Perfect Days |
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Un film di Wim Wenders.
Con Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 123 min.
- Giappone 2023.
- Lucky Red
uscita giovedì 4 gennaio 2024.
MYMONETRO
Perfect Days ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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adesso è il film perfetto non il prossimo
di MauridalFeedback: 3417 | altri commenti e recensioni di Mauridal |
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martedì 23 gennaio 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PERFECT DAYS Un film tenero, commovente, dove “adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta”, perché un film di Wenders è da vedere nel “qui ed ora”, da soli, in compagnia, con pensieri o senza, nell’assoluto piacere del cinema. Tutte le possibili considerazioni, le critiche e le riflessioni necessarie vengono dopo. Dunque, Perfect Days è proprio la musica di Lou Reed sentita e riproposta nella colonna sonora del film, che fa da protagonista alla visione complessiva. Il personaggio di Hirayama è un giapponese perfetto, educato, gentile e di buone maniere, molto misurato nelle parole e nei gesti. Vive una vita solitaria e ricca non di oggetti o soldi, ma di beni dell’anima e della mente. L’aspetto geniale del film è che il maturo uomo vive di un lavoro tutt’altro che intellettuale: pulisce i gabinetti di un parco pubblico in un moderno quartiere di Tokyo. L’idea del film nasce perché Wenders, inizialmente, aveva accettato di girare un documentario su Tokyo moderna e sui suoi nuovi parchi dotati di moderne toilette, ma poi si era convito di dover inventare un soggetto con altro sceneggiatore giapponese e dunque realizza il film. Il personaggio di Hirayama è davvero unico e quasi fuori tempo, immerso in una realtà insieme immaginata e vissuta, con tutti i lati positivi e negativi che la realtà offre, ma con un distacco e un filtro intellettuale che lo rendono più un filosofo orientale che un lavoratore comune dal mestiere umile. Noi spettatori di questo film, partecipi di una società occidentale basata sulla ricchezza, il guadagno e la competizione, non riusciamo a capire inizialmente come si possa accettare una vita così minimalista ma, con il procedere della storia, conoscendo meglio la vita e le scelte del protagonista, che comunica poco a parole, ma molto con gli sguardi e i silenzi, entriamo nella logica della storia che Wenders ci racconta. Apprezziamo dunque Hirayama, le sue fantasie, i suoi incontri con persone occasionali, tutto ciò che rende la sua vita un’accettazione del presente, ma con uno sguardo sognante verso un futuro di cose belle, incontri di persone amiche senza particolari legami o vincoli precisi. Il suo passato non viene ben raccontato, tuttavia, ad un punto della storia, troviamo una ragazza che lo saluta sulla scala di casa chiamandolo zio. Scopriremo che è la nipote scappata da casa, che lo ha raggiunto per farsi ospitare. L’uomo, inizialmente, fa fatica a riconoscere la ragazza come sua nipote ma, alla fine, accetta questa presenza che mette in discussione la sua vita solitaria, metodica ed essenziale e lo fa per un sincero e generoso desiderio di aiuto alla ragazza, che egli ricorda piccola e con cui aveva perso i contatti dopo che lui aveva lasciato la famiglia. Ecco la ragione e il motivo delle scelte di vita di un uomo che vuole vivere una vita senza un passato, fatta solo di un presente abbastanza tranquillo, di un lavoro umile ma, al contempo, di profondità di animo e tanti interessi culturali. Hirayama, infatti, legge molto, ama la fotografia, scatta molte foto con la macchina a pellicola e, non in ultimo, ascolta tantissima musica Rock di autori e cantanti moderni come Lou Reed, Patti Smith, Van Morrison, Nina Simone, Kings, tutta musica ascoltata in macchina con l’audiocassetta quando si sposta il giorno per lavorare. Anche noi spettatori di questo unico, grande film di Wenders ascoltiamo l’intera colonna sonora del film, godendo e condividendo tutte le musiche che sceglie il protagonista. Quando la nipote dovrà andarsene, poiché la madre, cioè la sorella di Hirayama, viene a prenderla, scopriamo che l’uomo, in realtà, proviene da una famiglia molto ricca che aveva lasciato per un altro modello di mondo, un mondo vissuto all’insegna della gentilezza d’animo e della generosità. Infine, quando Hirayama gioca con le ombre nel finale del film, richiama molto l’angelo del Cielo sopra Berlino, altro personaggio Wendersiano tra realtà e fantasia, che tutti ricordiamo. Dunque, possiamo senz’altro ammettere di essere usciti migliori dal cinema dopo aver visto questo film.
(Mauridal)
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