Scrivo questo commento al film con l'amarezza di chi è stato costretto a recuperare in lingua originale, aiutandosi con i sottotitoli per non udenti, un piccolo gioiello che rientra in quel filone di commedia romantico-fantastica che tanto sta rendendo famoso il cinema francese.
Qualcuno mi deve spiegare perché, se un meraviglioso film come "Il favoloso mondo di Amelie" sia stato distribuito in Italia diventando un vero cult, lo stesso destino non lo stia avendo "Attila Marcel", nonostante che il regista, Sylvain Chomet, sia già più che famoso nel nostro Paese ("Appuntamento a Belleville" e "L'illusionista").
"Attila Marcel" è la prima avventura cinematografica di Chomet lontano dall'animazione, o quanto meno la prima avventura come lungometraggio (si dovrebbe ricordare il delizioso episodio della "Torre Eiffel" nel film "Paris, Je t'aime"), e, come ci si sarebbe potuto aspettare, si dimostra subito un piccolo scrigno pieno di poesia, dolcezza, malinconia.
Protagonista Paul, interpretato da un magistrale Guillaume Gouix (che interpreta anche il padre nei suoi ricordi, riuscendo in maniera magistrale a rendere 2 personaggi tanto diversi ma uniti da un indissolubile legame di sangue), trentenne che dall'età di 2 anni ha perso la parola e la memoria dopo aver assistito alla morte dei suoi genitori e vive con le aristocratiche zie che sognano per lui una vita da grande pianista.
Durante una vita ripetitiva, scandita dagli incubi su un passato non capito e ricordato, dalle lezioni di ballo delle zie e da cene con anziani amici di "famiglia", Paul incontra Madame Proust.
Mai nome fu più evocativo: frikketona, scontrosa, senza peli sulla lingua, Madame Proust ha il dono di risvegliare i ricordi grazie a infusi di erbe, musica e, naturalmente, le immancabili madeleine...
Ed è così che Paul, novello "Tommy degli Who", attraverso i viaggi allucinogeni degli infusi, non solo ricostruirà quel passato ma troverà la forza per elaborarlo e riuscirà a rimpossessarsi della sua vita: sarà proprio Madame Proust a lascergli quegli insegnamenti che gli permetteranno di andare avanti per la sua strada, diventando quello che lui vuole essere, proprio come gli cantava la madre.
Naturalmente non poteva mancare l'onirismo tipico del cinema di Chomet, che riesce a trasformare in carne ed ossa quell'universo magico a cui ci ha abituati con i precedenti film.
Tra Tatì e Buster Keaton, con una sorta di "fellinismo" espressivo, il favoloso mondo di Paul Marcel incanta, emoziona, commuove.
Uno di quei film che fanno bene e lasciano il segno.
...e meritano la fatica di vederlo in lingua originale...
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