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"Beau ha paura" è il degno successore dei due film sopracitati, e lo dico nell'accezione più lusinghiera possibile.
Non sarà un elevated horror alla maniera di "Hereditary" né eredita (perdonate il gioco di parole) la compostezza formale di "Midsommar", ma di certo è frutto di una visione peculiare e accuratamente cesellata negli anni, che trova la propria consacrazione nell'eccesso, nella ridondanza visiva e contenutistica, e riesce a sorprendere per tutte e tre le ore di durata.
Una pellicola sfaccettata, ricca d'inventiva, disgustosa e soprattutto divertente dall'inizio alla fine, come solo le opere che bilanciano meraviglia e orrore sanno essere.
Fortuna che esistono ancora registi che non hanno paura di osare (e case di produzione disposte a investire milioni nei loro progetti).
La parte animata, realizzata dagli autori di "The Wolf House" e mediata dal contesto teatrale, riesce a tracciare in modo brillante un volubile confine tra coscienza ed esperienza. Per quanto riguarda il resto, non posso dire di identificarmi col protagonista perché non ho mai avuto una madre castrante né crisi dissociative... ma sospetto che a chi soffre d'ansia il mondo appaia un po' così.
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