Il bambino con il pigiama a righe |
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Un film di Mark Herman.
Con Asa Butterfield, Zac Mattoon O'Brien, Domonkos Németh, Henry Kingsmill, Vera Farmiga, Cara Horgan, Zsuzsa Holl, Amber Beattie.
continua»
Titolo originale The Boy in the Striped Pyjamas.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 93 min.
- USA 2008.
- Buena Vista International Italia
uscita venerdì 19 dicembre 2008.
MYMONETRO
Il bambino con il pigiama a righe
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il lager con gli occhi di un bimbo
di Roberto Nepoti La Repubblica
È coraggiosa, e molto insolita, la scelta della Disney di far uscire a Natale un film come Il bambino con il pigiama a righe. Nei titoli saltano agli occhi alcuni nomi coinvolti nella saga di Harry Potter: David Heyman, che ne ha prodotto tutti gli episodi, e l' attore David Thewlis, che vi ha interpretato il personaggio del professor Lupin; eppure, come film destinato ai bambini, questo è tutto fuorché spensierato e consolatorio. Il soggetto riguarda la Shoah; con alcune situazioni e un esito, però, da far sembrare "La vita è bella" di Benigni una commedia ottimistica. All' origine c' è un best-seller del giovane scrittore irlandese John Boyne (e tutto il film ha un' impronta cosmopolita: attori britannici e americani che recitano in inglese, location ricostruire in Ungheria...) con al centro un ragazzino di otto anni, Bruno, figlio di un ufficiale nazista. Osservando le cose "ad altezza di bambino", veniamo introdotti nella vicenda. Bruno apprende che, assieme alla famiglia, dovrà trasferirsi da Berlino in una località di campagna, lasciando gli amati compagni di giochi. Confinato in una villa presidiata da militari, Bruno si annoia; finché non scopre l' esistenza, nei paraggi, di quella che lui ritiene una fattoria, popolata da strana gente con indosso pigiami a righe; in realtà, un campo di sterminio. Passando sopra qualche assurdità (la prossimità al campo del villone), il racconto si fa coinvolgente; soprattutto quando il piccolo protagonista fa conoscenza con Shmuel, un coetaneo ebreo "in pigiama" recluso dal filo spinato. I due cominciano a giocare e, pur nell' orrore della situazione, riescono ad affabulare la realtà per renderla meno dura; come solo i bambini sono capaci di fare. Se il ragazzino ebreo nasconde a se stesso una parte della verità, Bruno non riesce neppure a concepirla: tutto per lui diventa uno strano gioco; estremamente pericoloso, quando decide di entrare nel lager con un percorso opposto a quello dei detenuti: intrufolandosi sotto la recinzione. Benché il film sia articolato in un progressivo emergere in "campo" (visivo) di realtà che la famiglia vuole celargli, l' ingenuità e l' innocenza di Bruno (Asa Butterfield, piccolo attore inglese dagli occhi azzurri che gli mangiano il viso) non appaiono mai eccessive o assurde; e il regista-sceneggiatore Mark Herman ha l' accortezza di non pigiare sul pedale del patetico davanti a situazioni così intrinsecamente tragiche. I personaggi adulti risultano un po' schematici: più quelli maschili (il giovane ufficiale, il padre e il nonno di Bruno), tutti fanaticamente nazi, che i "caratteri" femminili (la nonna antinazista e la madre, che prima accetta poi capisce la vera entità dello sterminio). Gli "sguardi" più importanti sono il suo e, assai più, quello di Bruno. Il che tende a produrre identificazione nello spettatore minorenne; in un film che non è affatto da sconsigliare ai bambini (tutt' altro), ma la cui visione dovrebbe essere introdotta e accompagnata dall' adeguato commento di un adulto.
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