
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Claudio Cupellini |
Attori | Eduardo Scarpetta (II), Vanessa Scalera, Massimiliano Caiazzo, Valentina Pastore Cristiana Dell'Anna, Gaia Weiss, Antonio Gargiulo, Filippo Gili, Jua Leo Migliore, Tommaso Guidi, Aurora Giovinazzo. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 febbraio 2025
Questa è la storia di Fausto e del suo ultimo giorno. Una storia fatta di allegria, passione, amore per i figli, e di una sfacciata mancanza di paura del futuro.
CONSIGLIATO SÌ
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Fausto è un trentenne di Ercolano in procinto di morire, la cui più grande preoccupazione è a chi affidare i suoi due figli ancora piccoli, Libero ed Ercole, che vivono con lui da quando la loro madre è stata privata dell'affido. Le uniche persone cui Fausto può delegare il suo compito di genitore sono sua madre Lucia, che in gioventù è stata piuttosto irresponsabile, il fratello minore Valerio, che ha avuto trascorsi di droga, e i suoi due amici d'infanzia: Maria, da sempre innamorata di Fausto, e Demetrio, da sempre innamorato di Maria. Fausto li riunisce e comunica le sue intenzioni, ma loro non sono pronti ad accettare un compito di così grande responsabilità, anche perché trovano già difficoltà nel gestire la propria vita. Ci si potrà fidare di questa famiglia scombinata?
Storia della mia famiglia parte da una premessa tragica gestita in maniera assai poco convenzionale, innanzitutto perché Fausto fino all'ultimo è pieno di energia vitale e conserva un carattere vulcanico e ottimista, poi perché il gruppetto di adulti che lo circondano è pittoresco e molto sui generis.
La serie è ideata e scritta, insieme a Elisa Dondi, dallo showrunner Filippo Gravino, che ha alle spalle, fra tante altre, le sceneggiature di Alaska e La terra dei figlidi Claudio Cupellini, e che, come Cupellini, con Storia della mia famiglia debutta nella serialità da piattaforma.
Nel corso delle sei puntate seguiamo i personaggi principali, ognuno dei quali aggiunge il suo vissuto alla storia centrale. Il cast è solido ed esprime alcuni dei migliori giovani talenti campani, da Eduardo Scarpetta nei panni di Fausto, a Massimiliano Caiazzo in quelli di Valerio, a Cristiana Dell'Anna e Antonio Gargiulo nei ruoli di Maria e Demetrio. La più efficace del gruppo è Dell'Anna, sempre affidabile per precisione e delicatezza, così come la pugliese Vanessa Scalera, che ha il ruolo ambiguo e contraddittorio, ma proprio per questo il più interessante, di Lucia. Bravi anche i bambini, soprattutto Tommaso Guidi nella parte di Ercole.
Meno riuscito il personaggio di Sara (Gaia Weiss), la moglie di Fausto, ma il problema è che è tracciato in modo approssimativo e irregolare: forse ci sarebbe voluta una puntata dedicata a lei, per comprendere il suo comportamento schizofrenico (e se questa è la diagnosi del suo disagio andrebbe affrontata più approfonditamente).
Un altro problema della serie sono le musiche, non perché poco efficaci in sé (gli autori sono gli ottimi Giorgio Giampà e Marta Lucchesini), ma perché vengono incessantemente spalmate sulla narrazione, trasportando i dialoghi (spesso anche poco udibili rispetto al tappeto sonoro) in zona... Un medico in famiglia, laddove invece la sceneggiatura di Gravino e la regia di Cupellini mantengono un tono molto più antiretorico. Meglio gestiti invece i passaggi temporali avanti e indietro nel tempo, che spiegano in modo efficace l'incastro degli eventi e i loro effetti sul presente senza creare inutili confusioni negli spettatori.
Decisamente in positivo invece l'attenzione individuale che la sceneggiatura dedica a tutti i personaggi, lasciandosi seguire e facendoci affezionare ai suoi fallibili protagonisti, e l'accento sull'importanza, ai fini della sopravvivenza nel nostro mondo precario e sconclusionato, di una famiglia allargata ed elettiva, e della capacità di esercitare una forma di pietas gli uni verso gli altri.
Se ci sarà un seguito (cosa che le auguriamo) la serie dovrà però stare attenta a non cadere nelle trappole della serialità italiana contemporanea: sottolineature reiterate sia nella trama che nella caratterizzazione dei personaggi (a questo proposito il cammeo di Aurora Giovinazzo verso il finale di questa prima serie è un miracolo di naturalezza, e trova in Caiazzo un'immediata consonanza); eccessi di commento sonoro (con livelli incongruenti fra dialoghi e musica); e una certa sfiducia nella capacità degli spettatori di comprendere il non detto: in questo senso l'asticella per la serialità europea si è alzata con Dieci capodanni, e bisognerà tenerne conto. Ma confidiamo che Gravino, autore di sceneggiature ben bilanciate del calibro di Veloce come il vento e Come pecore in mezzo ai lupi, per citare due titoli oltre a quelli firmati da Cupellini, saprà affrontare la sfida.