Il regno d'inverno - Winter Sleep |
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Un film di Nuri Bilge Ceylan.
Con Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan.
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Titolo originale Kis uykusu.
Drammatico,
durata 196 min.
- Turchia, Francia, Germania 2014.
- Parthénos
uscita giovedì 9 ottobre 2014.
MYMONETRO
Il regno d'inverno - Winter Sleep ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Bello, ma non fino in fondo
di mara65Feedback: 1348 | altri commenti e recensioni di mara65 |
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lunedì 16 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'assenza di musiche nei film di Ceylan è una costante. Questo può essere un pregio, ma anche un difetto. Le musiche arricchiscono e accrescono le emozioni. Il regista, privandosene dimostra di saperci fare, di essere un regista autentico, che racconta la realtà così com'è, senza trucchi. Però si espone alla mancanza di trama e/o emozioni, che anche qui, qualcuno lamenta. In realtà la trama c'è. C'è molto più che nei film della commedia italiana o peggio ancora di quella americana. E' sbagliato dire che non c'è trama. La storia ed il percorso (non solo interiore) di Aydin è marcato. La vita della sua incantevole moglie, incastonata in un mondo che non le appartiene (cosa ci fa una donna meravigliosa in un contesto dove non esiste la bellezza?) racconta fin troppo. Mette sul piatto della bilancia tanti fatti, molti più di quelli che Ceylan era abituato a rappresentare. I dialoghi diventano quasi logorroici in confronto ai suoi lavori precedenti, fatti per lo più di sguardi e silenzi. Il film è bellissimo, ma non fino in fondo perchè qualcosa manca. Dal mio punto di vista avrei dato più spazio ai paesaggi mozzafiato. Avrei accorciato i dialoghi inutili, che se da una parte servono per spiegare la noia che caratterizza gli abitanti di quei luoghi, dall'altra appesantiscono il ritmo. Gli interni claustrofobici, restituiscono la sensazione di lontananza dal resto del mondo: più volte ci si sofferma sull'utilizzo delle stufe a legna, unico modo (arcaico per la nostra società moderna) di scaldare le loro case. Ma gli interni alla fine soffocano il film. Si avverte quasi il bisogno di scene all'aperto, si sente la sensazione di mancanza d'aria e ci si augura che la macchina da presa possa scivolare all'esterno, come fa ad esempio nel precedente film C'era una volta in Anatolia, a mio avviso più bilanciato tra scene interne ed esterne, tra dialoghi e silenzi.
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