luigiluke
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domenica 6 ottobre 2024
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indietro tutta, ma con stile.
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È proprio vero quanto alcuni hanno notato da subito: Joker Folie à Deux è una sorta di processo che Phillips celebra al suo primo film. Esteticamente riuscito, commercialmente un trionfo, ma molto criticato per il messaggio che conteneva. Anche se in fondo, trattandosi di un cinecomic, doveva comunque rispettare rigidi canoni narrativi, prima di tutto il fatto che Arthur Fleck, qualunque fosse stata la sua esperienza criminale, avrebbe dovuto sopravvivervi, altrimenti il Joker di Nolan neppure sarebbe esistito. E infatti quel primo film terminava con una sequenza che lasciava preludere ad una sua fuga dal manicomio.
Il fatto è però che il Joker interpretato da Phillips si distaccava da quello di Ledger nel Cavaliere Oscuro di Nolan, per aver saputo, a differenza di quello, generare empatia nello spettatore.
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È proprio vero quanto alcuni hanno notato da subito: Joker Folie à Deux è una sorta di processo che Phillips celebra al suo primo film. Esteticamente riuscito, commercialmente un trionfo, ma molto criticato per il messaggio che conteneva. Anche se in fondo, trattandosi di un cinecomic, doveva comunque rispettare rigidi canoni narrativi, prima di tutto il fatto che Arthur Fleck, qualunque fosse stata la sua esperienza criminale, avrebbe dovuto sopravvivervi, altrimenti il Joker di Nolan neppure sarebbe esistito. E infatti quel primo film terminava con una sequenza che lasciava preludere ad una sua fuga dal manicomio.
Il fatto è però che il Joker interpretato da Phillips si distaccava da quello di Ledger nel Cavaliere Oscuro di Nolan, per aver saputo, a differenza di quello, generare empatia nello spettatore. Pericolosa, quasi sovversiva, se legata a un finale che lasciava intendere come un personaggio negativo, "villain" per definizione, potesse assurgere al ruolo di portatore di istanze rivoluzionarie provenienti dalla parte più anonima della società. In un contesto in cui papà Wayne veniva rappresentato, con toni ben poco didascalici rispetto alla tradizione, come un progressista elitario sulla falsariga di tanti profili del mondo politico lib-dem di oggi.
L'"apriti cielo" che si era scatenato davanti a questa visione un po' romantica del delinquente deve aver indotto il regista a pensare: "adesso vi faccio vedere che non avete capito nulla", fino a fargli decidere di rovesciare il registro non tanto della vicenda, quanto dello stesso protagonista. E così ecco la Folie e Deux, che non è solo quella di Lady Gaga/Harley Queen, ma di tutti coloro che sono disposti ad abbracciare la causa del ribelle solo fino a quanto chi appare esserlo continua a sembrare tale, e pazienza se alla fine ci rimetterà la pelle, tanto è la sua, visto che io sono benestante, in manicomio ci sono andata per conoscerlo, e quando mi accorgerò che è soltanto un uomo con tutte le sue debolezze, potrò tornare ai miei agi semplicemente voltandogli le spalle.
Il fatto è che Joker è effettivamente un debole, e lo è dal primo capitolo. Per colpa di una società che lo ha relegato da sempre nel suo angolo più buio. Ed è questa stessa società ad aver equivocato sui moventi dei suoi delitti, che nella sua mente irrimediabilmente compromessa da un'infanzia devastante sono stati compiuti quasi per legittima difesa. E ora lo vuole strumentalizzare, da un lato, come personificazione del male, e manipolarlo, dall'altro, come eroe per conto terzi.
Phillips inscena così un processo che dovrebbe essere illusione di spettacolarizzazione e invece diventa successiva delusione di una confessione finale di umanità del protagonista, che se potesse tornarebbe indietro per immacolare la sua anima. Che aspira a una seconda occasione che nessuno gli concederà. Che soffre davvero uno sdoppiamento di personalità, ma vuole fortemente essere Arthur Fleck e non Joker. Che per questo non piace più a nessuno, perché la vittima predestinata delle ingiustizie del mondo non suscita empatia, meno che mai tra il pubblico. Perché se non sei un antagonista da combattere o chi si ribella ad ogni costo, anche il proprio, a quelle ingiustizie, non sei nessuno e puoi tranquillamente tornartene nel tuo angolo buio. Anzi devi.
Ma questo in fondo era già l'Arthur Fleck del prologo del primo film, che per sfuggire a questa sua situazione disarmante si era costruito un'altra vita nel suo io profondo, con una fidanzata immaginaria e una normalità quasi borghese. Ciò che in fondo farà anche in questo secondo capitolo, proiettando nella sua mente un musical atipico insieme alla donna da cui crede di essere amato, che è il vero elemento debole della messa in scena. Forse voluto per giustificare la presenza di Lady Gaga, al solito non troppo convincente nelle parti puramente recitative. Forse per alimentare il ritmo di una narrazione altrimenti un po' troppo rallentato.
Fatto sta che il film, pur con questo suo difetto, e qualcun altro, presenta una regia solida, capace di farlo scorrere per oltre due ore, grazie a una fotografia eccellente e un montaggio piuttosto serrato. Senza contare Phoenix, ancora una volta convincente nella parte. Non è un capolavoro, ma non merita certamente il profluvio di critiche negative da cui è stato accompagnato all'uscita.
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ivan il matto
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venerdì 4 ottobre 2024
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a joker is born....again
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Non è facile identificare un film come "Joker: Folie a deux", poiché definirlo semplicemente un sequel suonerebbe riduttivo. Potrebbe essere un musical, incorniciato com'è fra due sontuosi frammenti di "That's life" di Frank Sinatra ed attraversato dalle performance canore e fisiche di Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Ma anke un legal movie, dal momento che l'azione spesso si svolge in un'aula di tribunale; come un prison movie, poiché scopriamo dalla prima sequenza che Arthur Fleck (Joker) è un "detenuto in attesa di giudizio" per i 5 omicidi he gli vengono ascritti. La verità è che il regista Todd Phillips, dopo l'enorme successo di "Joker" con 2 Oscar, il leone d'oro a Venezia 2019 e oltre un miliardo di dollari incassati trova la formula coraggiosa per stupire tutti, mescolare i generi, suscitare enorme curiosità per la presenza di un animale.
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Non è facile identificare un film come "Joker: Folie a deux", poiché definirlo semplicemente un sequel suonerebbe riduttivo. Potrebbe essere un musical, incorniciato com'è fra due sontuosi frammenti di "That's life" di Frank Sinatra ed attraversato dalle performance canore e fisiche di Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Ma anke un legal movie, dal momento che l'azione spesso si svolge in un'aula di tribunale; come un prison movie, poiché scopriamo dalla prima sequenza che Arthur Fleck (Joker) è un "detenuto in attesa di giudizio" per i 5 omicidi he gli vengono ascritti. La verità è che il regista Todd Phillips, dopo l'enorme successo di "Joker" con 2 Oscar, il leone d'oro a Venezia 2019 e oltre un miliardo di dollari incassati trova la formula coraggiosa per stupire tutti, mescolare i generi, suscitare enorme curiosità per la presenza di un animale.ale da palcoscenico come Lady Gaga, in un contesto apparentemente lontanissimo dal suo. I due protagonisti si sono riconosciuti subito "a pelle" tra le mura dell'istituto di detenzione; un po come accadeva in "A star is born" tra Bradley Cooper e la stessa cantante/attrice...ed è lo stesso grandissimo show! Certo l'ambientazione resta cupa, come nel primo film, ma anche sognante, ai limiti del delirio, come dimostra il numero trascinante dei due sottolineato dalle splendide note di "To love somebody" dei Bee Gees. Insomma una pellicola pensata per sorprendere, che parte come un cartoon anno 50, devia verso il poliziesco carcerario (ricordate "quando l'amore brucia l'anima" di James Mangold, dove lo stesso Phoenix vestiva i panni di Johnny Cash), trova una sistemazione nel musical pur di superare la drammatica quotidianità/contemporaneita di Arthur. Ed è proprio nel racconto della contemporaneità che l'opera s'impenna, esibendo i nervi scoperti e le contraddizioni cui assistiamo tutti i giorni, come già ci aveva mostrato lo Scorsese di"Taxi driver" negli anni 70. Nel finale emergono le paure più rimosse, la violenza gratuita e senza speranza, che poi i media i rovesciano addosso oggi, con l'aggravante della guerra senza alternative. Ma è davvero cosi? Si, se l'assuefazione e la rassegnazione prevarranno facendoci rinchiudere nel ns 'bozzolo', dimostrando che abbiamo dimenticato la lezione di "Faber", antica ma sempre attuale: "Per quanto noi ci sentiamo assolti, siamo lo stesso coinvolti....trasformando appena un po il testo originale!
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