Luci del varietà

   
   
   

Un ritratto affettuoso dell'avanspettacolo Valutazione 3 stelle su cinque

di woody62


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giovedì 15 agosto 2019

E' curioso che il film di esordio di Federico Fellini, regista destinato ad entrare nella storia del cinema mondiale, sia un'opera a quattro mani con Alberto Lattuada, nella quale non è chiaro il ruolo effettivamente svolto dal grande riminese. Lo stesso Federico ha rilasciato in merito dichiarazioni non decisive. Quello che è certo è che di “Luci del varietà” Fellini è l'autore del soggetto, della sceneggiatura – con Lattuada e Tullio Pinelli – e della regia, almeno di alcune scene dall'impronta inconfondibilmente “felliniana”: l'uscita all'alba dalla villa dell'avvocato, l'incontro in una Roma notturna con il musicista di colore e la cantante brasiliana, la visita all'albergo dei poveri. Il tema del film verte sulle vicende di una povera compagnia di avanspettacolo che nel dopoguerra gira l'Italia per esibirsi in teatri sgangherati, patendo la fame. Soggetto spesso rappresentato in pellicole come “Vita da cani” (anch'essa del 1950 diretta da Monicelli con Aldo Fabrizi e Gina Lollobrigida) o l'indimenticabile “Polvere di stelle” (1973 diretto da Alberto Sordi e da lui interpretato con Monica Vitti). Anche qui si assiste all'ascesa di una giovane e bella soubrette – l'ottima Carla Del Poggio – che parte dal nulla con l'aiuto del maturo capo comico Peppino De Filippo segretamente innamorato di lei. Tra i due non accadrà nulla, ma la ballerina alla fine lascerà la vecchia compagnia per scritture redditizie e tournée in teatri di prima classe. Nella bella scena finale in stazione, lei su un treno wagon-lit vede dal finestrino i vecchi compagni nella terza classe della solita littorina. E pure De Filippo tornerà alla sua compagnia scalcagnata e al vecchio amore, la fedele Giulietta Masina, che per questa interpretazione vincerà un Nastro d'Argento. Il cast degli attori è di primo piano: oltre a quelli citati troviamo Dante Maggio, Carlo Romano, Giacomo Furia, Franca Valeri. Tra le ballerine che accompagnano Del Poggio si notano anche due giovanissime (più o meno sedicenni) destinate ad una grande carriera cinematografica, Sofia Loren e Giovanna Ralli. La critica accolse con favore questo film, meno il pubblico; l'incasso nelle sale fu solo di 178 milioni di lire (al cambio di oggi circa 3 milioni di euro). A titolo di esempio il maggiore incasso dell'anno “Gli ultimi giorni di Pompei” totalizzò oltre 800 milioni e i film di Totò (Totò sceicco e 47 morto che parla) oltre 450 milioni. Questo flop al botteghino causò gravi problemi finanziari a Lattuada e Fellini che avevano coprodotto il film per mantenere una loro autonomia artistica. Da quel momento finì la loro collaborazione e la loro amicizia.

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