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Rassegna stampa di Péter Bacsó

Péter Bacsó è un regista, sceneggiatore, è nato il 6 gennaio 1928 a Kosice (Slovacchia) ed è morto il 11 marzo 2009 all'età di 81 anni (Ungheria).

PAOLO D'AGOSTINI

Diplomatosi in regia nel 1950, come il quasi coetaneo Kovacs, lavora a lungo negli studi di Budapest come 'dramaturg' (lettore di sceneggiature) e come soggettista e sceneggiatore, talvolta di film di successo come Szaboné (La signora Szabò, 1949), di Máriássy; Két félido a pokolban (Due tempi all'inferno, 1961), di Fabri. Esordisce nella regia soltanto nel 1963 (ma continuerà a scrivere le sceneggiature dei suoi film), con Nyáron egyszerü (In estate è semplice), film di ambiente giovanile e dalla tematica generazionale. Nella stessa direzione si colloca anche il successivo Fejlövés (Lo sparo, 1968). Nel 1967 aveva intanto diretto il suo primo film importante (premiato a San Sebastiano, nel 1968), Nyár a hegven (Un'estate in collina). È la storia di un incontro, a distanza di anni, tra due uomini che, nel periodo del culto della personalità, erano rispettivamente stati il comandante e un recluso in un campo di concentramento staliniano. Dopo A tanu (Il testimone, 1969), B. giunge alla notorietà internazionale con quella che è stata definita la sua 'trilogia operaia'. In Kitörés (Rompere il cerchio, 1970) come in Jelenido (Tempo presente, 1971) e in Harmadik nekifutás (L'ultima rincorsa, 1973), rispettivamente premiati a Sanremo, Locarno e ancora Sanremo, ricorre «l'idea fissa della democrazia in fabbrica», cioè la preoccupazione della coerenza e del rispetto dei diritti individuali, il problema della reale partecipazione alle decisioni, nell'ambiente operaio di tutti i giorni. Cineasta prolifico ed eclettico, B. ha, a questo punto, precisato la sua idea di cinema. Saldamente ancorato all'osservazione dei dati sociali e umani che lo circondano e incline a una loro rappresentazione realistica, basata sulla dimestichezza con il mestiere e con la costruzione del meccanismo drammatico (sul modello del romanzo d'azione americano), egli si cimenta con diverse forme espressive codificate (commedia sentimentale, dramma sociale o politico, satira), allo scopo di raggiungere il pubblico più vasto. «Per nessuna cosa al mondo vorrei essere classificato come un regista dallo stile immutabile I...]. Penso che debba essere il soggetto a dettare il modello espressivo e il genere di un film.» La sua coerenza di fondo si nota nella continuità di un cinema fiducioso ed estroverso, impegnato nel fare di se stesso un veicolo di messaggi educativi e, insieme, un'occasione di buon intrattenimento. Tra gli altri titoli: la satira Forróvizet a kopaszra (Il barbiere rapato, 1972), Gran premio Taormina nel 1973, Szikrázó lányok (Quando si scatenano, 1974). Ereszd el a szakállamat! (Non toccare la mia barba!, 1975), Zongora a levegöben (Un piano in aria, 1976), Aramutes (Scossa elettrica, 1978). Ritornato anche all'attività di sceneggiatore, nel 1978 firma con István Oikeny lo script di Egy erkölcsös ejsazaka (Una notte molto morale) di Károly Makk. Nel 1981 B. ha realizzato un film sui 'collegi popolari' degli anni dal 1947 al '51 Tegnapelött (Avant'ieri) e uno sui provvedimenti di confino dei primi anni '50, Te rongyos élet!... (Tu, vita meschina!...,1983), confermando le sue doti di narratore per tutti, abile miscelatore di temi problematici ed effetti spettacolari. Nel 1986 ha diretto Bananhéjkeringö (Il valzer delle bucce di banana) e due anni dopo Titania avagy a doblorok ejszakaja (Titania o la notte dei replicanti). Nel 1991 presenta alla Mostra di Venezia Sztálin menyasszonya - Paranya (La fidanzata di Stalin) ambientato negli anni '30, ma pubblico e critica si mostrano delusi. Del 1993 è Live Show, una produzione ungaro-polacca. È stato direttore artistico dello studio Dialog.

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