Finché c'è prosecco c'è speranza |
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Un film di Antonio Padovan.
Con Giuseppe Battiston, Teco Celio, Liz Solari, Roberto Citran.
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Noir,
Ratings: Kids+13,
durata 101 min.
- Italia 2017.
- Parthénos
uscita martedì 31 ottobre 2017.
MYMONETRO
Finché c'è prosecco c'è speranza
valutazione media:
2,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tra filari e bollicinedi gabriellaFeedback: 16376 | altri commenti e recensioni di gabriella |
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sabato 3 febbraio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'opera di esordio di Antonio Padovan è un lavoro pregevole e sincero, un film che si gusta volentieri come un buon bicchiere di prosecco, lavoro forse meno artigianale di quel che può sembrare,( l'uso dei droni per le riprese dall'ato delle colline trevigiane), ma che rispecchia l'anima e le atmosfere di un paesaggio dipanato nelle melanconiche nebbie che lo avvolgono come una coperta. Ci viene mostrata una porzione di Veneto, tra una delle più belle zone della regione, compreso un piccolo scorcio all'isola della Giudecca. La vicenda vede protagonista l'ispettore Stucky ( un ottimo Giuseppe Battiston), metà persiano e metà veneziano che deve indagare su un suicidio/omicidio del conte Ancillotti, noto viticoltore della zona, amante del vino, delle donne, dei piaceri della vita senza freni, ma rigorosamente genuino sui valori della terra e della coltivazione dell'uva che prevedono tempi di attesa lunghi e pazienti. Stucky, personaggio un pò impacciato e goffo, alle prese con un superiore disilluso e cinico( sempre un piacere vedere Roberto Citran), a un passo dalla pensione che non vuole rogne alla fine della sua carriera, e un susseguirsi di altri inspiegabili omicidi, si muove nella leggerezza della sua mole con destrezza e abilità. Si trova così a conoscere un microcosmo di svariati e singolari personaggi, come il matto del villaggio che si reca puntualmente al cimitero del paese a togliere la ruggine dalle lapidi, emessa da un cementificio vicino , causa principale dei decessi, di osti loquaci, di confraternite del vino, di governanti e giocatori di biliardino nelle osterie fuori dal tempo. L'ispettore stesso ha i suoi problemi irrisolti, la rielaborazione del lutto per la perdita dei genitori, specie del padre, la cui stanza deve rimanere com'è, nonostante i saggi consigli dello zio persiano con cui divide la casa. Riuscirà a far luce nella torbida vicenda il nostro eroe, affiancato alla fine anche dal suo capo, che in fondo è meno cinico di quello che sembra, e riuscirà anche a togliersi la sua , di ruggine, dei fantasmi del suo passato. Per alcuni aspetti il film di Padovan ricorda un pò il cinema di Mazzacurati,non solo per la scelta degli interpreti tanto cari al regista padovano, ma perchè non manca mai il cuore, perchè c'è ironia, però garbata e senza eccessi. La differenza sta nel fatto che Padovan, come ha detto in un'intervista, tornato da New York ( dove vive e lavora), ha guardato i luoghi natii con l'occhio del turista e li ha scoperti nella sua autenticità e bellezza, mentre Mazzacurati ci è sempre rimasto dentro alla sua terra, ne ha sempre saputo cogliere il suo incanto e i suoi conflitti. Forse per la gente veneta è più facile amare questo film, però per me è un ottimo lavoro, si guarda con piacere e ci fa sentire bene.
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