gumbus
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domenica 14 aprile 2024
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una occasione mancata
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Una Occasione mancata. SPOILER.
Elenco delle Occasioni Mancate
1-L'attacco alla comunità teatrante poteva essere piu' cruenta e specifica, per esaltare la stupidita' del male. 2-Nella soffitta invece del pene, perche' non mettere il Demone di cui a Hereditary, creando connessione e accesso al mistico invece di scadere nell'onirico un poco finto. La figura del padre prigioniero e' appena accennata. Non morde e picchia come "il Segreto dei suoi occhi" 3-La madre poteva morire decapitata a sua volta come in Hereditary o finita dall'Analista come avviene in Midsommar. 4-Beau poteva affogare in una barca che prende acqua mentre si trova del tribunale del Karma e ritorna nelle acque materne per l'eterno ritorno dove la madre dovrebbe precipitare.
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Una Occasione mancata. SPOILER.
Elenco delle Occasioni Mancate
1-L'attacco alla comunità teatrante poteva essere piu' cruenta e specifica, per esaltare la stupidita' del male. 2-Nella soffitta invece del pene, perche' non mettere il Demone di cui a Hereditary, creando connessione e accesso al mistico invece di scadere nell'onirico un poco finto. La figura del padre prigioniero e' appena accennata. Non morde e picchia come "il Segreto dei suoi occhi" 3-La madre poteva morire decapitata a sua volta come in Hereditary o finita dall'Analista come avviene in Midsommar. 4-Beau poteva affogare in una barca che prende acqua mentre si trova del tribunale del Karma e ritorna nelle acque materne per l'eterno ritorno dove la madre dovrebbe precipitare. 5-Il Mistico dovrebbe fare incursione più di frequente rendendo soggettive le narrazioni finali della madre che spiega tuo e riduce Beau a un Pinocchio senza speranza, oppure Ari aster non ammette questi sviluppi, il che e' possibile.
La narrazione al teatro e' incantevole e stupenda. La figura della figlia che beve la Vernice e' l'Aster al meglio della sua cattiveria. Joaquin Phoenix e' davvero a suo agio. ! Peccato il viaggio all'isola dei Morti citazione fortissima ma sfruttata male che rinforza un personaggio che non cresce mai.
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giupili
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venerdì 8 marzo 2024
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film grottesco a tratti felliniano ma mai horror
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Per iniziare a vedere 'Beau ha paura' ci vuole coraggio. E' un film di quasi 3 ore in cui la trama descritta dice poco o niente sul contenuto. L'unico gancio che ti convince a premere play è un Joaquin Phoenix quasi irriconoscibile, imbolsito canuto invecchiato. Ma le 3 ore passano senza accorgersi e la sensazione è quella di vivere un incubo ad occhi aperti. Beau è come un romanzo di formazione in cui si segue il percorso di un uomo dalla schiavitù psicologica dalla madre alla liberazione edipica finale nell'acqua che tutto monda. Non è un horror come i film precedenti di Ari Aster (giuardare per esempio il capolavoro Hereditary), è più un film grottesco con risvolti psicoanlaitici, a tratti onirico e felliniano, spesso divertente, mai noioso.
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Per iniziare a vedere 'Beau ha paura' ci vuole coraggio. E' un film di quasi 3 ore in cui la trama descritta dice poco o niente sul contenuto. L'unico gancio che ti convince a premere play è un Joaquin Phoenix quasi irriconoscibile, imbolsito canuto invecchiato. Ma le 3 ore passano senza accorgersi e la sensazione è quella di vivere un incubo ad occhi aperti. Beau è come un romanzo di formazione in cui si segue il percorso di un uomo dalla schiavitù psicologica dalla madre alla liberazione edipica finale nell'acqua che tutto monda. Non è un horror come i film precedenti di Ari Aster (giuardare per esempio il capolavoro Hereditary), è più un film grottesco con risvolti psicoanlaitici, a tratti onirico e felliniano, spesso divertente, mai noioso. Le sorprese sono tante. Alla fine ognuno può decidere di assolvere o condannare Beau ma ci si accorge che nella sua vita e nelle nostre non tutto è come sembra che le persone sono prevalentemente ostili che ti giudicheranno anche per colpe che non hai e che se non hai una corazza dura come il ferro rischi di affogare con la tua misera barchetta a motore senza nessuno che ti dia una mano. Illuminante.
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max821966
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giovedì 22 febbraio 2024
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ari aster sopravvalutato
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Ci risiamo, ho voluto x L'ULTIMA VOLTA dare una chance ad Ari Aster, del quale ho già visto Hereditary e Midssomar , per esattezza il primo non mi ha fatto assolutamente paura e ho fatto fatica finirlo, il secondo merita la famosa citazione fantozziana: un film supponente, noioso, senza senso.....quì proprio non ho resistito e ho fermato il Blu Ray a ca.2/3 del film.
Ma torniamo a Beauh, A.Aster, evidentemente crede di essere la reincarnazione di Hitchcock, nemmeno l'interpretazione di quel mostro di recitazione che è J.Phoenix salva questo mattone di ben tre h!!!!! Praticamente un cilicio in pellicola.
Noia allo stato puro.
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lp11
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martedì 24 ottobre 2023
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bisogna perdersi con beau… o ci si perde e basta
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Film lungo e introspettivo , che parla più all’inconscio che al conscio ; che non va guardato solo con gli occhi della ragione .
È tutto esasperatamente disperato , desolato e impietoso.
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Film lungo e introspettivo , che parla più all’inconscio che al conscio ; che non va guardato solo con gli occhi della ragione .
È tutto esasperatamente disperato , desolato e impietoso. Con continui ammiccamenti al nonsense.
Essendo questa un opera strana e surreale, il giudizio è inevitabilmente altamente soggettivo. Se si apprezzano registi criptici come Lynch , o Aronofsky , sarà più semplice trovare la strada per destreggiarsi -e anche divertirsi- in un labirinto di simbolismi e psicosi... altrimenti il rischio è di perdersi fin dall’inizio.
Le atmosfere che crea Ari Aster sono sempre coinvolgenti e estranianti allo stesso tempo , un ossimoro
irrealizzabile per (quasi) chiunque .
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steffa
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mercoledì 18 ottobre 2023
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non horror ma orribile
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qui non c'è soltanto la delusione date le aspettative verso ari aster, credo che sia in assoluto il film più brutto che abbia mai visto fino alla fine, lento, nonsense, forzato, privo di una benchè minima estetica narrativa, uno schifo di pasticcio
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luca scialo
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venerdì 13 ottobre 2023
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un lungo delirio nella psiche umana
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Ari Aster sta riscrivendo le regole del genere thriller/horror, capovolgendo regole e stereotipi di un genere ormai stanco e ripetitivo da anni.
Qui però calca un po' troppo la mano, proponendo un lunghissimo viaggio nell'insanità mentale, aggravata da una società anch'essa impazzita, al punto da aggravare i propri sintomi. Oltre alle colpe di una madre incapace di alleviare dubbi e paure del proprio figlio con problemi.
Dopo una mezz'ora però questo delirio senza soluzione di continuità finisce già per stancare.
Joaquin Phoenix sembra rimettere i panni di Joker peggiorandone addirittura i tratti. Anche l'edificio in cui vive e l città impazzita riprendono la cara vecchia Gotham city.
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Ari Aster sta riscrivendo le regole del genere thriller/horror, capovolgendo regole e stereotipi di un genere ormai stanco e ripetitivo da anni.
Qui però calca un po' troppo la mano, proponendo un lunghissimo viaggio nell'insanità mentale, aggravata da una società anch'essa impazzita, al punto da aggravare i propri sintomi. Oltre alle colpe di una madre incapace di alleviare dubbi e paure del proprio figlio con problemi.
Dopo una mezz'ora però questo delirio senza soluzione di continuità finisce già per stancare.
Joaquin Phoenix sembra rimettere i panni di Joker peggiorandone addirittura i tratti. Anche l'edificio in cui vive e l città impazzita riprendono la cara vecchia Gotham city. Sebbene in una versione alla luce del sole.
Del resto Aster ci ha già abituati a proporre paure in pieno giorno, come fatto in Midsommar.
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astromelia
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lunedì 25 settembre 2023
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commento o non commento?
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non vorrei fare nessun commento, ma prendere il film che comunque va oltre ogni pensabile idea,come una disamina sui disturbi mentali quindi una realtà concreta...per quanto riguarda la sceneggiatura lo stupore e i colpi di scena fanno un pout-pourri con ciò che si è creduto fino all'istante prima, perciò non un film per tutti e oserei dire piuttosto arduo da vedere in sala magari con un bicchiere di pop corn...phoenix offre sempre ormai parti da persona disturbata, abbinato ad un regista come questo ne esce un capolavoro o uno sfrucugliamento di genere?
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storyteller
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lunedì 19 giugno 2023
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echi di "synecdoche, new york" e "mother!"
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"Beau ha paura" è il degno successore dei due film sopracitati, e lo dico nell'accezione più lusinghiera possibile.
Non sarà un elevated horror alla maniera di "Hereditary" né eredita (perdonate il gioco di parole) la compostezza formale di "Midsommar", ma di certo è frutto di una visione peculiare e accuratamente cesellata negli anni, che trova la propria consacrazione nell'eccesso, nella ridondanza visiva e contenutistica, e riesce a sorprendere per tutte e tre le ore di durata.
Una pellicola sfaccettata, ricca d'inventiva, disgustosa e soprattutto divertente dall'inizio alla fine, come solo le opere che bilanciano meraviglia e orrore sanno essere.
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"Beau ha paura" è il degno successore dei due film sopracitati, e lo dico nell'accezione più lusinghiera possibile.
Non sarà un elevated horror alla maniera di "Hereditary" né eredita (perdonate il gioco di parole) la compostezza formale di "Midsommar", ma di certo è frutto di una visione peculiare e accuratamente cesellata negli anni, che trova la propria consacrazione nell'eccesso, nella ridondanza visiva e contenutistica, e riesce a sorprendere per tutte e tre le ore di durata.
Una pellicola sfaccettata, ricca d'inventiva, disgustosa e soprattutto divertente dall'inizio alla fine, come solo le opere che bilanciano meraviglia e orrore sanno essere.
Fortuna che esistono ancora registi che non hanno paura di osare (e case di produzione disposte a investire milioni nei loro progetti).
La parte animata, realizzata dagli autori di "The Wolf House" e mediata dal contesto teatrale, riesce a tracciare in modo brillante un volubile confine tra coscienza ed esperienza. Per quanto riguarda il resto, non posso dire di identificarmi col protagonista perché non ho mai avuto una madre castrante né crisi dissociative... ma sospetto che a chi soffre d'ansia il mondo appaia un po' così.
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mauro.t
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giovedì 11 maggio 2023
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odissea psichica con temi abusati.
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Beau, un 49enne disturbato che vive in una zona degradata e piena di umanità pericolosa, decide di mettersi in viaggio per andare a trovare mamma. Prima di chiudere casa però, gli rubano chiavi e trolley. Quando telefona alla madre per spiegarle le difficoltà, sembra che questa sia defunta. Lì inizia una vera e propria odissea, meno eroica di quella di Omero e più terrificante di quella di Joyce. Sarà ospitato dall’inquietante famiglia di un medico prodigo nel prescrivere psicofarmaci con annessa figlia ostile e ospite pericoloso; assisterà poi alla rappresentazione teatrale di uno strano gruppo, nella quale si identificherà; proseguirà più avanti verso la casa della madre per partecipare almeno al funerale.
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Beau, un 49enne disturbato che vive in una zona degradata e piena di umanità pericolosa, decide di mettersi in viaggio per andare a trovare mamma. Prima di chiudere casa però, gli rubano chiavi e trolley. Quando telefona alla madre per spiegarle le difficoltà, sembra che questa sia defunta. Lì inizia una vera e propria odissea, meno eroica di quella di Omero e più terrificante di quella di Joyce. Sarà ospitato dall’inquietante famiglia di un medico prodigo nel prescrivere psicofarmaci con annessa figlia ostile e ospite pericoloso; assisterà poi alla rappresentazione teatrale di uno strano gruppo, nella quale si identificherà; proseguirà più avanti verso la casa della madre per partecipare almeno al funerale. Il finale sorprenderà Beau oltre allo spettatore e lo riporterà verso l’origine dei suoi incubi.
Inutile cercare di distinguere le vicende reali da quelle che sono frutto della mente malata del protagonista. Il film inizia promettendo un’immersione in una mente patologicamente ansiosa e perdente, ma poi prende strade troppo battute e note. Belle le immagini iniziali del parto, ma la scena all’interno della storia risulta superflua, eccessiva, forse goffamente esplicativa. Apprezzabile il tentativo di rappresentazione di una società malata, di periferie degradate, di famiglie apparentemente illuminate ma totalmente squilibrate. Però poi c’è una caduta con la solita incursione del teatro come strumento di autocoscienza e di elevazione spirituale, e soprattutto alla fine il film crolla con un coacervo di temi psicanalitici abusati da decenni: una madre forte e castrante, un padre assente, il senso di colpa e di inadeguatezza. Quando vai su questi temi, non puoi ignorare che sono stati trattati in lungo e in largo da grandi scrittori fino ai film di serie B. Manca il guizzo, lo scarto, l’originalità. Tutto si perde nei cliché psicanalitici, distante dalla ironia di Woody Allen e lontanissimo dalla complessità di Kafka.
Eccessiva la durata di tre ore per un film dove il grottesco non si coniuga bene con l’ironia e l’horror non riesce a sposare l’indagine della psiche. Peccato sprecare così il talento di J. Phoenix.
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figliounico
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giovedì 4 maggio 2023
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sprofondati nel brodo primordiale
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La prima mezz’ora lascia ben sperare. L’atmosfera straniante, la realtà urbana distopica e degradata all’eccesso che contrasta con la musica leggera della colonna sonora, le scene ispirate al grottesco alternate a quelle di tono drammatico, la grande interpretazione di Phoenix, calato in un personaggio, patetico e comico al contempo, che richiama alla mente quello straordinario di Joker, tutto concorre in una sintesi perfetta a creare l’aspettativa di un capolavoro. In sala di montaggio non ha, però, purtroppo, funzionato qualcosa. Aster non ha tagliato le scene superflue e così un film che avrebbe potuto esprimersi al meglio in circa due ore ne dura una in più. Ad un certo punto nel mezzo del boschetto dove si allestisce uno spettacolo teatrale, che si combina malamente con un film d’animazione tipo Loving Vincent, diventa insopprimibile lo sbadiglio che involontariamente sanziona un’opera che avrebbe meritato un entusiastico applauso se fosse continuata sviluppando in modo coerente e visionario il promettente inizio.
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La prima mezz’ora lascia ben sperare. L’atmosfera straniante, la realtà urbana distopica e degradata all’eccesso che contrasta con la musica leggera della colonna sonora, le scene ispirate al grottesco alternate a quelle di tono drammatico, la grande interpretazione di Phoenix, calato in un personaggio, patetico e comico al contempo, che richiama alla mente quello straordinario di Joker, tutto concorre in una sintesi perfetta a creare l’aspettativa di un capolavoro. In sala di montaggio non ha, però, purtroppo, funzionato qualcosa. Aster non ha tagliato le scene superflue e così un film che avrebbe potuto esprimersi al meglio in circa due ore ne dura una in più. Ad un certo punto nel mezzo del boschetto dove si allestisce uno spettacolo teatrale, che si combina malamente con un film d’animazione tipo Loving Vincent, diventa insopprimibile lo sbadiglio che involontariamente sanziona un’opera che avrebbe meritato un entusiastico applauso se fosse continuata sviluppando in modo coerente e visionario il promettente inizio. Il tema centrale si può riassumere nel rapporto patologico ed angustiante con la madre padrona nella circolarità di una vita che nasce, sogna e muore nel grembo materno, passando attraverso una serie di metafore del liquido amniotico, dalla lotta col gemello fantasma in una vasca da bagno alla fuga in barchetta in una piscina coperta da una volta artificiale che ricorda quella di The Truman show. In alcune scene i dialoghi sono esasperatamente lunghi e contorti, ma Aster, ancora purtroppo, per lui e per noi spettatori, non è Bergman ed il parlato eccessivo diluisce la tensione in un brodo primordiale e smorza l’attenzione invitando alla pennica, complice la comoda poltrona e lo spettacolo pomeridiano.
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