Alexander MacKendrick, autore della spietata satira "Lo scandalo del vestito bianco" (Oscar per la migliore sceneggiatura) e della celebre travolgente farsa "La signora omicidi", debutta ad Hollywood con questo splendido noir: ma il genere è solo un paravento per affrontare temi molto alti e complessi quali la crudeltà, l'avidità e la bramosia di potere dell'uomo, dei mass-media e di chi li controlla (ilDavinotti).
Un'opera giustamente famosa (ma perché non lasciarle il titolo originale, ben più allusivo e incisivo?) sia per la spietata e coraggiosa analisi che fa di un aspetto importante del mondo americano sia per il duetto Lancaster-Curtis che qui danno il meglio di sé.
Da evidenziare che Burt Lancaster, produttore del film, generosamente cede la scena a Tony Curtis, formidabile nel ritrarre uno dei personaggi più viscidi e meschini che il grande schermo ci abbia mostrato.
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Alexander MacKendrick, autore della spietata satira "Lo scandalo del vestito bianco" (Oscar per la migliore sceneggiatura) e della celebre travolgente farsa "La signora omicidi", debutta ad Hollywood con questo splendido noir: ma il genere è solo un paravento per affrontare temi molto alti e complessi quali la crudeltà, l'avidità e la bramosia di potere dell'uomo, dei mass-media e di chi li controlla (ilDavinotti).
Un'opera giustamente famosa (ma perché non lasciarle il titolo originale, ben più allusivo e incisivo?) sia per la spietata e coraggiosa analisi che fa di un aspetto importante del mondo americano sia per il duetto Lancaster-Curtis che qui danno il meglio di sé.
Da evidenziare che Burt Lancaster, produttore del film, generosamente cede la scena a Tony Curtis, formidabile nel ritrarre uno dei personaggi più viscidi e meschini che il grande schermo ci abbia mostrato. Le eccezionali qualità recitative del primo sono (ed erano) ben note, ma un Curtis così non si era mai visto (darà ulteriori prove del suo talento drammatico negli ottimi "La parete di fango" del 1958 e "Lo strangolatore di Boston" del 1968).
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