
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Jonathan Tropper, Craig Gillespie, Stephanie Laing, Greg Yaitanes |
Attori | Jon Hamm, Amanda Peet, Olivia Munn, Isabel Gravitt, Hoon Lee Lena Hall, Mark Tallman, Donovan Colan, Jennifer Mudge, Matthew Rauch, Miriam Silverman, Dave Quay, Corbin Bernsen, Sandrine Holt, Robert Bagnell, Audrey Bennett, Taylor Blackwell, Gino Vento, P.J. Marshall, Ella Kennedy Davis, Lizbeth MacKay, Michael O'Keefe, Happy Anderson, Thomas Anthony Jones, Julia Ford Collier, Susan Varon, Bruce Winant, Alyssa Bresnahan, Dared Wright, Bill Tomek, Volkan Eryaman, Aimee Carrero, Stephanie Kurtzuba, Robert Eli, Holden Goodman. |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 aprile 2025
Un gestore di fondi speculativi è alle prese con un divorzio e un licenziamento. Per sopravvivere inizia a rubare nelle case dei suoi vicini nel ricchissimo Westmont Village.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Andrew Cooper ha tutto: un lavoro nella finanza newyorkese, una villa impeccabile, una famiglia che sembra uscita da un catalogo. Ma bastano un tradimento, un licenziamento e qualche clausola contrattuale per mandare tutto in pezzi. Coop si ritrova solo, sommerso dai debiti e fuori dal mercato. La sua soluzione? Svaligiare le case dei suoi vecchi amici ricchi, con la stessa eleganza con cui un tempo gestiva hedge fund. Inizia così Your Friends and Neighbours, tra dramma, ironia e una sorprendente capacità di mescolare generi e toni.
Creata da Jonathan Tropper e distribuita da Apple TV+, Your Friends and Neighbours adotta un rilascio settimanale, nonostante conti solo nove episodi.
Questo ritmo è il primo indizio per decifrare la serie: raro nel panorama odierno dello streaming che tende a privilegiare il binge-watching, questa cadenza contribuisce a collocare la serie in una dimensione "altra", quasi nostalgica. Ricorda infatti quella stagione d'oro della serialità americana in cui il tempo era parte integrante del racconto, e non un ostacolo da aggirare. Un tempo in cui serie come Breaking Bad, Banshee (non a caso firmata dallo stesso Tropper) e Mad Men costruivano mondi narrativi stratificati, dove ogni episodio aveva una struttura precisa, un centro tematico, una cadenza interna. A questa stagione, che potremmo ormai definire un vero ancien régime televisivo, Your Friends and Neighbours guarda apertamente, sia nel ritmo che nell'impianto visivo, facendo riecheggiare quell'epoca senza imitarla.
Mad Men, tra tutte, è la serie più esplicitamente richiamata: non solo per la presenza di Jon Hamm, qui anche produttore esecutivo, ma per il tipo di personaggio che porta in scena. Se Don Draper era l'incarnazione carismatica e ambigua di un'epoca dorata (quella della pubblicità americana negli anni Sessanta, alcolica, virile, e intrisa di desiderio di conquista), Andrew Cooper è invece il suo riflesso post-crisi. Dove Don costruiva miti, Coop li eredita e li vede crollare. Non ha il controllo, non ha il cinismo, non ha neppure l'alibi della menzogna. È un uomo disarmato, goffo, tenero persino nella sua resistenza. Eppure, proprio come il Draper di Madison Avenue, anche Cooper è un personaggio vendibile. Non a caso, Your Friends and Neighbours gioca consapevolmente con l'idea che questo nuovo volto di Hamm sia, in fondo, una riedizione del precedente: un prodotto di marketing culturale offerto al pubblico che ha amato Mad Men e che ora si ritrova, con Hamm, a comprare un nuovo racconto di decadenza.
Dal punto di vista estetico, la serie è un'esibizione controllata e seducente del privilegio che rappresenta: interni iper-stilizzati, vestiti impeccabili, piscine che riflettono più solitudine che lusso. Ogni dettaglio è curato come in una brochure immobiliare di fascia altissima. Eppure, sotto questa levigatezza, si muove un discorso più inquieto. La sigla introduttiva, che è una splendida sintesi visiva e concettuale, richiama anch'essa quella tradizione televisiva che usava l'opening non solo come marca estetica, ma come manifesto di senso. In essa vediamo un mondo che si sbriciola mentre Cooper rimane immobile: un'immagine che condensa la sua inermità, la sua paralisi identitaria, di fronte al collasso simultaneo della carriera e della vita familiare. È la rappresentazione perfetta di una mascolinità rigida, non più all'altezza delle sfide del presente, incapace di ridefinirsi, ma ancora convinta di bastare a sé stessa.
Il tono della serie è raffinato e obliquo: evita il trauma esibito e lavora invece sul sottotesto. Il dolore di Coop è tutto nei dettagli, nei micro-fallimenti quotidiani, nelle battute taglienti che mascherano la vergogna. Questa malinconia si insinua in situazioni surreali, come quando Coop si sofferma su un oggetto che sta per rubare e la narrazione si trasforma brevemente in uno spot. Qui emerge il retaggio di Draper, pubblicitario redivivo per pochi secondi: la regia si piega al linguaggio della vendita, rivelando tanto la storia (sia nel contesto narrativo che in quello reale) dell'oggetto - dalla Birkin al prezioso orologio Patek Philippe - quanto il suo valore affettivo e materiale. È un momento esteticamente brillante, ma anche profondamente ironico: Coop non sta vendendo un sogno, sta vendendo i resti di un'identità che non funziona più. Similmente, la trattativa per piazzare un orologio rubato - con colei che diventerà la sua ricettatrice di fiducia - si trasforma rapidamente in un confronto esistenziale.
Your Friends and Neighbours è cioè una parabola che salta dall'approccio individuale al racconto corale sull'élite statunitense, che vive in una bolla di lusso e infelicità tenuta insieme da convenzioni estremamente fragili. I "vicini" del titolo sono figure sociali: avatar di una cultura in crisi, incapace di rigenerarsi (avvicinando così la serie alle coeve The White Lotus, Succession, Big Little Lies, Disclaimer). La serie rielabora dei modelli riconoscibili, e il più efficace è proprio la rappresentazione di questi personaggi come soggetti che vivono all'interno delle stesse narrazioni costruite dalla pubblicità per generare desiderio: abitano ambienti che sembrano spot, si muovono secondo codici estetici preconfezionati, e si illudono di avere tutto mentre restano prigionieri di un senso di necessità perenne, proprio come insegna ogni buona strategia pubblicitaria. In questo modo, la serie svela come il privilegio non coincida con la libertà, ma con una forma più raffinata di dipendenza, che cela al suo interno una crisi sfaccettata - economica, affettiva, sociale, simbolica.
E Jon Hamm è il corpo perfetto per incarnarla.
Bella serie? patinata e ben fatta? ottimo cast e buon ritmo. Potrebbe proseguire ma potrebbe anche essere una mini serie e questo a mio modo di vedere ? un ottimo pregio in un?epoca in cui al successo segue sempre uno stiracchiamento di personaggi e trame. ? vero ci si affeziona ad alcune storie ma le piccole perle che rimangono sono quelle che non vengono annacquate dagli stiracchiamenti di trame [...] Vai alla recensione »