Il regno d'inverno - Winter Sleep |
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Un film di Nuri Bilge Ceylan.
Con Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, Serhat Mustafa Kiliç.
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Titolo originale Kis uykusu.
Drammatico,
durata 196 min.
- Turchia, Francia, Germania 2014.
- Parthénos
uscita giovedì 9 ottobre 2014.
MYMONETRO
Il regno d'inverno - Winter Sleep ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Viaggio d'inverno
di arnacoFeedback: 2738 | altri commenti e recensioni di arnaco |
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venerdì 13 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il regista ha scelto come leit-motif la Sonata n. 20 di Schubert ma, secondo me, ha pensato intensamente anche al Winterreisen e ai suoi significati esistenziali. Nel film io ho ritrovato il wanderer schubertiano nel suo vagabondare, il febbrile e candido tendere del viaggiatore Aydin verso l'abisso, Verso la morte, verso la fine. Il regno d'inverno è quindi un paesaggio di agghiacciante solitudine, è quanto resta della matrigna natura di leopardiana memoria, scampata al sonno invernale. Di qui gli animali morti nella neve, incontrati lungo il cammino e questo anziano ex-attore, che si nasconde nel suo studio, in contrasto con tutto e con tutti, a scrivere i suoi articoli, rifiutandosi di credere che nessuno li legge, risentito perché l'unica persona che li legge, la sorella, non li condivide. Per questo trovo che il film sia pervaso dal principio alla fine di un inesorabile pessimismo. Più che il protagonista, che in verità non si allontana mai molto dal suo ritiro, è lo spettatore che compirà sinesteticamente un viaggio di immersione totale in tutto ciò che la parola non arriva a lambire nella complessità delle emozioni umane evocate e trasfigurate nei lunghi dialoghi con la moglie, con la sorella e con gli altri personaggi incontrati quasi casualmente. Solo alla fine scopriremo che Aydin è perdutamente innamorato della moglie che non lo ama e che solo adesso inizierà un viaggio senza meta consumato dal dolore, una lunga peregrinazione: il suo cammino sincronico nella diacronia del teatro Turco. Non sappiamo dove lo condurrà, forse nella stagione della morte e dell'assenza; sappiamo solo che prima di partire lascia virtualmente libera la giovane moglie, come già aveva fatto con il suo puledro che abbiamo visto fuggire al galoppo in uno scenario notturno, silente, assente di vita, verso campi ricoperti di neve e torrenti gelidi, eppure per lui più caldi della prigione in cui era trattenuto.
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