Agora |
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Un film di Alejandro Amenábar.
Con Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom.
continua»
Avventura,
durata 128 min.
- Spagna 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 23 aprile 2010.
MYMONETRO
Agora
valutazione media:
3,30
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Amenabar scuote ancora una volta le coscienzedi kaytonFeedback: 1326 | altri commenti e recensioni di kayton |
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sabato 24 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se non fosse per certe immagini crude, “Agorà” sarebbe da consigliare ai ragazzini delle scuole elementari e medie. Anzitutto perché non è il classico film storico dove gli schieramenti nemici si danno battaglia a spron battuto, dopo aver consultato gli oracoli; ma soprattutto perché argomenti di geografia, come il moto dei pianeti e il sistema solare, sono spiegati in modo semplice, senza tanti giri di parole e con dimostrazioni spicciole ma incisive. Il merito di tutto ciò si deve a Ipazia, questa figura femminile dimenticata quasi dalla storia, che alla fine del Trecento d.C. insegnava filosofia e matematica ai suoi allievi, mentre fuori dall’aula infuriava la guerra tra pagani e cristiani, prima, e tra cristiani ed ebrei, dopo. Ma il merito va anche ad Amenabar che mette al centro del suo lavoro una donna, questa guerriera del pensiero, Ipazia appunto, interpretata da una Rachel Weisz in gran forma. E il regista lo fa poggiandosi su una fotografia splendida che rende al meglio l’Alessandria di quel periodo: una città attraversata da sferzate di vento che trasportano la sabbia del deserto, rendendo l’atmosfera spesso sfocata. Un’Alessandria allo stesso tempo florida e attiva culturalmente, ma dilaniata dai conflitti religiosi. Quei conflitti religiosi che andranno a distruggere proprio il centro culturale di quel mondo: la grande Biblioteca. La scena della distruzione è costruita ad arte: la macchina da presa, dall’alto verso il basso, inquadra i cristiani che, a velocità accelerata, come tante formichine si affrettano diligenti a compiere lo scempio. Una scena che rappresenta il pensiero di Amenabar, cileno d’adozione spagnola, il quale mostra la storia così come è stata, puntando il dito contro le crociate. E se la parola di Dio non lascia spazio all’interpretazione, che cosa resta a una filosofa come Ipazia se non la solitudine del suo amore per il sapere?
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