Quel giovanotto con frangetta e bavarola in pizzo di oltre un mq, lasciatelo ai tipi eccentrici che circolano nel film. Una storia, penso, vera in quanto confusetta e piuttosto squalliduccia, milione più milione meno. Non è questo il Rembrandt che vi serve, che v'inquieta, che vi attrae. Non proprio per motivi virtuosi. In fondo, indecifrabile tant'è che fior di critici hanno preferito ignorarlo.
Mi sono informato, ha subito inflenze di seconda o terza mano ma non uscì mai dai Paesi Bassi. Sospetto, addirittura, che abbia messo di rado il naso fuori di casa dove se ne stava rintanato a pittar fitto, a scattini, nervosetto, lo dice il film. Che deduco da questo isolamento? Non sa, non ricorda, non l'ha mai guardato com'è fatto il cielo. Costretto dalle composizioni in "esterni", si fa per dire, impiastriccia sul fondale un miscuglio indistinto, lui che si perde in minuzie nel fare trine, perline, rughe. Le rughe, certo, raccontano ma con lui si rivelano invasive, parlano troppo.
Si adombrano aspetti della sua personalità non encomiabili. Si può capire, non ha mai ritratto e, quindi, frequentato donne belle. Così ci si rovina il carattere. Non stupitevi che l'abbiano trovato bilioso, attaccabrighe, braccino corto. Non solo, uno che all'occorrenza avrebbe sgozzato il figlio (l'insinua sempre il film, senza parere). Si contentò, per fortuna del ragazzo, di ritrarlo una dozzina di volte, in ultimo travestendolo da San Francesco.
Protestante all'antica, predisposto al sermone con richiami alle Scritture, gli venne in mente di montare una rappresentazione della débauche del Figliol Prodigo. In economia, tra le pareti domestiche, senza ricorrerre a professioniste anzi chiedendo alla moglie di prestarsi a fare la femmina del peccato. Dateci un'occhiata, rimarrete perplessi.
Affrontiamo la questione cruciale, i ritratti e gli autoritratti cadenzati maniacalmente nel tempo. Commentando il film su Raffaello me n'ero ricordato ravvisando veridicità, espressività, suggestione di comunicativa in figure come Baldassarre Castiglione, Leone X, e soprattutto Giulio II, il volto devastato, le dita inanellate rattrappite, gli occhi bassi di chi medita colpevole sulla fine. Sgarbi, invece, nel suo splendido "Raffaello", coinvolge grandi e grandissimi (Tiziano) ma non fa una menzione, dicesi una, dell'immenso Olandese. Ci saranno spiegazioni, non battibecco con il brillante e temerario polemista al quale, peraltro, voglio pure bene.
Pensandoci, forse ha ragione, i due sommi stanno agli antipodi.
L'Urbinate, una creatura solare, viaggiò per uomini oltre che per borghi, città e contrade. Guardò molti cieli. In Italia questo ti capita.
Rembrandt non fece che rimirarsi allo specchio. Certo, più accessibile. Può servirvi scrutarvi dentro anche se lo spettacolo non è mai edificante o, comunque, attraente. Può anche deprimere ed è per questo che sconsiglio di tenere un Rembrandt in camera. Per addormentarmi contento io ho altre idee. Fossi ricco mi accorderei col Museo del Prado per un leasing: sei mesi la Maja Vestida, sei mesi la Maja Desnuda.
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