sergiodalmaso
|
sabato 13 gennaio 2018
|
bollicine venete
|
|
|
|
“Un spris: va ben. Do spris: stà tento. Tre spris: te si ciavà.” apertura del romanzo
Negli anni novanta uno spot di una banca veneta, oggi non più esistente, affermava che “per capire il Veneto bisogna esserci nati”. Magari non è proprio così. Con un po’ di pazienza e sensibilità si può comprendere qualsiasi cultura e tradizione. Per saperlo raccontare, il Veneto, serve invece qualcosa in più. Un grande affetto per questa terra, innanzitutto, unito alla sincerità e all’onestà di non nasconderne i problemi e le contraddizioni.
[+]
“Un spris: va ben. Do spris: stà tento. Tre spris: te si ciavà.” apertura del romanzo
Negli anni novanta uno spot di una banca veneta, oggi non più esistente, affermava che “per capire il Veneto bisogna esserci nati”. Magari non è proprio così. Con un po’ di pazienza e sensibilità si può comprendere qualsiasi cultura e tradizione. Per saperlo raccontare, il Veneto, serve invece qualcosa in più. Un grande affetto per questa terra, innanzitutto, unito alla sincerità e all’onestà di non nasconderne i problemi e le contraddizioni.
Tutte doti che non mancano all’esordiente regista trevigiano Antonio Padovan e allo scrittore Fulvio Ervas, autore dell’omonimo romanzo a cui è ispirato Finché c’è prosecco c’è speranza. Come afferma lo stesso regista, tornato a casa dopo dieci anni vissuti a New York, il film è una lettera d’amore ai luoghi dell’infanzia, con i suoi splendidi vigneti collinari, i borghi antichi e le vecchie osterie.
Pian piano i bizzarri personaggi al centro della storia svelano l’anima di un territorio tenace e orgogliosamente legato alle proprie tradizioni, ma anche ferito, accecato dall’avidità e dall’invadenza della produzione vinicola massiva. I tempi lenti del vino e la sostenibilità della terra mal si accompagnano all’insensata fretta del business e della conquista dei mercati mondiali.
Sofferente ai ritmi della viticultura moderna è il saggio conte Desiderio Ancillotto, vero custode dell’antica tradizione del prosecco, arcigno vignaiolo che preferisce tenere ogni anno un ettaro incolto per farlo riposare, per rispetto della terra, giusto “per non chiederle più di quello che può dare”.
Oramai isolato dalla comunità dei produttori il conte viene trovato morto, apparentemente suicida. Il caso viene affidato dal timoroso questore di Treviso al corpulento neoispettore Stucky. A prima vista goffo e sgraziato, Stucky si dimostra invece tenace e determinato, polenton sì, ma miga mona.
E c’è bisogno di tutto il suo intuito e della sua perseveranza perché la storia si complica a dismisura. Dopo il ritrovamento del cadavere del conte avvengono altri omicidi, tutti inspiegabilmente legati da un filo rosso proprio al defunto Desiderio Ancillotto. La matassa invece che sbrogliarsi si ingarbuglia.
Lo scenario della vicenda si popola di personaggi eccentrici e strambi, come la figlia del conte che torna dall’Argentina per l’eredità o il matto del paese che intuisce prima degli altri il torbido della storia. Personaggi stravaganti, certo, ma mai eccessivi. Mantengono quel tono garbato e lieve che caratterizza il film, senza mai diventare invadenti o macchiette. Finché c’è prosecco c’è speranza è un giallo atipico, per nulla inquietante né ansiogeno, risulta piuttosto soave, fresco e a tratti frizzante come le bollicine del prosecco. Le risate non mancano. Merito senza dubbio di un gruppo di attori affiatati e impeccabili, a partire dal formidabile Giuseppe Battiston, che rappresenta in modo esemplare l’umanità tipicamente veneta dell’ispettore Stucky. Non meno azzeccati gli altri personaggi, in particolare il conte interpretato dal grande Rade Serbedzija, il pavido commissario da Roberto Citran e il matto del paese reso brillantemente da Teco Celio.
Vero protagonista resta aaperò il territorio, con la sua ancestrale cultura del vino e le magnifiche colline dai vigneti scoscesi e ordinati che vanno da Conegliano fino a Valdobbiadene, magnificamente riprese con un drone e fotografate con grazia da Massimo Moschin.
Con i dovuti distinguo la regia di Padovan ricorda per molti aspetti il cinema di Carlo Mazzacurati: il profondo affetto per la terra natia e la lucida leggerezza nel raccontarla del rimpianto cineasta padovano li ritroviamo nell’esordio di Padovan. Tra l’altro anche Mazzacurati aveva esordito, trent’anni fa, con un giallo ambientato nel Veneto, lo splendido Notte italiana.
Una scommessa vinta quella del produttore Nicola Fedrigoni e della K2 di Verona, sorprendente soprattutto se considerati i mezzi limitati e la scarsa attenzione di buona parte delle istituzioni culturali locali. Peccato, perché Finché c’è prosecco c’è speranza, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in molti festival in tutto il mondo, ben rappresenta la cultura di questa regione.
Senza supponenza, con il rispetto e l’orgoglio con cui il nonno del conte diceva al nipotino “ricordati che quanto questa terra sarà tua, anche tu sarai suo.”
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sergiodalmaso »
[ - ] lascia un commento a sergiodalmaso »
|
|
d'accordo? |
|
giovannitonon
|
martedì 24 ottobre 2017
|
un cine-capolavoro in un territorio unico al mondo
|
|
|
|
Premiere del film 23 ottobre. Sempre buona l’ idea di leggere il libro immaginando la storia tradotta in pellicola così da cogliere una visione profonda del thriller.
Sfogliando le pagine sorprende la torbida vicenda di un suicidio/omicidio che caratterizza il giallo e la descrizione dei luoghi e i paesaggi dalle “….combinazioni magiche che solo Dio sa compiere”
Il film sebbene non rispecchi fedelmente il libro ha saputo portar fuori dalle pagine la stessa magia, il fascino della terra, gli ambienti che fanno di questi posti luoghi unici al mondo. Meravigliosi paesaggi che si trasformano nel thriller in difese del territorio, intrighi mondani, personaggi e storie che confondono l’indagine dove l’ostinazione e la perseveranza dell’impacciato ma astuto investigatore Stucky riescono a svelare il mistero.
[+]
Premiere del film 23 ottobre. Sempre buona l’ idea di leggere il libro immaginando la storia tradotta in pellicola così da cogliere una visione profonda del thriller.
Sfogliando le pagine sorprende la torbida vicenda di un suicidio/omicidio che caratterizza il giallo e la descrizione dei luoghi e i paesaggi dalle “….combinazioni magiche che solo Dio sa compiere”
Il film sebbene non rispecchi fedelmente il libro ha saputo portar fuori dalle pagine la stessa magia, il fascino della terra, gli ambienti che fanno di questi posti luoghi unici al mondo. Meravigliosi paesaggi che si trasformano nel thriller in difese del territorio, intrighi mondani, personaggi e storie che confondono l’indagine dove l’ostinazione e la perseveranza dell’impacciato ma astuto investigatore Stucky riescono a svelare il mistero.
L’attore protagonista Battiston protagonista in un’interpretazione unica ed espressiva dell’ispettore Stucky.
Esemplare la scena di apertura del nonno che racconta le sue preoccupazioni e i suoi crucci verso la tutela del territorio.
Acuto senso d’ umorismo il personaggio matto Pitusso che gratta le tombe nel cimitero parlando ai morti.
Nello sfondo un ambiente che formula un deviante teorema sociale, un rapporto fra uomo e natura che si scontra con l’opportunismo spietato di attività vitivinicole oggi estese geometrie coltivate, sempre più prosperose sorrette moderne tecniche agrarie e dall’ abuso di fitofarmaci.
Se il Film di Germi “Signore e Signori “ si è dimostrato un classico della commedia all’italiana del neorealismo (Palma d’oro a Cannes nel 1966 e David Donatello) fra ironia, satira e mondanità in un ritratto di Treviso cittadina anni ’60, questo film di
el regista Padovan è un capolavoro di spessore e tenerezza che svela l’anima di un territorio che grazie allo sguardo giallista ma ancor più scenografico del paesaggio, dei filari d’uva, dei calici di vino(….ricordarci che il vino è cultura e non solo merce),delle osterie, dei borghi manifesti l’inestimabile bellezza.
Un grande film dal cast di eccezione,dalla regia alla trama con un doveroso omaggio al territorio ricco di suggestioni , vegetazioni e colori propri di questo periodo autunnale.
Un giardino-patrimonio candidato all’Unesco.
Da cornice le musiche di sottofondo di Mauro Teho Teardo ben rapportate alle immagini, degno di nota il brano di chiusura del film.
Welcome !
GioTo
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giovannitonon »
[ - ] lascia un commento a giovannitonon »
|
|
d'accordo? |
|
isina
|
giovedì 2 novembre 2017
|
fotografia stupenda
|
|
|
|
Un bel poliziesco, un ritratto puntuale dei vizi e delle virtù della provincia italiana, ma anche un film ad alto valore sociale visto il tema dominante: quello della salvaguardia ambientale.
ben diretto e magistralmente interpretato da un Battiston come sempre misurato ed efficace. Stupendi i personaggi del commissario sfiduciato e indolente, ma col riscatto finale, dello scemo del villaggio determinante per la soluzione del caso e della barista pettegola e invadente.
Fotografia stupenda che esalta la bellezza di una terra generosa di cui il Prosecco è solo uno dei tanti frutti eccellenti.
|
|
[+] lascia un commento a isina »
[ - ] lascia un commento a isina »
|
|
d'accordo? |
|
albeperini
|
lunedì 30 ottobre 2017
|
il garbo e la delicatezza di un film d'altri tempi
|
|
|
|
Se avete amato Giuseppe Battiston nella sua magistrale interpretazione del burbero omosessuale in "Perfetti sconosciuti" non dovete perderlo in questo nuovo film ambientato tra le colline del Prosecco. Questo goffo e tenero ispettore vi conquisterà... a farvi innamorare di questo film ci penseranno poi panorami incredibili e riprese che vi faranno scoprire un territorio alquanto inedito per il cinema italiano. Fotografia davvero stupenda.
Il tutto trattato con un garbo e una delicatezza di un cinema d'altri tempi...
Forse a volte rallenta un po'.. ma si sa che per degustare un buon vino.. o un buon film.. la fretta può essere una cattiva alleata.
[+]
Se avete amato Giuseppe Battiston nella sua magistrale interpretazione del burbero omosessuale in "Perfetti sconosciuti" non dovete perderlo in questo nuovo film ambientato tra le colline del Prosecco. Questo goffo e tenero ispettore vi conquisterà... a farvi innamorare di questo film ci penseranno poi panorami incredibili e riprese che vi faranno scoprire un territorio alquanto inedito per il cinema italiano. Fotografia davvero stupenda.
Il tutto trattato con un garbo e una delicatezza di un cinema d'altri tempi...
Forse a volte rallenta un po'.. ma si sa che per degustare un buon vino.. o un buon film.. la fretta può essere una cattiva alleata..
Da non perdere...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a albeperini »
[ - ] lascia un commento a albeperini »
|
|
d'accordo? |
|
cardclau
|
martedì 31 ottobre 2017
|
film delicato su cose semplici
|
|
|
|
Finalmente un film delicato sulle cose semplici. Niente effetti speciali stratosferici, anaffettivi, che apparentemente lasciano soddisfatti, senza pensiero La regia è efficace, e non stanca mai. La storia fa quasi da sfondo ai personaggi, tutti bravi. Battiston, il personaggio principale, raggiunge livelli molto convincenti, da Pane e Tulipani. Un umorismo italiano garbato, che si basa anche su personaggi macchietta, che fa ridere e sorridere per la maggior parte del tempo. Film divertente, che fa anche riflettere, ambientato a casa nostra, con i profumi e le luci della nostra terra.
|
|
[+] lascia un commento a cardclau »
[ - ] lascia un commento a cardclau »
|
|
d'accordo? |
|
francesca meneghetti
|
sabato 4 novembre 2017
|
una commedia spumeggiante come il prosecco
|
|
|
|
Benché la locandina del film richiami le copertina dei gialli Mondadori, non c’è alcuna tensione da thriller in questo film, che pure ricostruisce vicende malavitose proprie di una élite di benestanti collusi con il potere. La riunione della Confraternita del Prosecco sembra riprendere i rituali e lo stile delle logge massoniche (in realtà esiste davvero una Confraternita di Valdobbiadene che si riunisce nella stessa cupa cantina del film e che impone ai soci l’uso di una divisa che comprende tabarro e cappello!). Potrebbe evocare una sorta di mafia, ma non è proprio così.
Non c’è nell’opera di Antonio Padovan la cupezza delle storie del commissario Montalbano, anche se, quando a morti, non si scherza (per quanto non vi sia alcuna forma di voyeurismo attorno ai cadaveri.
[+]
Benché la locandina del film richiami le copertina dei gialli Mondadori, non c’è alcuna tensione da thriller in questo film, che pure ricostruisce vicende malavitose proprie di una élite di benestanti collusi con il potere. La riunione della Confraternita del Prosecco sembra riprendere i rituali e lo stile delle logge massoniche (in realtà esiste davvero una Confraternita di Valdobbiadene che si riunisce nella stessa cupa cantina del film e che impone ai soci l’uso di una divisa che comprende tabarro e cappello!). Potrebbe evocare una sorta di mafia, ma non è proprio così.
Non c’è nell’opera di Antonio Padovan la cupezza delle storie del commissario Montalbano, anche se, quando a morti, non si scherza (per quanto non vi sia alcuna forma di voyeurismo attorno ai cadaveri. Sarà la morbida e malinconica figura del commissario Stuky (interpretatoda uno splendido Giuseppe Battiston, che qui ritrova compagni di altre avventure cinematografiche, come Roberto Citran e Mirko Artuso). Sarà la dolcezza del paesaggio, che spazia dall’isola della Giudecca alle colline del prosecco, da Valdobbiadene fino a Conegliano, passando per la città di Treviso (la piazza, la riviera del Sile, l’affascinante vicolo Dotti con i suoi ciottoli e i suoi portici). Sarà il tono lieve e talora comico della sceneggiatura, che poi deriva dall’omonimo romanzo (2010) di Fulvio Ervas, che continuava la fortunata serie di gialli ambientati a Treviso e risolti dal commissario Stucky, mezzo veneziano e mezzo persiano. Ma l’intreccio di questi elementi porta lo spettatore a immaginarsi di fronte a una commedia.
Il che non significa che la critica sia negativa. Il tono leggero e brillante fa pensare a quelle commedie francesi che tanto amiamo: spumeggianti, con le bollicine, come il prosecco. A proposito di questo vino, il più amato, si sa che l’amore del profitto ha portato a estendere i vigneti ovunque, nel Veneto, anche in luoghi diversi dalle colline, a sfruttare in maniera intensiva la terra e a utilizzare veleni che finiscono nei polmoni degli abitanti. La tematica è presente: il conte Ancillotto, che produce un ottimo vino, attenendosi alla regola del “meno, ma meglio” è in conflitto con alcuni membri della Confraternita, tesi al profitto e indifferenti alla salubrità dell’ambiente. Ma l’agente chimico pericoloso non starà, in questo caso, nei fitofarmaci sparati sulle vigne…
Anche l’amore per la bellezza di questi paesaggi collinari contribuisce all’armonia del film (si riconoscono Rolle, la chiesa di San Lorenzo di Farra di Soligo, l’osteria Senza Oste di S. Pietro di Barbozza, San Vigilio di Col S. Martino, i vigneti di Valdobbiadene e di Conegliano, splendidamente fotografati da Massimo Moschin, mentre si vorrebbe ritrovare dal vero il magnifico cimitero, realizzato con il polistirolo, vicino alla chiesa di san Lorenzo: opera dello scenografo Massimo Pauletto, ispirata forse a Spoon River).
Se a tutto ciò si aggiungono le interpretazioni di Giuseppe Battiston, Rade Serbedzija e del caratterista Teco Cilio, si può concludere che per il giovanissimo regista Antonio Padovan, nato tra queste colline, ma vissuto dieci anni negli States, è stato un ottimo esordio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
|
d'accordo? |
|
gsgaravato
|
domenica 5 novembre 2017
|
poliziesco anni 90
|
|
|
|
Film abbastanza originale nel panorama italiano. Regia sicuramente incerta e alle prime armi (forse volutamente anni 90?) ma compensata da una "luce" bellissima, spesso originale e inaspettata che ti trascina in alcune scene in atmosfere fantastiche a volte anche emozionanti. La fotografia sarebbe da Oscar se non fosse che ogni tanto, forse perché trascinata dalla regia, scade anche lei nel televisivo. Attori bravissimi, un po' troppo macchiette del genere ma comunque bravi. Mi è piaciuto perché diverso nei ritmi e nei contenuti da un cinema italiano che passa dal cine panettone al film d' autore che si prende veramente troppo sul serio anche quando non serve. Qualche colpo di scena in più non avrebbe guastato, ma comunque mi piacerebbe vedere altre indagini dell' ispettore Stuky.
[+]
Film abbastanza originale nel panorama italiano. Regia sicuramente incerta e alle prime armi (forse volutamente anni 90?) ma compensata da una "luce" bellissima, spesso originale e inaspettata che ti trascina in alcune scene in atmosfere fantastiche a volte anche emozionanti. La fotografia sarebbe da Oscar se non fosse che ogni tanto, forse perché trascinata dalla regia, scade anche lei nel televisivo. Attori bravissimi, un po' troppo macchiette del genere ma comunque bravi. Mi è piaciuto perché diverso nei ritmi e nei contenuti da un cinema italiano che passa dal cine panettone al film d' autore che si prende veramente troppo sul serio anche quando non serve. Qualche colpo di scena in più non avrebbe guastato, ma comunque mi piacerebbe vedere altre indagini dell' ispettore Stuky. Sarebbe sicuramente un'ottima serie.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gsgaravato »
[ - ] lascia un commento a gsgaravato »
|
|
d'accordo? |
|
totybottalla
|
mercoledì 15 agosto 2018
|
poliziesco noioso che non convince!
|
|
|
|
Battiston un pò troppo appesantito ma sicuramente bravo ispettore nelle indagini di una serie di omicidi nelle terre venete, un giallo per la verità un pò noioso dai ritmi lenti che emoziona poco ma sono certo che Antonio Padovan, il regista all'esordio, farà certamente meglio in seguito, Battiston straordinario un anno prima in "Perfetti Sconosciuti" qui sembra annaspare in una sceneggiatura poco brillante e senza clima, mi dispiace dirlo ma il film non mi è piaciuto molto, due stelle d'incoraggiamento per il regista. Saluti.
|
|
[+] lascia un commento a totybottalla »
[ - ] lascia un commento a totybottalla »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
lunedì 13 novembre 2017
|
una serie di strane morti
|
|
|
|
Compare nelle sale cinematografiche con i film "Finchè c'è Prosecco c'è Speranza" la figura dell'ispettore Stucky, personaggio inventato ed a cui ha dedicato svariati libri sulle sue indagini lo scrittore Fulvio Ervas. Il suddetto personaggio deve qui indagare su alcuni delitti di persone legate alla figura di un anziano conte, morto suicida, proprietario di immensi ettari di terreno coltivati per la produzione del Prosecco ormai assai inquinati dai rifiuti tossici di una fabbrica vicino. Attraverso le sue ricerche l'ispettore riuscirà a giungere alla verità ed a risolvere brillantemente il caso.
[+]
Compare nelle sale cinematografiche con i film "Finchè c'è Prosecco c'è Speranza" la figura dell'ispettore Stucky, personaggio inventato ed a cui ha dedicato svariati libri sulle sue indagini lo scrittore Fulvio Ervas. Il suddetto personaggio deve qui indagare su alcuni delitti di persone legate alla figura di un anziano conte, morto suicida, proprietario di immensi ettari di terreno coltivati per la produzione del Prosecco ormai assai inquinati dai rifiuti tossici di una fabbrica vicino. Attraverso le sue ricerche l'ispettore riuscirà a giungere alla verità ed a risolvere brillantemente il caso.
Antonio Padovan si cimenta per la prima volta nella regia cinematografica e, sebbene la sua opera sia di tutto rispetto e, in linea generale, ben diretta, egli però non riesce, purtroppo, a consegnare una pellicola che si discosti dal semplice sceneggiato televisivo. Il film appare un pò senza verve, senza quella forza necessaria ad intrigare completamente lo spettatore perchè, man mano che la storia si dispiega, la pellicola diviene quasi scontata e, pertanto, parecchio prevedibile. Un vero peccato perchè la figura dell'ispettore Stucky è invece molto ben interpretata dall'attore Giuseppe Battiston la cui presenza, anzi, si rivela fondamentale ad innalzare il valore di quest'opera cinematografica. Molto belli e suggestivi, inoltre, sono anche i luoghi in cui la vicenda è ambientata, e cioè le verdi colline del Veneto immerse in un'atmosfera tranquilla e pacata in cui perdersi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
sabato 3 febbraio 2018
|
tra filari e bollicine
|
|
|
|
L'opera di esordio di Antonio Padovan è un lavoro pregevole e sincero, un film che si gusta volentieri come un buon bicchiere di prosecco, lavoro forse meno artigianale di quel che può sembrare,( l'uso dei droni per le riprese dall'ato delle colline trevigiane), ma che rispecchia l'anima e le atmosfere di un paesaggio dipanato nelle melanconiche nebbie che lo avvolgono come una coperta. Ci viene mostrata una porzione di Veneto, tra una delle più belle zone della regione, compreso un piccolo scorcio all'isola della Giudecca.
La vicenda vede protagonista l'ispettore Stucky ( un ottimo Giuseppe Battiston), metà persiano e metà veneziano che deve indagare su un suicidio/omicidio del conte Ancillotti, noto viticoltore della zona, amante del vino, delle donne, dei piaceri della vita senza freni, ma rigorosamente genuino sui valori della terra e della coltivazione dell'uva che prevedono tempi di attesa lunghi e pazienti.
[+]
L'opera di esordio di Antonio Padovan è un lavoro pregevole e sincero, un film che si gusta volentieri come un buon bicchiere di prosecco, lavoro forse meno artigianale di quel che può sembrare,( l'uso dei droni per le riprese dall'ato delle colline trevigiane), ma che rispecchia l'anima e le atmosfere di un paesaggio dipanato nelle melanconiche nebbie che lo avvolgono come una coperta. Ci viene mostrata una porzione di Veneto, tra una delle più belle zone della regione, compreso un piccolo scorcio all'isola della Giudecca.
La vicenda vede protagonista l'ispettore Stucky ( un ottimo Giuseppe Battiston), metà persiano e metà veneziano che deve indagare su un suicidio/omicidio del conte Ancillotti, noto viticoltore della zona, amante del vino, delle donne, dei piaceri della vita senza freni, ma rigorosamente genuino sui valori della terra e della coltivazione dell'uva che prevedono tempi di attesa lunghi e pazienti. Stucky, personaggio un pò impacciato e goffo, alle prese con un superiore disilluso e cinico( sempre un piacere vedere Roberto Citran), a un passo dalla pensione che non vuole rogne alla fine della sua carriera, e un susseguirsi di altri inspiegabili omicidi, si muove nella leggerezza della sua mole con destrezza e abilità. Si trova così a conoscere un microcosmo di svariati e singolari personaggi, come il matto del villaggio che si reca puntualmente al cimitero del paese a togliere la ruggine dalle lapidi, emessa da un cementificio vicino , causa principale dei decessi, di osti loquaci, di confraternite del vino, di governanti e giocatori di biliardino nelle osterie fuori dal tempo.
L'ispettore stesso ha i suoi problemi irrisolti, la rielaborazione del lutto per la perdita dei genitori, specie del padre, la cui stanza deve rimanere com'è, nonostante i saggi consigli dello zio persiano con cui divide la casa. Riuscirà a far luce nella torbida vicenda il nostro eroe, affiancato alla fine anche dal suo capo, che in fondo è meno cinico di quello che sembra, e riuscirà anche a togliersi la sua , di ruggine, dei fantasmi del suo passato.
Per alcuni aspetti il film di Padovan ricorda un pò il cinema di Mazzacurati,non solo per la scelta degli interpreti tanto cari al regista padovano, ma perchè non manca mai il cuore, perchè c'è ironia, però garbata e senza eccessi. La differenza sta nel fatto che Padovan, come ha detto in un'intervista, tornato da New York ( dove vive e lavora), ha guardato i luoghi natii con l'occhio del turista e li ha scoperti nella sua autenticità e bellezza, mentre Mazzacurati ci è sempre rimasto dentro alla sua terra, ne ha sempre saputo cogliere il suo incanto e i suoi conflitti.
Forse per la gente veneta è più facile amare questo film, però per me è un ottimo lavoro, si guarda con piacere e ci fa sentire bene.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
|