francesco
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mercoledì 19 gennaio 2005
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attraversa il tempo senza invecchiare. geniale
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La visione del film sconfessa l'etichetta che la Conferenza Episcopale Italiana gli attribuì all'epoca ("il film merita il silenzio che si deve alla mediocrità") e dimostra che non basta essere diligenti esecutori alla Gibson (tra fotogrammi da macelleria e citazioni in aramaico) per arrivare a grandi risultati. Ci vuole altro. Il coraggio di osare, di porsi domande senza sfidare l'ambito religioso in senso stretto. L'unico paragone degno rimane quello con "Il Vangelo secondo Matteo", nel quale Pasolini insegna a schiere di registi che non sussiste bisogno di colori o effetti speciali per lasciare la sensazione dell'immanente: basta la volontà di realizzare un buon prodotto e la presenza di un attore mediamente espressivo (Irazoqui, un ragazzo preso dalla strada ed usato-sfruttato con metodo neorealista).
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La visione del film sconfessa l'etichetta che la Conferenza Episcopale Italiana gli attribuì all'epoca ("il film merita il silenzio che si deve alla mediocrità") e dimostra che non basta essere diligenti esecutori alla Gibson (tra fotogrammi da macelleria e citazioni in aramaico) per arrivare a grandi risultati. Ci vuole altro. Il coraggio di osare, di porsi domande senza sfidare l'ambito religioso in senso stretto. L'unico paragone degno rimane quello con "Il Vangelo secondo Matteo", nel quale Pasolini insegna a schiere di registi che non sussiste bisogno di colori o effetti speciali per lasciare la sensazione dell'immanente: basta la volontà di realizzare un buon prodotto e la presenza di un attore mediamente espressivo (Irazoqui, un ragazzo preso dalla strada ed usato-sfruttato con metodo neorealista).
Il film non è adatto a chi desidera la rassicurante piattezza del credo, e lo dimostra dalla prima scena, in cui un dafoe da oscar declama i suoi dubbi. Altre scene arrivano a comporre in un turbinoso crescendo l'interrogativo di fondo, e lasciano ampio spazio alla discussione (pur prestando il fianco a critiche di vaghezza). I motivi che hanno indotto la maggioranza a "tenere sotto traccia" la pellicola sono noti, e non serve dilungarsi sul tema. Va comunque evidenziato che tra il non capire ed il rifiutare c'è in mezzo il non volersi interrogare. Film scomodo e pungente in numerosi passaggi, in grado di alterare i normali (marmorei, dogmatici) canoni religiosi senza mai oltrepassare la linea della decenza. Il fatto che sia stato condannato prima ancora di esser visto dimostra la cecità della Chiesa moderna, la stessa che ha condannato e condanna la gioventù italiana ad un ruolo subalterno nel panorama europeo. Non si sconfina nel truculento, non si devasta lo spettacolo con fuorvianti effetti speciali (Scorsese ne limita l'uso a vantaggio della narrazione). Ottimo il doppiaggio anche rispetto all'audio originale (che consiglio ugualmente per non perdere la contrapposizione tra ebrei con dialetto di NY e romani con accento british); straordinaria la prova recitativa del cast e la fotografia sgranata e satura di cromatismi, immensa, indimenticabile la colonna sonora affidata a Peter Gabriel. Un film che merita la visione incondizionata da parte di un pubblico pensante, quello che vorremmo vedere sempre nelle sale perchè capace di interagire in modo critico senza pregiudizi.
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stefano
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da dibattito
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Il film è interessante. Molto bella l'idea di quel viaggio immaginario in una vita alternativa. Lì si scontrano la prospettiva della vita come dramma e obbedienza all'assurdo e una vita di saggezza (vera o falsa ragionevolezza?). Ciò che lascia perplessi non è questo viaggio, frainteso nel suo senso da un pubblico evidentemente privo di una minima perspicacia (soluzione peraltro solidale con il significato che la fede attribuisce a Cristo come salvatore in espiazione vicaria e sacrificale), ma la figura di un Gesù privo di una propria personalità e schiacciato da una violenta invasione di una volontà divina prepotente la cui fenomenologia è quella di una crisi schizofrenica. Cristo quindi vittima due volte, della malvagità umana e di un Dio oscuro, arcaico, poco corrispondente alla visione che Gesù stesso di lui ha nei vangeli in diverse e numerose occasioni.
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Il film è interessante. Molto bella l'idea di quel viaggio immaginario in una vita alternativa. Lì si scontrano la prospettiva della vita come dramma e obbedienza all'assurdo e una vita di saggezza (vera o falsa ragionevolezza?). Ciò che lascia perplessi non è questo viaggio, frainteso nel suo senso da un pubblico evidentemente privo di una minima perspicacia (soluzione peraltro solidale con il significato che la fede attribuisce a Cristo come salvatore in espiazione vicaria e sacrificale), ma la figura di un Gesù privo di una propria personalità e schiacciato da una violenta invasione di una volontà divina prepotente la cui fenomenologia è quella di una crisi schizofrenica. Cristo quindi vittima due volte, della malvagità umana e di un Dio oscuro, arcaico, poco corrispondente alla visione che Gesù stesso di lui ha nei vangeli in diverse e numerose occasioni.
Merita di essere visto ma non è da consumo, o meglio in un contesto da cineforum con premesse e possibilità di discussione. Utopia (!?)
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[+] oscurità studiata
(di cura ludovico)
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pedromovie
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martedì 2 giugno 2009
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cristo dal volto umano
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Capisco tutte le critiche e lo sdegno che ha provocato nel mondo Cattolico questo film, ma l'emozione che piu' mi ha colpito e' l'Umanizzazione di Cristo, interpretato magnificamente dal carismatico W.Defoe, un uomo con tutte le sue debolezze, dubbi, incertezze, paure, in perenne conflitto tra materialita' e spiritualita', richiamo della carne nelle spoglie di una vita normale (guidato da Satana) contrapposto con il richiamo spirituale a seguire il Disegno Divino voluto da DIO.
Non e' un Gesu' Divino quello disegnato da M.Scorsese, ma e' un Gesu' Umano, forse il Gesu' che potrebbe vivere dentro di noi, uomini moderni, semplici, fragili, consumisti, peccatori, materialisti, egoisti, senza spirito di sacrificio, in preda a crisi esistenziali, sensi di colpa, desiderio di spiritualita' x espiare le nostre colpe.
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avicenna
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giovedì 19 aprile 2007
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scorsese pedagogo
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L'ultima tentazione di Cristo è un film sul messaggio cristiano,l'intento non è quello di convincere a credere le verità della fede,bensì il film ha un intento pedagogico-strumentale per chi ha bisogno di conferme dell'universalità di alcuni sentimenti.Il film,infatti,mostra l'intento di scorsese di dare una caratura universale allo spirito di sacrificio,vero pilastro della carità del messaggio cristiano.Spirito di sacrificio adottato per l'appunto da scorsese per questo film,infatti "bistratta" la figura di gesù cristo a scopo di diffondere il messaggio.L'intento machiavellico di scorsese inoltre è confermato dal dialogo tra gesù e paolo,quest'ultimo infatti "inventa" una religione solo per salvare il mondo da un'oscurità perenne.
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L'ultima tentazione di Cristo è un film sul messaggio cristiano,l'intento non è quello di convincere a credere le verità della fede,bensì il film ha un intento pedagogico-strumentale per chi ha bisogno di conferme dell'universalità di alcuni sentimenti.Il film,infatti,mostra l'intento di scorsese di dare una caratura universale allo spirito di sacrificio,vero pilastro della carità del messaggio cristiano.Spirito di sacrificio adottato per l'appunto da scorsese per questo film,infatti "bistratta" la figura di gesù cristo a scopo di diffondere il messaggio.L'intento machiavellico di scorsese inoltre è confermato dal dialogo tra gesù e paolo,quest'ultimo infatti "inventa" una religione solo per salvare il mondo da un'oscurità perenne.Cristo è Dio,e l'uomo potrebbe anche diventarlo se abbandona l'egoismo interiore e si sacrifica per l'umanità.Bel film anche dal punto di vista registico,le inquadrature dall'alto,peraltro caratteristica scorsesiana,non sono mai come in questo film azzeccate,e la colonna sonora di peter gabriel è straordinaria.
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mister bluff
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domenica 31 maggio 2009
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c-a-p-o-l-a-v-o-r-o
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Davvero bello, l'ho trovato fantastico!!! Ammetto di averlo visto proprio perchè la Chiesa lo denigrava, anzi, lo insultava (non sono un gran filo-clericale), però, dopo che ho finito, mi sono detto: ma che motivo aveva di criticarlo così tanto?
Le prime due ore parrebbero un normale film su Gesù Cristo, come ne hanno fatti a milioni, se non fosse per la presenza di quel genio vivente che è Scorsese e per un occhio di riguardo al conflitto tra il Cristo uomo e quello divino (anche questa contrapposizione non è originalissima, di per sè). Tutto cambia quando Scorsese esce dagli schemi classici per mostrarci la via alternativa, quello che Cristo, in fondo alla sua mente, avrebbe voluto essere, ovvero un padre ed un marito; in sintesi, un uomo normale, un uomo come tanti altri.
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Davvero bello, l'ho trovato fantastico!!! Ammetto di averlo visto proprio perchè la Chiesa lo denigrava, anzi, lo insultava (non sono un gran filo-clericale), però, dopo che ho finito, mi sono detto: ma che motivo aveva di criticarlo così tanto?
Le prime due ore parrebbero un normale film su Gesù Cristo, come ne hanno fatti a milioni, se non fosse per la presenza di quel genio vivente che è Scorsese e per un occhio di riguardo al conflitto tra il Cristo uomo e quello divino (anche questa contrapposizione non è originalissima, di per sè). Tutto cambia quando Scorsese esce dagli schemi classici per mostrarci la via alternativa, quello che Cristo, in fondo alla sua mente, avrebbe voluto essere, ovvero un padre ed un marito; in sintesi, un uomo normale, un uomo come tanti altri. Poi si rende conto delle falsità del suo angelo custode (Satana travestito) e accetta di morire sulla croce per il bene del popolo.
Ora, uno può essere credente o meno (io sono anti-religioso, ma sono alla continua ricerca della mia spiritualità), ma il messaggio che lancia il film è molto "divino", non capisco perchè la Chiesa cattolica l'abbia insultato... Boh, quelli non capiscono niente, meglio lasciarli nei loro palazzi del Vaticano, và!
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tony montana
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mercoledì 24 novembre 2010
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l’ennesima opera di un grande regista
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Gesù di Nazareth, giovane falegname ebreo, poiché sta fabbricando croci su commissione degli invasori romani, è considerato dai suoi uno spregevole collaborazionista. Soffre di incubi e si trova a lottare con una voce misteriosa che gli fa credere-dubitare di essere il figlio di Dio. È un uomo che tenta di opporsi alla scoperta della propria divinità e che avrebbe potuto vivere una vita comune, ma è costretto ad accettare la sua missione, ubbidendo a Dio padre. Ma quando appeso ad una croce, dovrà sacrificarsi per salvare il mondo dal peccato, Gesù vorrebbe sottrarsi al sacrificio e vivere una normale vita terrena, subendo così una visionaria ed estrema tentazione.
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Gesù di Nazareth, giovane falegname ebreo, poiché sta fabbricando croci su commissione degli invasori romani, è considerato dai suoi uno spregevole collaborazionista. Soffre di incubi e si trova a lottare con una voce misteriosa che gli fa credere-dubitare di essere il figlio di Dio. È un uomo che tenta di opporsi alla scoperta della propria divinità e che avrebbe potuto vivere una vita comune, ma è costretto ad accettare la sua missione, ubbidendo a Dio padre. Ma quando appeso ad una croce, dovrà sacrificarsi per salvare il mondo dal peccato, Gesù vorrebbe sottrarsi al sacrificio e vivere una normale vita terrena, subendo così una visionaria ed estrema tentazione.
«Questo film non è basato sui Vangeli. E’ solo una riflessione fantastica sugli eterni conflitti dello spirito». Queste le parole che compaiono puntuali ad inizio pellicola per introdurci alla visione de L’ultima tentazione di Cristo, sicuramente – al di là dell’ovvia importanza del tema trattato – uno dei prodotti più significativi mai realizzati da Martin Scorsese in connubio con il suo collaboratore storico, lo sceneggiatore e regista Paul Schrader. La succitata frase iniziale può venire in qualche modo intesa come un monito indirettamente rivolto ai cattolici più fieri e irremovibili che si accingono ad addentrarsi in questa scorsesiana rivisitazione evangelica, ma deve essere soprattutto identificata come un opportuno invito a predisporsi al contatto con una raffigurazione sicuramente meno canonica, ma sensata e rispettosa, della Persona di Gesù Cristo. Chiunque abbia mai pensato al Figlio di Dio ’semplicemente’ come ad un uomo, non può non aver ipotizzato almeno una volta che Egli possa aver tenuto comportamenti in qualche maniera simili a quelli mostratici in questo film, che possa essere stato attraversato da pensieri prettamente “umani” che lo hanno fatto vacillare più di quanto si pensi comunemente. Cinematograficamente parlando, occorreva qualcuno che avesse il coraggio e le qualità per raccontare la vita di Cristo in maniera diversa, qualcuno che riuscisse a dire qualcosa a riguardo distanziandosi significativamente dal consueto, che decidesse di discostarsi parzialmente dai Vangeli per arricchire qualitativamente l’immaginario comune rispetto all’argomento. Il fatto che quel qualcuno porti il nome di Martin Scorsese, a pensarci bene, non è un caso. The Last Temptation of Christ, fondamentalmente, ripercorre le tappe prettamente bibliche della vita di Cristo, operando tuttavia un’indagine non tanto mirata ad analizzare particolari aspetti divinatori, quanto piuttosto a riflettere analiticamente su ciò che di ‘terreno’ ci fosse in Cristo stesso, sino ad arrivare al momento della crocifissione allorché Gesù, una volta accettato il massimo sacrificio, viene tentato dal pensiero di una vita tranquilla al fianco di Maria Maddalena. E’ proprio quest’ultima, quella dell’ultima tentazione “vissuta” da Cristo sulla croce, la parte migliore di questa pregevole pellicola, quella che sublima tutto il percorso preparatorio che la precede, rendendolo effettivamente più apprezzabile di quanto non appaia in prima istanza. Il film, non poteva essere altrimenti, procede lentamente, con passo riflessivo e solenne sin dal principio, attraversando via via i molteplici eventi definitori, ma soffermandosi non tanto sulla straordinarietà del singolo episodio in sé, quanto piuttosto su come lo stesso accadimento possa aver influito sulla spiritualità e sulla psicologia di Gesù, la cui figura e relativa complessità ricoprono sempre un ruolo predominante, sia a livello tematico che scenico, rispetto alla grandezza e alla solennità delle Sue azioni. Nonostante la lunga durata (2 ore e 35 minuti), non è opportuno dire che la visione divenga mai realmente faticosa: si passa in maniera piuttosto fluida da un evento all’altro, spesso senza che tale transizione venga chiaramente avvertita, così che l’insieme non perda di compattezza e resti coeso soprattutto per ciò che concerne l’atmosfera dominante.
La personalità registica di Scorsese è anche qui significativa. Il grande cineasta dirige in maniera apprezzabilmente oculata, e il suo stile si rivela del tutto consono ai toni del film. Una regia ottimamente dosata, in cui Scorsese fa come sempre un uso sapiente dei ralenti, che giungono di rado a fissare sulla pellicola inquadrature di grande effetto. Chi si aspetta fiumane di sangue e un’attenzione particolare ai dettagli più truculenti credo rimarrà abbastanza deluso, e farà bene a prediligere la terza fatica cinematografica di Mel Gibson.
A dire il vero, tali aspettative sarebbero anche sensate viste e considerate le abitudini del regista, ma la realtà è che L’ultima tentazione di Cristo è un film diretto con molto tatto, un film in cui una scena con protagonista Gesù mentre fa l’amore con Maria Maddalena è quanto di più rispettoso e meno provocatorio si possa immaginare (checché ne dica la Chiesa Cattolica in tutte le sue vesti).
Ho scritto in precedenza che non è un caso se il film che, come nessun altro, si sofferma sulla conflittualità spirituale di Cristo porta la firma di Scorsese. Non è un caso perché il regista, oltre ad aver spesso toccato fugacemente l’argomento religioso, si è sempre interessato per i suoi lavori a figure gravate da conflitti interiori, in bilico sul filo di un equilibrio faticoso da mantenere e tormentate da pensieri profondamente deterioranti. E’ dunque naturale e per nulla blasfemo il fatto che Scorsese abbia deciso di pensare a Cristo innanzitutto come uomo, e su questa base abbia costruito questa rappresentazione, la sua riflessione.
Esauritasi anche l’ultima, illuminante inquadratura, si ha davvero l’impressione che gli autori siano riusciti nel loro intento, che siano stati in grado di donare a questo prodotto così delicato quella comunicatività che andavano perseguendo. Questo nonostante il film non possa dirsi in assoluto privo di difetti e dia l’impressione che avrebbe potuto essere ancora migliore. L’ambientazione scenica è complessivamente efficace ma a volte risulta non completamente credibile, forse per via della fotografia di Michael Ballhaus, che non mi è parsa sempre efficace nonostante vada dato atto al cinematographer di aver compiuto un lavoro più che buono in diversi frangenti scenici.
Interpreti magistrali dal bravo Keitel nei panni di Giuda, qui rappresentato come il discepolo più vicino a Gesù; mentre Willem Dafoe è parsa invece una buona scelta per il ruolo di Gesù, anche se l’interpretazione più sentita e palpabile è probabilmente quella di una brava Barbara Hershey nei panni di Maria Maddalena. Menzione particolare per le musiche di Peter Gabriel, inusitate quanto trainanti nel sostenere le immagini attraverso ritmiche di grande originalità: sicuramente uno dei valori aggiunti di questa pellicola.
Una delle migliori regie di Martin Scorsese (nomination all’Oscar, per lui), un’opera i cui innumerevoli pregi compensano ampiamente i difetti, ma soprattutto un grande e significativo omaggio alla Cristianità.
La religione e i conflitti interiori erano temi ricorrenti in tutti i film di Scorsese, ma L’ultima tentazione di Cristo e Taxi Driver sono i due film dove questi temi si fanno sentire di più.
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gianni lucini
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martedì 13 dicembre 2011
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un cristo diverso da quello ufficiale
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Tratto dal romanzo "L'ultima tentazione" di Nikos Kazantzakis la pellicola presenta un Cristo molto diverso da quello della cultura e della tradizione cristiana. Nel film è un uomo che tenta di resistere alla propria divinità per vivere un’esistenza comune e vive un po’ come una costrizione la missione affidatagli da Dio. Questa umanizzazione, che fa gridare allo scandalo la parte più tradizionalista della critica cristiana, rivede anche le figure di Giuda e di Maria Maddalena. Il primo è il suo più grande amico, costretto al tradimento dal disegno di Dio, mentre la seconda diventa prostituta a causa del rifiuto di Cristo di amarla.
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Tratto dal romanzo "L'ultima tentazione" di Nikos Kazantzakis la pellicola presenta un Cristo molto diverso da quello della cultura e della tradizione cristiana. Nel film è un uomo che tenta di resistere alla propria divinità per vivere un’esistenza comune e vive un po’ come una costrizione la missione affidatagli da Dio. Questa umanizzazione, che fa gridare allo scandalo la parte più tradizionalista della critica cristiana, rivede anche le figure di Giuda e di Maria Maddalena. Il primo è il suo più grande amico, costretto al tradimento dal disegno di Dio, mentre la seconda diventa prostituta a causa del rifiuto di Cristo di amarla. Il personaggio di Gesù è interpretato da Willem Dafoe, quello di Giuda da Harvey Keitel e Maria Maddalena ha il viso e il corpo di Barbara Hershey. Tra gli interpreti ci sono anche il regista Irving Kershner nei panni di Zebedeo e David Bowie in quelli di Pilato. Ricca di suggestione è anche la colonna sonora, realizzata da Peter Gabriel con la collaborazione di grandi artisti della scena internazionale come Youssou N'Dour, Billy Cobham e Nusrat Fateh Ali Khan.
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greyhound
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lunedì 29 aprile 2013
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il bivio dell'esistenza
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L'Ultima tentazione di Cristo si presenta come una pellicola di carattere religioso, anche se con connotati piuttosto antitetici rispetto ad un canone classico (i Dieci Comandamenti o filmografia del genere, per intenderci). Infatti, Scorsese tenta di dipingere un Gesù profondamente diverso dalla canonica figura che è stata tramandata nel corso dei secoli dalle autorità religiose o dai testi sacri.
Non a caso, in tale film, lo vediamo impegnato in una lotta quotidiana contro i proprio dubbi (l'esempio lampante lo si può riscontrare nel momento in cui il nazareno cerca di comprendere se la voce che sente nella sua testa è quella di Dio o del demonio), l'incertezza su quale sia il suo scopo nel corso della vita (la collaborazione con i romani oppressori o l'aiuto ai compagni di Giuda che tentavano l'insurrezione) e le fragilità tipiche di un uomo qualsiasi.
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L'Ultima tentazione di Cristo si presenta come una pellicola di carattere religioso, anche se con connotati piuttosto antitetici rispetto ad un canone classico (i Dieci Comandamenti o filmografia del genere, per intenderci). Infatti, Scorsese tenta di dipingere un Gesù profondamente diverso dalla canonica figura che è stata tramandata nel corso dei secoli dalle autorità religiose o dai testi sacri.
Non a caso, in tale film, lo vediamo impegnato in una lotta quotidiana contro i proprio dubbi (l'esempio lampante lo si può riscontrare nel momento in cui il nazareno cerca di comprendere se la voce che sente nella sua testa è quella di Dio o del demonio), l'incertezza su quale sia il suo scopo nel corso della vita (la collaborazione con i romani oppressori o l'aiuto ai compagni di Giuda che tentavano l'insurrezione) e le fragilità tipiche di un uomo qualsiasi. Praticamente una situazione il più lontano possibile dalla perfezione divina.
Indubbiamente, però, sono gli ultimi 30 minuti ad avvincere lo spettatore e mettere in chiaro il dilemma più profondo del protagonista medesimo: il sacrificio sulla croce ed il conseguente termine della sua vita sono realmente necessari oppure la vita da mortale sarebbe maggiormente appagante? Riguardo a questo punto va ricordato che vi fu una notevole protesta di una frangia del mondo cristiano che non concepiva come potesse essere sostenuta una tesi siffatta.
Tuttavia, pur ricordando che si parla pur sempre di un film con la relativa licenza artistica, va sottolineato come il risvolto geniale della pellicola si situi proprio su questo punto: la figura di Gesù emerge ancora più potente e rivoluzionaria proprio a causa di tale possibilità di scelta. Infatti, in conclusione, la narrazione ritorna sui binari ordinari della storia tramandataci, ma con l'aggiunta che il sacrificio estremo sulla croce viene affrontato con una libera e consapevole scelta, nonostante esistesse un'alternativa potenzialmente molto appagante.
Da sottolineare, in conclusione, la meravigliosa ed appropriata colonna sonora di Peter Gabriel.
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lunedì 20 giugno 2016
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bellissimo
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La storia di Gesù viente rivista in una chiava nuova, mostrando finalmente il lato umano di Cristo, glorificandone se vogliamo il sacrificio, con tutta la difficoltà e il dubbio che questo ha comportato. Il Messia cristiano non ha più lo sguardo spento degli squallidi crocifissi che si vedono in giro, poichè qui viene mostrato nella sua lotta, nel suo tentativo difficile di comprendere Dio e di comprendere il rapporto che ha con esso. Gesù qui è molto più simile a quello che probabilmente è stato: un geniale rivoluzionario, eretico e ribelle pèiù di chiunque altro, scomodo, nuovo e difficile a capirsi, ma pur sempre umano.
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La storia di Gesù viente rivista in una chiava nuova, mostrando finalmente il lato umano di Cristo, glorificandone se vogliamo il sacrificio, con tutta la difficoltà e il dubbio che questo ha comportato. Il Messia cristiano non ha più lo sguardo spento degli squallidi crocifissi che si vedono in giro, poichè qui viene mostrato nella sua lotta, nel suo tentativo difficile di comprendere Dio e di comprendere il rapporto che ha con esso. Gesù qui è molto più simile a quello che probabilmente è stato: un geniale rivoluzionario, eretico e ribelle pèiù di chiunque altro, scomodo, nuovo e difficile a capirsi, ma pur sempre umano. Non solo la figura di Gesù viene rivista, ma anche quella di Giuda, cui spetta l'arduo compito di fare sì che Cristo compia il suo estremo sacrificio, dando valore finalmente al proprio messaggio. Un plauso va all'ottima recitazione di Dafoe, buonissima scelta, e alla piacevole sorpresa di ritrovare David Bowie negli scomodi panni di Pilato.
Film da vedere.
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alberto cinelli
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sabato 5 marzo 2005
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gli eterni conflitti dello spirito
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Al di là del fatto che la campagna denigratoria si risolse come sempre in una campagna pubblicitaria e che quindi i risultati ancora una volta non corrisposero alle aspettative dei bigotti oltranzisti (perché nel film non c'è traccia di blasfemia), ritengo che questi ultimi, senza fare tanto baccano, avrebbero fatto bene a vedere almeno il prologo. Scorsese lo dice chiaramente: il film non si basa sui Vangeli, è solo una ricerca fantastica sugli eterni conflitti dello spirito.
Tratto da un romanzo del greco ortodosso Katzanzakis, l'opera si è posta l'obiettivo di mostrare gli aspetti umani di Gesù, comprese soprattutto le necessità carnali, che debbono vedersela con la sua seconda natura, quella divina.
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Al di là del fatto che la campagna denigratoria si risolse come sempre in una campagna pubblicitaria e che quindi i risultati ancora una volta non corrisposero alle aspettative dei bigotti oltranzisti (perché nel film non c'è traccia di blasfemia), ritengo che questi ultimi, senza fare tanto baccano, avrebbero fatto bene a vedere almeno il prologo. Scorsese lo dice chiaramente: il film non si basa sui Vangeli, è solo una ricerca fantastica sugli eterni conflitti dello spirito.
Tratto da un romanzo del greco ortodosso Katzanzakis, l'opera si è posta l'obiettivo di mostrare gli aspetti umani di Gesù, comprese soprattutto le necessità carnali, che debbono vedersela con la sua seconda natura, quella divina. In questa chiave il Testo Sacro è stato rimaneggiato in più parti e va bene, ma lo scrivente deve ammettere con tutta franchezza che la visione, specie nella prima parte, cede spesso il passo alla noia. Anche per l'eccessiva durata.
La figura di Cristo non è molto convincente: il Messia ci viene presentato come un uomo insicuro e un po' pusillanime. Che all'inizo costruisce croci, che va nei bordelli e non combina nulla, che va per ben due volte nel deserto (per purificarsi l'anima e per essere tentato da Satana), che fa discorsi alla folla assai scontati, che si strappa il cuore, che resuscita Lazzaro come uno stregone, che entra a Gerusalemme con la spavalderia di un rivoluzionario (e con tanta gente al seguito che poi rimane delusa perché lui cede le armi).
Il film si riscatta (e le tre stellette valgono in questo senso) nelle sequenze della Passione, dove il talento di Scorsese riemerge, soprattutto nella Via Crucis in ralenti nelle strette vie cittadine, ove la macchina da presa inquadra volti tristi e beffardi, con le immagini di Cristo prima flagellato e poi crocifisso che sembrano trasposte da quadri fiamminghi rinascimentali. Il tutto con un commento musicale di Peter Gabriel che dà all'insieme un che di lugubre e di angoscioso. E infine il racconto si fa un po' più fluido nell'ultima mezz'ora.
Tirando le somme, Scorsese cade in piedi, e l'Ultima Tentazione, pur con i suoi difetti, è un film che vale la pena di vedere, anche se nella filmografia dell'autore (precedente e futura) è un'opera che non lascia il segno.
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