Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Patrice Chéreau |
Attori | Bruno Todeschini, Éric Caravaca, Pascal Greggory . |
MYmonetro | 3,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 ottobre 2013
Thomas si ammala di leucemia e Luc, suo fratello minore, si occupa di lui durante tutta la malattia.Premiato con l'Orso d'Argento per la Miglior Regia al festival di Berlino 2003.
CONSIGLIATO SÌ
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Thomas e Luc sono fratelli. Non si vedono spesso, diversi come sono: Luc è un insegnante omosessuale, introverso e timido, Thomas un brillante pubblicitario, aitante e dongiovanni. Ma Thomas è malato: gli è stata diagnosticata una rara malattia del sangue, probabilmente non mortale, ma certamente irreversibile. Il giovane nasconde a tutti il suo male, finchè non regge più ed una sera confessa la sua situazione al fratello. Questi sembra l'unico in grado di comprenderlo davvero; non vi riescono i genitori, stanchi e moralisti, e neanche la fidanzata, incapace di reggere il peso di un compagno malato, e forse non sa capirsi appieno neppure Thomas, refrattario alle cure ospedaliere ed ancorato ad una vita che non potrà più tornare come prima. Sarà Luc, dunque, a curare Thomas, e a donargli la serenità necessaria, ma purtroppo non sufficiente, per sperare ancora.
Chereau, dopo i trionfi di Intimacy, torna alla regia con un film di crudo realismo, in cui, come suo solito, i corpi degli attori sono scandagliati impietosamente, con una partecipazione emotiva elevatissima ed una "pietas" quasi religiosa. Il bel corpo di Thomas in disfacimento diventa l'emblema della difficoltà dell'amore stesso, e la figura di Luc, che supera la riluttanza iniziale per ritrovare l'unione con l'altro, è una delle più belle caratterizzazioni del donarsi al prossimo viste al cinema negli ultimi anni. Meritato Orso d'Argento alla Regia al recente Festival di Berlino, è un film duro e niente affatto consolatorio, tragico quanto basta per far sentire lo spettatore persino a disagio, ma la cui visione è assolutamente imprescindibile.
Solo i film francesi riescono a trasmettere certe emozioni. film crudo, drammatico, reale. attori superlativi, dialoghi essenziali. Da vedere assolutamente
Nel 2001, alla Berlinale, Patrice Chéreau vinse l'Orso d'oro per Intimacy - Nell'intimità, che era un film sul corpo, sull'incontro tra i corpi e la sessualità. Quest'anno si è aggiudicato l'Orso d'argento per la migliore regia con Son frère: un altro film sul corpo, sui corpi; ma se là erano raccontati nel sesso qui lo sono, con la stessa spietata precisione, nella malattia e nella morte.
Quello di Patrice Chéreau è un cinema che perlustra i corpi nel tentativo impossibile di disossarli. L’autore francese è personalità assai poliedrica: regista di palcoscenici (è stato per quasi un decennio direttore del prestigioso Théâtre des Amandiers di Nanterre, dove ha coltivato una generazione d’attori, tra cui il protagonista di Son frère, Bruno Todeschini), di film (il suo esordio è datato [...] Vai alla recensione »