Francesco Laudadio, autore di impegno civile e critico a vasto raggio della società, aiuto di Monicelli, Scola e Sordi, autore di Addio a Berlinguer, vincitore del David di Donatello nell'83 come migliore esordiente con Grog, premiato anche a San Sebastian. Quel film sguinzagliava le troupe televisive non solo nella vita privata dei personaggi, due evasi che grazie alla diretta potevano indirizzare le loro richieste, ma suggeriva anche una via d'uscita all'intromissione, la differita. Certo non sono stati facili quegli anni per i cineasti che non volevano essere una presenza ambigua o allineata al generale disimpegno. Infatti Laudadio utilizza come protagonista di un suo celebre film, Il topo Galileo ('87), addirittura un derattizzatore, altro spunto simbolico dei tempi: da una idea di Stefano Benni, il catturatore di topi (Beppe Grillo) inventa un sistema per catturarli con musiche e profumi e, incaricato di recuperare un topo radioattivo fuggito dal laboratorio, finirà per diventare una cavia lui stesso, pifferaio alla rovescia. Quando già la malattia aveva cominciato a colpirlo, aveva iniziato il suo ultimo film uscito nel 2004 Signora, una drammatica vicenda ambientata durante il fascismo, dove la moglie (Sonia Aquino) di un ricco imprenditore si innamora di un povero ingegnere antifascista ed è la causa della sua cattura. Ritorna in questo una caratteristica di alcuni suoi film del passato, dove dramma, indignazione ed erotismo giocano le loro carte. La riffa del `91 esce già in un panorama sociale largamente corrotto ed è ricordato per lo più perché ha lanciato la modella Monica Bellucci nel suo primo ruolo importante. L'atmosfera noir del film la farà poi apprezzare dal cinema francese, soprattutto dai giovani autori indipendenti. Nel film (scritto dallo stesso regista) è Francesca, vedova di un industriale barese che costretta dai debiti contratti dal marito vende se stessa come primo premio di una lotteria indetta tra una cerchia ristretta di stimati professionisti, tema adatto a una società che si vendeva al miglior offerente e che metteva il denaro come chiave di ogni rapporto umano. Scrive e dirige su queste stesse tematiche anche Persone perbene ('93) dove ancora Massimo Ghini è un interprete ideale per un certo tipo di quarantenne di successo che non arretra di fronte all'omicidio pur di salvarsi la reputazione economica. Sono film in cui si sente un tono che manca totalmente ai film italiani contemporanei (ed è invece ben presente alle centinaia di sceneggiature presentate in quegli stessi anni alle varie commissioni di selezione, per lo più film non realizzati), una voglia di dimostrare qualcosa che la politica non è più in grado di ottenere, partita ormai verso il paese dei balocchi. Il risultato spesso diventava affannoso, ma certo se li rivedremo a distanza renderanno bene l'idea di cosa è stata l'Italia degli anni ottanta e novanta. In questo stesso filone si può aggiungere L'ultimo concerto ('95) con Daniel Erzalow e Anna Bonaiuto, fama e caduta di una rockstar accusato di violenza da una fan, mentre lui si dichiara innocente come spera di dimostrare la sua avvocatessa. È stato il primo di una serie di film tv realizzato per la Rai nella serie Diversi , obiettivo i «mostri» costruiti da stampa e tv, la droga imperante il denaro e il successo a tutti i costi. Nel `96 appaiono i 15 corti di cinque minuti l'uno dal titolo Esercizi di stile, ideati da Laudadio, ispirati a Raymond Queneau. In quanti modi si può raccontare la stessa storia? ad esempio la fine di una storia? a questa domanda rispondevano altrettanti registi tra cui Franco Citti, Alex Infascelli, Monicelli, Risi e lo stesso Laudadio in versione western. Vogliamo ricordarlo anche per un film che stimolò a realizzare insieme al fratello Felice (a cui va l'affettuoso abbraccio di tutta la redazione), La promesse di Margarethe von Trotta, un film sulla caduta del muro di Berlino che diceva lei stessa, non avrebbe mai avuto la forza di realizzare senza quel sostegno.
Da Il Manifesto, 7 aprile 2005