Gli amanti crocifissi |
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Un film di Kenji Mizoguchi.
Con Kazuo Hasegawa, Kyôko Kagawa, Eitaro Shindo, Eitaro Ozawa, Yôko Minamida.
continua»
Titolo originale Chikamatsu Monogatari.
Storico,
Ratings: Kids+13,
b/n
durata 103 min.
- Giappone 1954.
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Il realismo tragico e umano di Mizoguchidi Paola Di GiuseppeFeedback: 25409 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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martedì 20 luglio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Kyuichi Tsuji adatta il testo di Chikamatsu Monzaemon, il più grande drammaturgo del periodo Edo, per Chikamatsu Monogatari (Una storia di Chikamatsu),offrendo al “nuovo umanesimo” di Mizoguchi lo sfondo ambientale remoto (l’età feudale) su cui proiettare momenti di una storia eterna dell’uomo, in una distillazione magistrale di temi che unisce alla forte presa sul sociale la straordinaria capacità di far luce sulla condizione della donna in un sistema governato esclusivamente dagli uomini. Mizoguchi assume dal teatro di marionette jojuri un linguaggio visivo di forte interiorità, ne traduce la dimensione claustrofobica, isolante e rigida, con tagli di scena che prediligono composizioni rettangolari e di movimento lungo la diagonale dello schermo, alterna campi lunghi con primi piani sui protagonisti che appaiono e scompaiono tra pannelli mobili, in interni labirintici, spazi gremiti eppure pervasi da un forte senso di isolamento. Il bianco e nero, addolcito dalle sfumature di grigio marmorizzato, descrive stati della mente,“…è insieme realistico e fantastico. Come in Goya, le luci variano in maniera non realistica, quasi da rendere impossibile stabilire da dove provenga la fonte luminosa.” nota Jacques Doillon. Eppure il realismo di Mizoguchi è implacabile,osserva Kurosawa, “la grande dote di Mizoguchi era il suo inesausto tentativo di riempire di realtà ogni scena”. Chikamatsu Monogatari è il ritratto intenso di una tragedia d'amore, un atto d’accusa contro il conformismo di una società repressiva che tollera l'ipocrisia e la disumanità di ruoli sociali codificati . O-san è una donna di Kyoto,praticamente venduta dalla famiglia della piccola aristocrazia feudale decaduta a Ishun,trenta anni più di lei,ricco e spietato mercante di almanacchi con ottime commesse dalla famiglia imperiale. Il fratello s’indebita continuamente e le chiede di intercedere presso il marito per sanare i debiti, la madre è perfettamente integrata nella morale corrente e preme sulla figlia che preferirebbe morta piuttosto che vederla trasgredire le norme sociali, il marito se la spassa con geishe varie, concupisce la servetta indifesa O-Tama, ma guai pensare che la moglie possa essere anche solo sfiorata da un sospetto di infedeltà. Eppure i nodi dell’intreccio conducono a questo. Per tutta quella serie di casualità che spesso segnano il destino degli uomini come invisibile ragnatela, O-san e Mohei,esperto decoratore e devoto servo di casa, segretamente amato da O-Tame, vengono sospettati di adulterio, trasgressione della legge punita con la crocifissione. Il gioco del destino farà loro scoprire un amore reciproco e inconfessato che li avvierà alla morte. La costruzione narrativa è rigorosa nel condurre i due amanti alla fine, il funereo chiaroscuro segue il loro cammino verso la libertà dalle strutture sociali, la natura si apre davanti alla loro fuga, ma le acque brumose del lago dove si rivela il loro amore non aprono alla speranza. Che la fine sia imminente e inesorabile si avverte in ogni immagine, i meccanismi della sudditanza e della sottomissione sono assorbiti fino al midollo da una società di uomini violenti e corrotti oppure deboli e irresoluti. Mohei è generoso, onesto, diverso, ma non abbastanza forte. Sul cavallo che porta i due adulteri legati strettamente insieme al supplizio, mentre Amore e Morte celebrano ancora una volta la loro danza tragica, il volto di O-san è sorridente, Mohei le stringe la mano.
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