fluida da un evento all’altro, spesso senza che tale transizione venga chiaramente avvertita, così che l’insieme non perda di compattezza e resti coeso soprattutto per ciò che concerne l’atmosfera dominante.
La personalità registica di Scorsese è anche qui significativa. Il grande cineasta dirige in maniera apprezzabilmente oculata, e il suo stile si rivela del tutto consono ai toni del film. Una regia ottimamente dosata, in cui Scorsese fa come sempre un uso sapiente dei ralenti, che giungono di rado a fissare sulla pellicola inquadrature di grande effetto. Chi si aspetta fiumane di sangue e un’attenzione particolare ai dettagli più truculenti credo rimarrà abbastanza deluso, e farà bene a prediligere la terza fatica cinematografica di Mel Gibson.
A dire il vero, tali aspettative sarebbero anche sensate viste e considerate le abitudini del regista, ma la realtà è che L’ultima tentazione di Cristo è un film diretto con molto tatto, un film in cui una scena con protagonista Gesù mentre fa l’amore con Maria Maddalena è quanto di più rispettoso e meno provocatorio si possa immaginare (checché ne dica la Chiesa Cattolica in tutte le sue vesti).
Ho scritto in precedenza che non è un caso se il film che, come nessun altro, si sofferma sulla conflittualità spirituale di Cristo porta la firma di Scorsese. Non è un caso perché il regista, oltre ad aver spesso toccato fugacemente l’argomento religioso, si è sempre interessato per i suoi lavori a figure gravate da conflitti interiori, in bilico sul filo di un equilibrio faticoso da mantenere e tormentate da pensieri profondamente deterioranti. E’ dunque naturale e per nulla blasfemo il fatto che Scorsese abbia deciso di pensare a Cristo innanzitutto come uomo, e su questa base abbia costruito questa rappresentazione, la sua riflessione.
Esauritasi anche l’ultima, illuminante inquadratura, si ha davvero l’impressione che gli autori siano riusciti nel loro intento, che siano stati in grado di donare a questo prodotto così delicato quella comunicatività che andavano perseguendo. Questo nonostante il film non possa dirsi in assoluto privo di difetti e dia l’impressione che avrebbe potuto essere ancora migliore. L’ambientazione scenica è complessivamente efficace ma a volte risulta non completamente credibile, forse per via della fotografia di Michael Ballhaus, che non mi è parsa sempre efficace nonostante vada dato atto al cinematographer di aver compiuto un lavoro più che buono in diversi frangenti scenici.
Interpreti magistrali dal bravo Keitel nei panni di Giuda, qui rappresentato come il discepolo più vicino a Gesù; mentre Willem Dafoe è parsa invece una buona scelta per il ruolo di Gesù, anche se l’interpretazione più sentita e palpabile è probabilmente quella di una brava Barbara Hershey nei panni di Maria Maddalena. Menzione particolare per le musiche di Peter Gabriel, inusitate quanto trainanti nel sostenere le immagini attraverso ritmiche di grande originalità: sicuramente uno dei valori aggiunti di questa pellicola.
Una delle migliori regie di Martin Scorsese (nomination all’Oscar, per lui), un’opera i cui innumerevoli pregi compensano ampiamente i difetti, ma soprattutto un grande e significativo omaggio alla Cristianità.
La religione e i conflitti interiori erano temi ricorrenti in tutti i film di Scorsese, ma L’ultima tentazione di Cristo e Taxi Driver  sono i due film dove questi temi si fanno sentire di più.

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