Leoni per agnelli |
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Un film di Robert Redford.
Con Robert Redford, Meryl Streep, Tom Cruise, Michael Peña.
continua»
Titolo originale Lions for Lambs.
Drammatico,
durata 91 min.
- USA 2007.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 21 dicembre 2007.
MYMONETRO
Leoni per agnelli
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Robert Redford dichiara guerra alla guerra
di Roberto Nepoti La Repubblica
Il senatore "falco"' Jasper Irving (Cruise) concede un'intervista in esclusiva alla nota giornalista Janine Roth (Streep) per rivelarle i piani di una nuova offensiva in Afghanistan. Il professore universitario Stephen Malley (Redford) convoca in studio uno dei suoi allievi più promettenti, Todd, che sta .prendendo la decisione di abbandonare gli studi. Frattanto, un gruppo di soldati americani in Afghanistan è vittima di un incidente e due superstiti (antichi studenti di Malley), restano intrappolati in territorio nemico. Il pubblico americano non ha gradito Leoni per agnelli che, malgrado il suo cast ali star, è rimasto pochissimo nella classifica dei primi dieci film visti, e in posti di retroguardia. Ancor meno tenera la stampa internazionale: a partire dalla tiepida accoglienza alla Festa di Roma, gli aggettivi più comuni sono stati "noioso" e "deludente". Ci permettiamo di dissentire. Nella sua limpida trasparenza, l'operazione compiuta da Redford ha qualcosa di (vogliamo esagerare?) epico: giocare il proprio carisma, quello di Tom Cruise e la prima produzione della rinata United Artists in un film argomentativo anziché spettacolare, più attento ai "valori" che alla cassetta, oggi pare roba da fantascienza.
Vero è che Hollywood sta realizzando molti titoli sugli attuali teatri di guerra; ma alcuni sono pure varianti dell'intrattenimento e anche i migliori (come "Kingdom", scritto da Matthew Michael Carnahan, lo stesso sceneggiatore di questo) non si sognerebbero di rinunciare agli effetti -e agli affetti --speciali. Che fa, invece, Bob? Ci sequestra per un'ora e mezza in due stanze chiedendoci di ascoltarlo: ci parla delle responsabilità della politica, di quelle dei media, degli insegnanti, di ciascuno di noi rispetto alla piega che prenderà il mondo. Come direbbero i semiologi del cinema, la giornalista e lo studente fungono da "enunciatari" dei discorsi, rispettivamente, di Cruise e Redford: sullo schermo, li ascoltano a beneficio nostro, permettendoci di sentirli assieme a loro. Unici "stacchi", le brevi scene sulle montagne dell'Afghanistan, dove sono sotto assedio i due soldati arruolatisi, con l'idealismo della loro età, per dare un contributo alla lotta contro il terrorismo. Un film-comizio, con cui un veterano del cinema si mette in cattedra per impartirci una lezione sull'impegno individuale, ma dimenticandosi proprio del cinema? Diremmo piuttosto un film di parole e di idee: quelle di un democratico dichiarato, evidentemente, per le quali Redford ha messo la faccia fin da quando recitava in opere (“Il candidato”, "Tutti gli uomini del Presidente") dirette da altri. Un film con un "messaggio", se non ci lasciamo spaventare da questa parola messa in naftalina: messaggio rivolto soprattutto ai giovani, e non solo americani, come il regista ha sottolineato più volte. E anche un film fatto per "aprire il dibattito"; ma nel senso migliore, non strumentale, dell'espressione. Certo: ciascuno, dal cinema, ha il diritto di aspettarsi quel che crede; però il giorno in cui - tra blockbuster, cartoon, fantasy con fate e animali parlanti- non ci fosse più posto per film come questo, sarebbe un giorno triste.
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