Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Anthony Mandler |
Attori | Kelvin Harrison Jr., Jennifer Ehle, Jennifer Hudson, Jeffrey Wright, John David Washington Mikey Madison, Tim Blake Nelson, Paul Ben-Victor, Lovie Simone, Jonny Coyne, Jharrel Jerome, Dorian Missick, Nas, Joel Van Liew, John Cashin, A$AP Rocky, Roberto Lopez, Kelvin Hale, Carl Johansson, Willie C. Carpenter, Geisha Otero, Nyleek Moore, Liam Obergfoll, Amanda Crown, Keet Davis, Rege Lewis, DonMonique, Samuel Piland, Marc Blagowidow, Danny Henriquez, June Ballinger, Teresa Avia Lim, Jeremy Dash, Scott Micca, Clarence Austin, Manuel Joaquin Santiago, Adriana Ducassi, Jackson Francis Greene, Kelvin Cameron, Rene Guercy, Alejandro Hernandez (III). |
MYmonetro | 2,77 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 maggio 2021
Un adolescente si ritrova incarcerato in un centro di detenzione minorile di New York ed è accusato di omicidio e rapina.
CONSIGLIATO SÌ
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Un ragazzo viene arrestato e processato, come complice di una rapina a una drogheria dove ci è scappato il morto. Faceva da palo e non è facile dimostrare la sua colpevolezza, ma il giovane è nero e la giustizia non è clemente con quelli come lui, anche se non ha mai avuto problemi, viene da una buona famiglia e ha ottimi risultati a scuola dove sogna di diventare un filmmaker. È però pur sempre un ragazzo che vive in un quartiere dove non mancano giovani criminali, inoltre la vita da strada ha un fascino cinematografico a cui non sa del tutto resistere e quando un giovane gangster lo avvicina...
Costruito su due tempi intrecciati, ossia il processo e i fatti che l'hanno preceduto, Monster è sia un racconto di formazione sia un film sulla colpa, sulla coscienza e sul dubbio, il tutto con uno stile però molto artefatto.
Il regista Anthony Mandler viene dal mondo degli spot e dei videoclip e in questo suo esordio nel lungometraggio cerca quasi disperatamente di infondere pathos alla vicenda, tratta da un romanzo del 1999 di Walter Dean Myers. Da una parte la matrice letteraria è troppo insistita, con il frequente ricorso alla narrazione in voce over, dove il protagonista spiega il proprio sentire sui fatti cui assistiamo. Dall'altra Mandler si affida a un montaggio fitto, alternato a inquadrature contemplative per rendere cinematograficamente lo sguardo del ragazzo aspirante regista. Ne viene così uno sfoggio di tecniche piuttosto invadente, che risulta quasi metacinematografico, come se il ragazzo curasse non solo il racconto orale ma pure la messa in scena della propria storia fin nelle inquadrature. Il che non significa manchino momenti efficaci, in particolare la prima scena nell'aula del processo, ma nel complesso finisce per sfuggire proprio la cosa più preziosa per una storia che si vorrebbe così umana ed emblematica: il senso di autenticità. Additato come "mostro" dal procuratore distrettuale in tribunale, il giovane cerca di spiegarci e mostrarci quanto sia un essere umano normale, fallibile ma in fondo buono, a tratti disperato per le soverchianti forze del pregiudizio schierate contro di lui. Questa lamentazione oggi, in era di #blacklivesmatter, risulta legittima ma un po' risaputa se si finisce - come in questo caso - per restare in superficie. I meccanismi del complesso carcerario-industriale americano, in cui il giovane viene calato, sono infatti appena riassunti dalla sua voce narrante e da poche inquadrature.
L'approfondimento sul processo è poi affidato all'adiuvante, un'avvocatessa bianca che cerca di essere lucida e non troppo emotiva, ma che ha un effetto più che altro paternalista, vista la sua ben diversa e privilegiata estrazione sociale. Il paragone più immediato è qui la miniserie di HBO The Night Of con John Turturro e Riz Ahmed, che riusciva molto meglio e in modo molto più secco e credibile a mettere in scena il calvario di un ragazzo di colore sotto accusa. Il cinema deve naturalmente operare maggior sintesi, ma la scelta di una marcata stilizzazione finisce per essere controproducente. Monster non a caso ha avuto anche problemi distributivi nonostante la materia trattata sia piuttosto di grido: era stato presentato al Sundance già nel 2018, acquisito nel 2019 e poi però rimasto in un cassetto - sicuramente anche per via del Covid. Netflix ne ha quindi rilevato i diritti nel 2020 e ora finalmente lo distribuisce, ma l'età del film è evidente sia per le ragioni di scarsa incisività già rilevate, sia perché relega a ruoli minimi attori come John David Washington e Jharrel Jerome che in questi anni sono esplosi ottenendo successi e riconoscimenti, a differenza del protagonista Kelvin Harrison Jr. e del rapper ASAP Rocky che invece non sono riusciti a sfondare. Sul fronte degli adulti, Mandler ha ottenuto comunque endorsement importanti con i piccoli ruoli del sempre ottimo Jeffrey Wright, di Tim Blake Nelson e di Jennifer Hudson. Il loro peso è però insufficiente a spingere il film oltre i propri limiti stilistici, che si possono riassumere nel principale peccato da cui tutti i manuali di sceneggiatura dicono di stare alla larga: "Show, Don't Tell" ossia "non dirlo, mostralo".
Lo schema da legal drama serve la causa della ricerca della verità che si cela dietro la storia di Steve Harmon, diciassettenne nero di buona famiglia che si ritrova in prigione, accusato di complicità in una rapina costata la vita a un negoziante. L'approccio di Monster, opera prima di Anthony Mandler (su Netflix), è estremamente dinamico sia sul piano narrativo che su quello visivo, in linea con [...] Vai alla recensione »