
L’esilio in Italia di un poeta montenegrino e della sua corte a metà Ottocento. In anteprima al Festival di Rotterdam.
di Roberto Manassero
Nel Montenegro di metà XIX secolo, il sacerdote e poeta Morlak governa un piccolo territorio montagnoso fedelmente accudito da suoi uomini, in particolare dal servitore Djuko. Gravemente malato di tubercolosi, Morlak si mette in viaggio con la sua piccola corte verso Napoli e l’Italia meridionale. La condizione d’esilio, la noia di lunghe giornate tutte uguali, la frequentazione di una nobiltà locale indifferente, indeboliscono poco alla volta Morlak e spingono Djuko ad agire perché il suo maestro non muoia lontano dalla sua patria.
Un dramma storico e contemplativo, liberamente ispirato alla vita del vero Petar II Petrovic Njegos (1813-1851), principe-vescovo dell’allora neonato, ma non ancora riconosciuto, Montenegro. Il regista affronta la ricostruzione storica con uno stile visivamente e narrativamente molto controllato, con lunghe inquadratura fisse, dislocazione dei personaggi nello spazio, contrasti visivi e sonori tra il paesaggio montano della prima parte e quello marino della seconda, con in mezzo lo stupore di Morlak e dei suoi compagni.