temat825
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sabato 8 ottobre 2022
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roma anche senza siccità
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Il Virzì d'annata che ogni tanto si intravede e che mi commuoverebbe se non fossi invecchiato anch'io, tanta Raifiction (penso preterintenzionale), un bel po' di Muccino e anche qualche spruzzo di Sorrentino, vale a dire: le maschere della commedia dell'arte contemporanea buttate dentro tutte insieme, stereotipi narrativi à la carte ricombinati a piacere (il profetico tasto F3 di Boris), intere storyline consumate in un dialogo sopra le righe di un paio di minuti o in un rantolo in poltrona sulle note di Mina. Insomma: Roma (e/o il cinema italiano oggi), anche senza la siccità.
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flaw54
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sabato 8 ottobre 2022
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film non perfettamente riuscito
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Film a episodi incastrati tra loro che si rifà in maniera evidente a opere come America oggi o Crash, non riuscendo però a fondere il tutto in maniera coerente ed empatica. Il messaggio è abbastanza scontato e secondo me appare eccessivo l'arrivo di una pioggia di chiara ispirazione manzoniana che lascia un senso di speranza dopo che la situazione ha travolto buoni e cattivi innocenti e colpevoli. L' egoismo domina in questa società flagellato dal progresso in una Roma essiccata e morente. Ottima la prova di Orlando, spaesato ed estraneo a questo mondo, mentre forzata quella di Ragno che sembra essersi speciali7in parti del genere.
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maria francesca francesca anili
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martedì 4 ottobre 2022
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un film caleidoscopico
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“Siccità” è un film barocco, barocco come la partitura orchestrale che ne accompagna lo sviluppo. C’è dentro la Roma prigione, la Roma ghetto, la Roma sventrata e scomposta che fa da cassa di risonanza a infiniti suoni. C’è il clavicembalo dei quartieri alti, le note acute della città vista dall’alto e dalla distanza di un terrazzo illuminato, c’è il suono greve dei casermoni che ne ritmano lo spazio polveroso. C’è il suono del flauto, sottile e prezioso come un rivolo d’acqua, ci sono i tromboni, quelli della cultura, della pseudoscienza, dell’intero universo mediatico. Su tutto, il fruscio leggero ma ineluttabile di migliaia, di milioni di zampette di bacherozzi, che ci ricordano la vanitas vanitatum della nostra civiltà a fronte delle secolari leggi della natura.
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“Siccità” è un film barocco, barocco come la partitura orchestrale che ne accompagna lo sviluppo. C’è dentro la Roma prigione, la Roma ghetto, la Roma sventrata e scomposta che fa da cassa di risonanza a infiniti suoni. C’è il clavicembalo dei quartieri alti, le note acute della città vista dall’alto e dalla distanza di un terrazzo illuminato, c’è il suono greve dei casermoni che ne ritmano lo spazio polveroso. C’è il suono del flauto, sottile e prezioso come un rivolo d’acqua, ci sono i tromboni, quelli della cultura, della pseudoscienza, dell’intero universo mediatico. Su tutto, il fruscio leggero ma ineluttabile di migliaia, di milioni di zampette di bacherozzi, che ci ricordano la vanitas vanitatum della nostra civiltà a fronte delle secolari leggi della natura. C’è una civiltà abitata da uomini senza certezze e senza leggi, c’è la nostalgia di una perfezione perduta, nel brulicare di scontri, di proteste, di furti, nel parossismo di una violenza ordinaria. C’è il sogno di un mondo migliore, negli occhi e nelle parole dei ragazzi che provano a costruirlo giorno dopo giorno. C’è la fatica del lavoro quotidiano e l’arroganza di chi prova ad affrancarsi da esso avvolgendosi in un bozzolo di immagini e parole, ci sono donne, soprattutto, che provano a mandare avanti il mondo nonostante tutto, ad intessere reti per aprirsi agli altri, e provare a capirli. E, come in ogni opera barocca che si rispetti, c’è la morte, che avanza nell’oscurità delle cantine e delle strade desolate, nel ritmo cadenzato delle fiaccolate e nel buio delle corsie d’ospedale; e c’è la vita, che si fa strada nella desolazione e nello squallore, fino a prorompere in uno scroscio finale di rinascita. Rileggere questo film vuol dire provare ad inquadrare gli infiniti punti di vista, in un gioco defatigante di messa a fuoco, oltre l’impatto emotivo immediato. Ho letto diversi pareri negativi, che rimproverano al film un impianto confusionale e poco gerarchico. Per me, invece, è proprio questa la sua forza, di tratteggiare l’affresco di un tempo e di un luogo con tutte le sue debolezze e imperfezioni. Ne esci ubriaco ed attonito, per l’incessante cambio di prospettive, come potrebbe accadere dopo aver esplorato a naso in su la vertigine della “gloria di Sant’Ignazio”. Non a caso, uno dei prodigi del barocco nel cuore di Roma.
Francesca Anili
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vernon
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martedì 4 ottobre 2022
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non a fuoco
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Ribadisco i concetti espressi sopra: surreale, ambizioso, inconcludente. In compenso Pandolfi e Mastandrea sono molto bravi.
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vernon
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martedì 4 ottobre 2022
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non a fuoco
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Ribadisco i concetti espressi sopra: surreale, ambizioso, inconcludente. In compenso Pandolfi e Mastandrea sono molto bravi.
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cardclau
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martedì 4 ottobre 2022
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una discesa agli inferi del nostro tempo
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Il film SICCITA’ di Paolo Virzì è una vera discesa agli inferi, senza però un Orfeo che può ivi andarci alla ricerca della sua Euridice dopo aver ammaliato col suo canto i custodi del “misterioso paese da cui nessun viandante ha mai fatto ritorno”. In realtà la discesa è in quello che l’essere umano teme di più, e per il quale potrebbe essere capace di barattare la libertà, la democrazia, una società di diversi con eguali diritti, con l’uomo forte: il caos. Se la pioggia finale appare sanare tutte le piaghe delle relazioni umane insoddisfacenti a cui abbiamo assistito, come contentino, potremmo invece pensare alla nostra cecità testarda e ostinata a non vedere e a non sentire dove stiamo andando, e a correre ai ripari in tempo.
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Il film SICCITA’ di Paolo Virzì è una vera discesa agli inferi, senza però un Orfeo che può ivi andarci alla ricerca della sua Euridice dopo aver ammaliato col suo canto i custodi del “misterioso paese da cui nessun viandante ha mai fatto ritorno”. In realtà la discesa è in quello che l’essere umano teme di più, e per il quale potrebbe essere capace di barattare la libertà, la democrazia, una società di diversi con eguali diritti, con l’uomo forte: il caos. Se la pioggia finale appare sanare tutte le piaghe delle relazioni umane insoddisfacenti a cui abbiamo assistito, come contentino, potremmo invece pensare alla nostra cecità testarda e ostinata a non vedere e a non sentire dove stiamo andando, e a correre ai ripari in tempo. Penso possa essere questo il messaggio che il regista ci vuole dare. Son tutti bravi gli attori, Monica Bellucci è splendida nella sua parte di seduttrice, come Diego Ribon come il maschio “pandolo”. Certo che l’esecuzione del Concerto Grosso di Arcangelo Corelli rischia di farci dimenticare tutte le nostre pene.
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dinopreferirei
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lunedì 3 ottobre 2022
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le piaghe di roma
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Siccità, scarafaggi, epidemia, povertà economica e morale della desertificazione delle coscienze, lo sfascio della famiglia. Quale colpa devono espiare i romani? se l'egitto dovette subire le piaghe per aver tenuto in schiavitù gli ebrei chi sono gli schiavi di Roma? Forse noi che assistendo al film di Virzì la vediamo sprofondare nel caos. forse che iil detenuto Orlando (ad un certo punto si trova davanti Giuseppe e maria sull'asinello!) sia l'agnello sacrificale che espia tutte le pene ottenendo infine la benedizione ed il lavacro della pioggia? Un bel guazzabuglio questo di Siccità, dove non mancano riferimenti critici alla dipendenza dai social, i diritti degli omosessuali e dei taxisti, la sottocultura giovanile, il declino della politica, il caos delle carceri etc.
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Siccità, scarafaggi, epidemia, povertà economica e morale della desertificazione delle coscienze, lo sfascio della famiglia. Quale colpa devono espiare i romani? se l'egitto dovette subire le piaghe per aver tenuto in schiavitù gli ebrei chi sono gli schiavi di Roma? Forse noi che assistendo al film di Virzì la vediamo sprofondare nel caos. forse che iil detenuto Orlando (ad un certo punto si trova davanti Giuseppe e maria sull'asinello!) sia l'agnello sacrificale che espia tutte le pene ottenendo infine la benedizione ed il lavacro della pioggia? Un bel guazzabuglio questo di Siccità, dove non mancano riferimenti critici alla dipendenza dai social, i diritti degli omosessuali e dei taxisti, la sottocultura giovanile, il declino della politica, il caos delle carceri etc. Molta troppa carne al fuoco per un film che vuole essere commedia senza far ridere, inclina alla distopia senza angosciare, denuncia senza pungere, Di mastrandrea depressi e abbandonati poi ne abbiamo visti davvero troppi.
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stefano73
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domenica 2 ottobre 2022
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virzì ci aveva abituato troppo bene
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Purtroppo mi ero abituato a film di Virzì più folkloristici, coinvolgenti ed emozionanti. Quì mentre la capitale aspetta la pioggia appare una mescolanza di attori si bravi ma fugaci e con poco affiatamento. Un film troppo corale come questo si rischia di non affezionarsi a nessun personaggio. La morte e la sopravvivenza, la delusione o la solitudine diventa poco sentita dal pubblico. La scena più bella è quella in cui per errore Silvio Orlando si ritrova fuori dal carcere. Il film si può vedere come tema ecologico e apocalittico.
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no_data
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domenica 2 ottobre 2022
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deludente
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Forse l'intenzione era dar voce a chi è costretto unicamente a subire gli eventi adattandosi a situazioni spesso surreali, spronare le platee ad attivarsi per la salvezza dell'ambiente, rimproverare chi può agire per il bene della comunità ma non lo fa. Tuttavia, ogni buon proposito finisce con il dissolversi in una storia frammentata, poco consistente, che lascia lo spettatore smarrito e confuso. Era questa l'intenzione di Virzì? Può darsi, ma poteva ottenere lo stesso effetto con un buon film che avesse capo e coda e non annnoiasse lo spettatore
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sabato 1 ottobre 2022
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film corale, un po' troppo
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Ho trovato il film sicuramente inquietante e ben riuscito in alcune idee ( il Tevere senz'acqua, la differenza marcata tra classi sociali , il minaccioso pullulare di insetti ) ma indeciso tra il grottesco, il drammatico e in alcuni tratti la commedia. Tanti personaggi ma veramente pochi quelli interessanti anche perché non aiutati al meglio dal cast . Il risultato è un film che cattura poco l'attenzione sfiorando la noia.
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