Lo Hobbit - La desolazione di Smaug |
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Un film di Peter Jackson.
Con Ian McKellen, Martin Freeman, Richard Armitage, Benedict Cumberbatch, Orlando Bloom.
continua»
Titolo originale The Hobbit: The Desolation of Smaug.
Fantastico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA, Nuova Zelanda 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 12 dicembre 2013.
MYMONETRO
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
valutazione media:
3,49
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Hollywood piega Jacksondi andrea1967Feedback: 715 | altri commenti e recensioni di andrea1967 |
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domenica 15 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
- La desolazione di Smaug - è una notevole esperienza visiva ed una lunghissima, palpitante corsa a perdifiato. Braccata dagli orchi di Azog, la compagnia dei nani con Bilbo e Gandalf trova conforto nei domini di Beorn il mutaforma; si avventura in Bosco Atro per affrontarne la sconosciuta minaccia, cadendo poi nelle mani degli Elfi di re Thranduil, e di insidia in insidia verso la destinazione finale: la montagna solitaria. Gli straordinari scenari si integrano perfettamente con gli abitatori. Spettacolari le aule naniche traboccanti ricchezze, la decadente sobrietà delle caverne silvane, l'atmosfera stagnante e allucinogena di Bosco Atro. Perfetta la ricostruzione di Pontelagolungo, una Amsterdam medioevale che odora di pesce e legno umido. Il ritmo dell'azione non risente dei 170 minuti, nonostante l'eccessiva durata della lotta con Smaug. Qui però terminano le note liete. Alla fine, le catene del piatto unico hollywoodiano hanno avvinto anche Jackson. Indipendentemente dalla fedeltà al testo, tutti gli aspetti legati alla "profondità" sono sradicati e riducono il film allo spessore di un fantasy adolescenziale. Il serrato susseguirsi dei combattimenti impedisce la percezione dell'arco temporale del viaggio, che dovrebbe abbracciare tre lunghi mesi. Gli aspetti più affascinanti di Arda sono la concretezza ed il continuo rimando a sconfinate pianure dietro ogni cresta, a millenari antefatti dietro ogni luogo o gemma. La terra di mezzo è fango ed acquazzoni; le miglia sono miglia e il percorrerle è sudore e angoscia. Le incomprensioni tra i popoli sono solchi profondi, frutto di ere di errori e di cadute nelle trappole di Morgoth. Nella cosmogonia Tolkeniana, monoteistica e creazionista, gli elfi non sono tartarughe ninja e non fanno battute sul contenuto dei pantaloni altrui. Sono depositari di bellezza, rispetto per la natura e leggerezza atletica; ma anche del carico di dolore accumulatosi in millenni. I nani sono ontologicamente alieni e misogini, celati alla altrui vista alla nascita ed alla morte. E nessuna attrazione sessuale è possibile tra i due popoli (quella di Gimli per Galadriel è reverenza, non infatuazione). Radagast è pur sempre un Istari. Ha abbandonato la sua missione ma non è certo il vecchietto un pò tocco degli spaghetti western. E Bilbo si impadronisce dell'archengemma con le virtù che gli sono proprie: silenzio, sangue freddo ed astuzia (a che serve, diversamente uno "scassinatore"?). Non sfidando Smaug in una gara di acrobazie alla Looney Tunes. Il tradimento più grave è quello però riservato alla figura di Gandalf, la cui immensa statura è costantemente celata sotto logori abiti per ragioni strutturali. Gandalf non si esibisce in infantili gare di sortilegi con Sauron(non lo farà neppure 80 anni dopo) perchè non è quello il suo ruolo. Egli è uno straordinario faro che rischia la sua carne illuminando la differenza tra bene e male e ponendo tutti di fronte alla gravità delle scelte. La differenza nel suo agire rispetto a Sauron, pur nella equivalenza in termini di "potere", è data dalla sua lungimiranza nel tessere trame apparentemente lontane, in una visione d'insieme che nel Sauron della terza era si riduce invece alla creazione di eserciti e di forza militare. Peccato davvero per questa caduta di tono. Jackson ne è certamente consapevole e in tre ore di pellicola poteva senz'altro dosare meglio azione e rispetto per l'irripetibile qualità della materia prima da cui ha attinto.
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