La bottega dei suicidi |
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Un film di Patrice Leconte.
Con Bernard Alane, Isabelle Spade, Kacey Mottet Klein, Isabelle Giami, Jean Paul Comart.
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Titolo originale Le magasin des suicides.
Animazione,
durata 85 min.
- Francia, Canada, Belgio 2012.
- Videa
uscita venerdì 28 dicembre 2012.
MYMONETRO
La bottega dei suicidi ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Una catastrofe di bottega
di Linus2kFeedback: 13976 | altri commenti e recensioni di Linus2k |
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venerdì 26 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lo dico subito: "La bottega dei suicidi" è uno dei peggiori film d'animazione che abbia visto in tutta la mia vita! L'attesa era di una animazione per adulti, una storia noir che avrebbe potuto guadagnare dal disegno quel tono di poesia che solo il disegno sa aggiungere, e dalla Francia mi attendo ormai un cinema d'animazione di grandissima qualità. Gli ingredienti c'erano tutti: un storia che partiva da una situazione fortemente d'attualità, la depressione e la crisi, condita con humor nero di una bottega che vende metodi per suicidarsi dove lavora una famiglia scura e triste stravolta dall'arrivo di un bambino felice di vivere. Diciamo che Burton avrebbe fatto carte false per una trama così, ma Leconte non è Burton, e si vede in maniera eclatante! La trama è sconnessa, sconclusionata, manca di passaggi chiave e risolve tutto con una superficialità che ha dell'irritante, condita da musichette di musical di quint'ordine che avrebbero fatto chiudere a Broadway già alla seconda serata (brutte, cantate male, sciatte e praticamente prive di musica). La depressione, la mancanza di speranza nella società attuale, si risolve in niente, fondamentalmente non c'è un vero sbocco, una strada, se non nel giochino poco chiaro di alcuni bambini. Non c'è una vera evoluzione, piuttosto un cambio di registo che si traduce in uno sciatto e sommario finale che non spiega, non risolve. Di sicuro anche il disegno non aiuta: Leconte non è Chomet, o meglio, è lampante che gli piacerebbe esserlo, ma non lo è e si vede chiaramente! Quella poesia, quella vena di malinconica ironia che distingue Chomet ed il suo poetico tratto, qui viene scimmiottato (anche in maniera irritante) senza ottenere alcun altro effetto se non quello di disegnare personaggi grotteschi fini a se stessi e francamente brutti, di quella bruttezza che non sottende nient'altro che il fastidio alla visione. La bottega dei suicidi è una vera catastrofe. Un film da dimenticare presto, pregando Leconte di tornare al più presto al cinema tradizionale.
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