ralphscott
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domenica 20 novembre 2022
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...e resteranno solo i topi e le blatte.
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L'apocalisse, da urgente spunto di attualità, per punire e ripulire il pianeta dall'aridità dei cuori che subdolamente accompagna quella climatica. I romani danno di matto, complice un virus che trova terreno fertile nel seccume. Succedono cose inaudite, si litiga per l'acqua potabile, la si ruba. Le forze dell'ordine ammanettano chi lava l'auto. Ci sono gli immancabili esperti che a forza di andare in onda ci prendono gusto. I ricchi si danno ai centri termali, gli altri si devono arrangiare. La protesta si scaglia contro i privilegiati, ma la tensione non risparmia il clochard (un credibile Max Tortora in un ruolo ben scritto) verso l'immigrato. La star che fa sé stessa non é un valore aggiunto.
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carlo
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sabato 29 ottobre 2022
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la conferma.
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Il ritorno ad una storia corale di Virzì si può definire un successo e la sua spiccata capacità di introspezione soddisfa la necessità dello spettatore di conoscere e riconoscere i personaggi che incontra lungo la storia. Un bel film, non il suo masterpiece ma una buona occasione per andare al cinema ed applaudire un maestro.
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emanuele 1968
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martedì 25 ottobre 2022
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commedia amara......
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Un mix di cronache italiane che si vedono in TV, bullismo, proteste, pandemia, femminicidi, ipocrisie, incoerenze........temi purtroppo sempre attuali.
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domenica 23 ottobre 2022
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disgusting !
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Io ho visto tutt'altro film: un'accozzaglia sgradevole di personaggi portati al limite quasi a voler dire che tutto è marcio e compromesso. Un film che non comunica nulla e fa rimpiangere di non essere andati a vederlo.
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daniele fanin
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domenica 16 ottobre 2022
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una rinsecchita ragnatela umana
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Paolo Virzí ha spesso adottato una struttura corale nei propri film, spesso con buoni risultati fra cui eccelle Il Capitale Umano (2014), e ripropone tale modello anche nel suo ultimo film, Siccità, presentato fuori concorso ma premiato alla 79° Mostra del Cinema di Venezia.
Una Roma distopica, priva d’acqua a causa di una siccita’ che dura da tre anni e col Tevere completamente in secca, e’ l’arido palcoscenico su cui recitano la loro commedia triste personaggi dalle vite ancora piu’ rinsecchite, che si rincorrono, si sfiorano e si intrecciano nella calure di giorni e notti piene di sofferenze diverse, separate ma correlate ed intrecciate, rese ancora piu’ cupe dallo scoppio di una pandemia causata dal proliferare a dismisura di onnipresenti insetti nocivi, nell’attesa di una pioggia rinvigorente che disseti l’anima e lavi le scorie del corpo, permettendo a cio’ che e’ rimasto dell’umanita’ interiore delle persone di rifiorire, come la pianticella accudita, buttata e recuperata da una delle protagoniste.
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Paolo Virzí ha spesso adottato una struttura corale nei propri film, spesso con buoni risultati fra cui eccelle Il Capitale Umano (2014), e ripropone tale modello anche nel suo ultimo film, Siccità, presentato fuori concorso ma premiato alla 79° Mostra del Cinema di Venezia.
Una Roma distopica, priva d’acqua a causa di una siccita’ che dura da tre anni e col Tevere completamente in secca, e’ l’arido palcoscenico su cui recitano la loro commedia triste personaggi dalle vite ancora piu’ rinsecchite, che si rincorrono, si sfiorano e si intrecciano nella calure di giorni e notti piene di sofferenze diverse, separate ma correlate ed intrecciate, rese ancora piu’ cupe dallo scoppio di una pandemia causata dal proliferare a dismisura di onnipresenti insetti nocivi, nell’attesa di una pioggia rinvigorente che disseti l’anima e lavi le scorie del corpo, permettendo a cio’ che e’ rimasto dell’umanita’ interiore delle persone di rifiorire, come la pianticella accudita, buttata e recuperata da una delle protagoniste.
Siccità e’ un film coraggioso, per i richiami indiretti alla pandemia Covid-19 che avrebbero potuto facilmente banalizzarlo, ed interessante per le scelte di fotografia e colonna sonora ed il regista e’ ben supportato da un gruppo di alcuni fra i migliori attori ed attrici italiani del momento, che riescono a catturare e mantenere l’attenzione dello spettatore anche nei momenti, e non sono pochi, in cui la sceneggiatura, scritta a otto mani (e forse sono troppe!), tende ad insabbiarsi, come se risentisse del clima torrido che soffoca i protagonisti.
Il cinema italiano, sia nell sua componente di commedia che nelle radici neorealiste, storicamente ha riservato poco spazio alle opere distopiche, piu’ care ad altre filmografie, ed in quest’ottica l’ultimo film di Virzírappresenta senz’altro un tentativo interessante ed innovativo: l’idea di fondo e’ valida ed il film nel suo complesso si presta ad una buona visione e offre sufficienti spunti di riflessione, ma fatica a tenere le fila di tutte le storie che vuole contemporaneamente raccontare, che in qualche occasione si aggrappano a fili troppo esili, sottili e via via sempte piu’ secchi, che faticano a condurre la linfa vitale di una narrazione coesa ed avvicente. Cio’ costringe il regista a scelte narrative talora forzate, e quindi necessariamente scontate, che tolgono qualche punto ad un film che, per come e’ stato pensato, realizzato ed interpretato, poteva aspirare ad essere migliore ed a lasciare nella mente dello spettatore qualcosa di piu’ di un sapiente dosaggio di umorismo e tristezza, della notevolissima fotografia, con i realistici effetti speciali del Tevere in secca e le raffinate tonalita’ cromatiche dell’illuminazione, e delle ottime, ancorche’ non omogenee, recitazioni degli attori.
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thomas
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domenica 16 ottobre 2022
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il neo neoralismo degli anni '20
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C'è un virus che ha attaccato le nostre vite, molto più insidioso di quelli delle pandemie conclamate, e si chiama individualismo. Condanna alla solitudine, prosciuga le coscienze, impedisce la vera empatia, apre orizzonti angusti in quanto calibrati soltanto sui propri personali interessi. In questi ultimi decenni l'individualismo si è insinuato senza che ce ne accorgessimo nelle nostre vite, ha inaridito la nostra cultura latina fondata sullo sguardo solidale e ci ha resi tutti più poveri. Come la più insidiosa delle malattie, l'individualismo si autoalimenta perchè, inaridendoci, ci spinge a pensare ancora più soltanto a noi stessi. "Siccità" è un grande film, profondo giacchè sa raccontare quanto sia oramai radicato nelle nostre esistenze questo virus, e coraggioso perchè lo sfida sul campo, chiamandolo per nome ad alta voce.
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C'è un virus che ha attaccato le nostre vite, molto più insidioso di quelli delle pandemie conclamate, e si chiama individualismo. Condanna alla solitudine, prosciuga le coscienze, impedisce la vera empatia, apre orizzonti angusti in quanto calibrati soltanto sui propri personali interessi. In questi ultimi decenni l'individualismo si è insinuato senza che ce ne accorgessimo nelle nostre vite, ha inaridito la nostra cultura latina fondata sullo sguardo solidale e ci ha resi tutti più poveri. Come la più insidiosa delle malattie, l'individualismo si autoalimenta perchè, inaridendoci, ci spinge a pensare ancora più soltanto a noi stessi. "Siccità" è un grande film, profondo giacchè sa raccontare quanto sia oramai radicato nelle nostre esistenze questo virus, e coraggioso perchè lo sfida sul campo, chiamandolo per nome ad alta voce. La prima scena, quella del furto del rolex nella casa di chi sta tendendo una mano facendo trovare un lavoro, è il paradigma. Da lì in poi si attraversano come su un ottovolante impazzito il cinismo dei mezzi di informazione, il dialogo inesistente tra genitori e figli, l'arraffamento delle risorse pubbliche da parte dei soliti furbi danarosi, la falsità dei rapporti basati sui social, i politici oramai svuotati del vero potere, l'impoverimento irreversibile della classe media, sempre più inasprita. Come De Sica e Rossellini ci parlavano nello scorso secolo della miserabile realtà dell'Italia del dopoguerra, Virzì è tra i pochissimi che oggi sa raccontarci la miserabile realtà dell'Italia che ha subito la lunga guerra dell'ideologia individualista, uscita alla fine vincitrice sull'epoca dei grandi ideali. L'antidoto al nuovo virus, in "Siccità" è fare bene il proprio dovere, avendo sempre uno sguardo aperto sul "noi": Claudia Pandolfi nel ruolo di un medico e Sara Serraiocco (ma quanto è brava!) in quello di un'infermiera sono figure che rappresentano benissimo la capacità di coniugare professionalità e abnegazione, così come Valerio Mastrandrea personifica il desiderio di essere un buon papà, nonostante le grandi difficoltà della "siccità" in corso. Nel tentativo di costruire un film il più possibile corale, forse, in qualche momento Virzì si lascia prendere la mano e qualche filo della trama rimane non ben intrecciato, ma è indubbio che "Siccità" sia il miglior film sull'Italia da molti anni e rinverdisce pure la grande scuola dei Risi, Scola, Monicelli per la sua capacità di trasmettere sempre un insegnamento o lasciar aperta la porta ad una speranza finale. E così, se nell'epoca della pandemia da individualismo si saprà far vivere una piantina fiorita, rinunciando a un po' di preziosa acqua per se stessi, è possibile che arrivi un'acquazzone capace di far rifiorire ciò che sembrava irrimediabilmente inaridito.
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(di francog)
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mauridal
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martedì 11 ottobre 2022
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tratto climatico ,un dramma.
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La visione del film , allo spettatore critico, pone molte domande, intanto la tematica clima/pandemia, ancora oggi è mainstream nei discorsi tra la gente , forse negli ultimi tempi si affianca pure la guerra, Russia- ucraina, ma ancora il film dell’ottimo regista Vìrzì non era pronto, altrimenti avremmo visto anche questa tragedia affianco alle altre. Dunque di che parliamo , di un film fuori dal genere solito del regista , ovvero la commedia, , ma una tematica insolita , più che drammatica: il film infatti è una tragicommedia , e, se vogliamo una tragedia , narrata con spunti di leggerezza .
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La visione del film , allo spettatore critico, pone molte domande, intanto la tematica clima/pandemia, ancora oggi è mainstream nei discorsi tra la gente , forse negli ultimi tempi si affianca pure la guerra, Russia- ucraina, ma ancora il film dell’ottimo regista Vìrzì non era pronto, altrimenti avremmo visto anche questa tragedia affianco alle altre. Dunque di che parliamo , di un film fuori dal genere solito del regista , ovvero la commedia, , ma una tematica insolita , più che drammatica: il film infatti è una tragicommedia , e, se vogliamo una tragedia , narrata con spunti di leggerezza . La pandemia , è presente con i continui riferimenti ai malati, in ospedale , ai personaggi medici e infermieri al lavoro, ritratti con una cura particolare le figure femminili , quasi a sottolineare lo spirito di dedizione, di queste figure , durante il picco di malati e morti di Covid. Dunque il racconto di una epidemia soltanto, non bastava però a rendere il momento storico che tutti abbiamo attraversato e quindi il regista sensibile alle paure reali e angoscianti della gente comune , racconta del cambiamento climatico nel nostro paese, ma in particolare a Roma dove si verifica questa mancanza di pioggia , con alte temperature , tanto da prosciugare il Tevere non solo, ma anche a provocare una crisi idrica con mancanza di acqua potabile in tutta la città con una Roma invasa dalla polvere e da blatte infette. Ecco, questa in sintesi la Tragedia, che tutta la gente comune, con un clima impazzito , si aspetta all’interno delle propria angoscia personale. Il film racconta di questo con tante sfumature narrative , con vari personaggi, e nella sceneggiatura molto elaborata ,da noti scrittori e dal regista, vuole lanciare anche un messaggio di speranza verso le nuove generazioni , i giovani figli che oggi si ribellano per un mondo che i padri lasciano, pieno di crisi e di emergenze climatiche. Belle le scene e il dialogo tra padre e figlia con l’ottimo Valerio Mastrandrea, che interpreta il tassista Loris ,incosciente come padre e marito, e la figlia , che in poche parole cita, il tema ecologico della Thunberg .Anche Max Tortora col personaggio di Jacolucci, è ben riuscito nell’insieme dei personaggi che dimostrano il degrado di una società che nelle emergenze è nettamente divisa tra emarginati e privilegiati , ovvero ,una fetta di gente povera , ai margini della sopravvivenza e la maggioranza di gente che vive di un benessere minimo, ma in crisi, più una minoranza di benestanti e ricchi che vivono di veri privilegi sfruttando anche le risorse e il lavoro di tutti. Un film dunque che nella metafora della siccità, climatica e della emergenza sanitaria, vuole essere anche un monito per il futuro del nostro paese ma del mondo intero , e in questo il regista e tutto il racconto dimostrano un impegno civile , almeno nel presentare le questioni come le viviamo, per esserne coscienti. Un personaggio del tutto avulso e fuori dal coro è Antonio , il detenuto a Rebibbia , per omicidio della moglie , ma che preferisce il carcere a vita dove è un sopravvissuto, più che uscire in un mondo che ormai gli è ostile .Questo personaggio , è un cammeo interpretato dal migliore Silvio Orlando, che si conferma un attore a tutto tondo , degno della commedia dell’arte italiana. Dunque un film , per il grande pubblico un cinema popolare di impegno, e di riflessione, da poter vedere a cinema per la fotografia e le musiche, e discuterne poi , per i tanti spunti che offre. (mauridal).
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fiammetta
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domenica 9 ottobre 2022
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delusione
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l'idea di fondo era molto interessante ma il film per me non regge, è un pot-pourri di personaggi abbozzati banalmente, senza l'elaborazione di un reale filo conduttore; solo tanti luoghi comuni presi e messi lì. Perfino noioso. Questa volta Virzì e gli sceneggiatori solo grande delusione.
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frankmoovie
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domenica 9 ottobre 2022
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siccità ambientale e umana.
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Un salto di qualità questo film di Virzì: non solo commedia ma dramma di una Roma a secco per problemi naturali, bisognosa di pulizia e nuova vita e di persone che sono aride per le esperienze vissute, bisognose di ripresa di coscienze e di sentimenti. Una storia di tante persone con problemi diversi che sembrano tanti pezzi di un puzzle che man mano si va componendo sino al finale tragico e aperto alla speranza di giorni migliori. Un grande cast sia per numero di personaggi che per bravura e non è possibile citare qualcuno in particolare perché tra i più noti ci sono attori di grande esperienza anche teatrale e tra i giovani ci sono buone promesse e, se in una critica occorre evidenziare un neo ecco che Monica Bellucci si conferma di una bellezza straordinaria, ma di poca recitazione.
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Un salto di qualità questo film di Virzì: non solo commedia ma dramma di una Roma a secco per problemi naturali, bisognosa di pulizia e nuova vita e di persone che sono aride per le esperienze vissute, bisognose di ripresa di coscienze e di sentimenti. Una storia di tante persone con problemi diversi che sembrano tanti pezzi di un puzzle che man mano si va componendo sino al finale tragico e aperto alla speranza di giorni migliori. Un grande cast sia per numero di personaggi che per bravura e non è possibile citare qualcuno in particolare perché tra i più noti ci sono attori di grande esperienza anche teatrale e tra i giovani ci sono buone promesse e, se in una critica occorre evidenziare un neo ecco che Monica Bellucci si conferma di una bellezza straordinaria, ma di poca recitazione. Bella la colonna sonora scelta che accompagna i momenti alti e bassi di una storia che man mano coinvolge lo spettatore, ottima la fotografia sia sui personaggi che su una Roma bella e disastrata. Questo film non era in Concorso al Festival di Venezia ed è stato un peccato perché merita premi e chissà per il futuro ...
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temat825
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domenica 9 ottobre 2022
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roma anche senza siccità
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Il Virzì d'annata che ogni tanto affiora e che mi commuoverebbe se non fossi invecchiato anch'io, tanta Raifiction (penso preterintenzionale), un bel po' di Muccino e anche qualche spruzzo di Sorrentino, vale a dire: le maschere della commedia dell'arte contemporanea messe dentro tutte assieme, stereotipi narrativi à la carte ricombinati a piacere (il profetico tasto F3 di Boris), intere storyline consumate in un dialogo sopra le righe di un paio di minuti o in un rantolo in poltrona sulle note di Mina. Insomma, Roma (e il cinema italiano oggi) anche senza siccità.
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