La piccola Germaine si sentiva soffocare nella piccola cittadina di Redon. Orfana di padre, con una madre che aveva occhi solo per l'altra figlia, alla prima occasione si aggregò a un circo di passaggio, ma venne ripresa e riportata a casa. A diciott'anni invece la fuga le riuscì e raggiunse Parigi senza un soldo in tasca. Per qualche tempo visse sotto i ponti, poi fece la cameriera, la copista da un notaio; un giorno, infine, conobbe un musicista d'origine russa, Dimitri Kirsanoff, che sbarcava il lunario strimpellando il violoncello in un'orchestrina che accompagnava i film muti. Entrambi con la passione del cinema, decisero di unire le loro solitudini. Qualche tempo dopo Kirsanoff riusciva a mettere insieme un po' di soldi, con i quali girare un film affidando il ruolo da protagonista a Germaine, alla quale aveva suggerito il nome d'arte di Nadia Sibirskaïa. L'Ironie du destin incontrò tutte le difficoltà possibili durante la realizzazione e, una volta finito, non trovò distribuzione per diverso tempo; uscì finalmente nella primavera del 1923 con un successo di stima, ma fu un fiasco dal punto di vista commerciale. Nadia fu però una vera rivelazione, la sua spontanea abilità nell'interpretare un personaggio in varie età della sua vita venne salutata con vivo apprezzamento da numerose critiche. Due anni dopo, nel 1925, seguì Ménilmontant, altra tranche de vie di una donna abbandonata con il suo bambino - memorabile è la scena della panchina, quando un vecchio operaio le porge un pezzo di pane senza guardarla e lei, affamata, l'accetta e lo mangia in silenzio, mentre le lacrime le bagnano il viso. Esaltato da tutta la critica, Ménilmontant è oggi una chicca da cineclub, ma all'epoca il pubblico lo vide nei cinematografi dei boulevards e riportò anche un discreto rientro economico, il che permise la realizzazione di Destin (1927), poi di Sables (1927) e infine di un altro mediometraggio, Brumes d'automne (1928), dove Nadia, che Kirsanoff ha sempre posto al centro di tutte le vicende, con il suo volto malinconico, gli occhi di un blu profondo, un corpicino mai cresciuto, incarna alla perfezione queste fragili figurine votate al ruolo di vittima.
Divenuta ormai un personaggio, anche se non inquadrabile tra le altre attrici contemporanee - qualcuno la definisce una anti-star - Nadia viene richiesta a Londra da Adrian Brunel per Blighty (1928), poi appare in Au Bonheur des Dames (1929) di Duvivier e in altri film, ora anche sonori. Nel 1931 si sposa con un commerciante di seta, senza però troncare il rapporto professionale con Kirsanoff, con il quale nel 1935 girerà Rapt in Svizzera: ma la protagonista è Dita Parlo, per lei c'è solo un ruolo minore.
Per il suo Pigmalione sarà ancora in Franco de port (1937), La Plus Belle fille du monde (1938) e Quartier sans soleil (1939), ma ormai Kirsanoff è integrato nella produzione commerciale e la sua presenza è sempre più ristretta a ruoli di composizione in film perlopiù senza valore.
Allo scoppio della guerra, Nadia, che ha nascosto in casa degli amici ebrei, viene arrestata dalla Gestapo. Il marito riuscirà a salvarla, corrompendo una guardia, ma i mesi di prigionia hanno lasciato il segno. Solo la nascita della figlia darà a Nadia la forza di continuare a vivere, oramai lontana dal cinema che, probabilmente, non ha mai compreso quanto talento si celasse in questa piccola ma tenace bretone.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.
