Perfect Days

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Un film di Wim Wenders. Con Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 123 min. - Giappone 2023. - Lucky Red uscita giovedì 4 gennaio 2024. MYMONETRO Perfect Days * * * * - valutazione media: 4,05 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

un film quasi perfetto

di figliounico


Feedback: 52722 | altri commenti e recensioni di figliounico
giovedì 18 gennaio 2024

Perfect days è il tentativo riuscito di Wim Wenders di girare un film nello stile del suo amato maestro, Yasujir? Ozu, già celebrato con Tokio-Ga, documentario del 1985 che si apriva con queste testuali parole dello stesso Wenders: “Se nel nostro secolo ci fossero ancora delle cose sacre…per me questo sarebbe l’opera del regista giapponese Yasujiro Ozu, Mai prima di allora il cinema è stato così vicino alla sua essenza e alla sua funzione”.
Nel gioco della sovrapposizione delle ombre del protagonista, uno straordinario K?ji Yakusho, che rappresenta l’alter ego del regista nel film, con l’ex marito della donna segretamente amata, che gli confida di avere un tumore allo stadio terminale, è rappresentato simbolicamente l’incontro con lo spirito di Ozu, non a caso morto di cancro, che lo invita, in un ideale passaggio di consegna, a prendersi cura della sua ex consorte, ossia di ciò che resta dell’anima più profonda ed antica del Giappone. Le due ombre sovrapponendosi formeranno un’ombra più scura? In questa domanda c’è l’angoscia di Wenders di capire se il suo messaggio anticonformista, replicando quello di Ozu, sarà più forte ed incisivo, ma anche la triste consapevolezza dell’impermanenza di tutte le cose.
A parte la storia, semplice e con pochi elementi narrativi, con dialoghi scarni ed essenziali, giustificati dalla vita solitaria del protagonista chiuso in un magniloquente mutismo, che in sé stessa è la riproposizione del cinema minimalista di Ozu, e la tecnica di ripresa, che nell’inquadratura a mezzo busto mima quella famosa ad altezza tatami di Ozu, molteplici rinvii alla sua opera sono sparsi qua e là, alla stregua di semi pronti a sbocciare per formare nell’animo dello spettatore un angolo di bellezza nell’orrendo panorama contemporaneo, come il piccolo giardino di piantine curato dal protagonista, un’oasi di serenità e di vita nel deserto cementificato della metropoli, su cui svetta mostruosa la torre, simbolo della modernità, presente anche nelle inquadrature iniziali di Tardo autunno.
Il mono no aware, tema che permea tutta l’opera di Ozu, si manifesta implicitamente nelle foto scattate ogni giorno allo stesso paesaggio, come a voler fermare il tempo che fugge via inesorabile, ed esplicitamente nella battuta della ristoratrice, che, in modo apparentemente gratuito, dice ai tre avventori del suo locale che vorrebbe che tutto rimanesse uguale come in quel momento.
Al parco, nella pausa pranzo del protagonista, nella panchina accanto alla sua siede una giovane donna silenziosa che sembra essere una materializzazione di Noriko, uno dei personaggi ricorrenti nei film di Ozu. Un'altra incarnazione di Noriko è nella nipote adolescente che ha la sua stessa sensibilità, dimostrata dall’interesse per le medesime letture dell’uomo, in particolare per Urla d’amore, un romanzo di Patricia Highsmith scrittrice molto amata da Wenders che da una sua opera ha tratto il film L’amico americano del ’77. La vecchia macchina fotografica che lo zio le ha regalato è un simbolo analogo all’orologio che il suocero dona a Noriko in Viaggio a Tokyo; in entrambi i casi il dono degli oggetti rappresenta il passaggio di testimone da una generazione all’altra, ovvero il compito di assicurare il perpetuarsi delle antiche tradizioni nel tempo.
Che il protagonista sia un uomo contro corrente, un uomo estraneo alla nostra epoca dominata da concitate chiacchiere televisive e verbosità massmediatiche aggressive, è reso icasticamente evidente nella sequenza nella quale la sua auto viaggia solitaria sulla tangenziale di Tokyo mentre nella direzione opposta c’è una lunga fila di auto in marcia.
Wenders ha sfiorato la perfezione, che avrebbe raggiunto se l’ultima sequenza, che passerà comunque alla storia del cinema, con l’alternarsi emotivamente impattante delle contrastanti espressioni facciali di K?ji Yakusho, giustamente vincitore a Cannes del premio per la miglior interpretazione maschile, fosse durata soltanto trenta secondi di meno.
La visione è consigliata a chi vuole, almeno per la durata del film, sentirsi in pace con il mondo e con sé stessi. All’uscita ci attende il consueto caos.

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s l domenica 4 febbraio 2024
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